Capitolo 19

1K 42 1
                                    

Fedeli al duro accordo
non ci cerchiamo più.
Così i bambini giocano
a non ridere per primi
guardandosi negli occhi
e alcuni sono così bravi
che diventano tristi
per la vita intera.
*****

DEREK's Pov

Sono trascorse otto fottute ore da quando Giulia mi ha lasciato da solo in quell'immensa villa incredibilmente triste da quando i suoi occhi verdi smeraldo si sono dissolti nel nulla. I suoi occhi brillavano tenuemente sotto le luci al neon della cucina, quegli occhi velati dalle lacrime, dall'ennesime lacrime che gli ho causato.
Mi rigiro repentinamente sul divano della mia angusta cucina nella speranza di trovare una posizione comoda o forse nella speranza di mettere a tacere i pensieri ossessivi che stanno sfracellando il mio cervello già devastato. Non so quante birre abbia bevuto, troppe da poterle contare sulle dita delle mani ma troppo poche per inibire la mia frustrazione.

<<Sei un coglione>> pronuncia James per l'ennesima volta e per l'ennesima volto lo ignoro spudoratamente. Sollevo debolmente i miei occhi consumati dalla quantità inestimabile di alcol verso il mio migliore amico, che posizionato sulla sedia mi osserva esausto. Anche lui è sfinito dalle mie cazzate.
Lo capisco da come scuote nervosamente il capo e da come sbuffa spazientito quando non riceve alcuna risposta da parte mia. Ma rimane comunque lì, immobile e impassibile come una bomboniera in una lussuosa vetrina di vetro, come se lui credesse in me. Ma si stancherà presto anche lui della mia personalità masochista, anche lui, l'unica persona appartenente al genere umano che io abbia mai sopportato.
<<La colpa è solo di Micheal>> esordisco stizzito mentre con fare melodrammatico mi sollevo da divano.
<<Sul serio Derek?>> James mi osserva incredulo e al contempo inviperito.<<È da ore che non parli è l'unica cosa che sai fare è attribuire la colpa delle tue cazzate agli altri?>> il suo sguardo è sempre più spento ma non me ne curo, afferro un'altra lattina di birra e senza pensarci ulteriormente la porto alle mie labbra. Assaporo la fresca sensazione che invade la mia gola, ma non mi basta, forse dovrei passare a qualcosa di più alcolico. Dovremmo avere una bottiglia di rum da qualche parte nascosta in questa cucina completamente in soqquadro.
<<È la verità.>> obietto con freddezza mentre apro frettolosamente tutte le ante della cucina alla ricerca della mia amnesia alcolica.
<<Cosa stai facendo?>> chiede James sbuffando mentre i suoi occhi inseguono i miei rapidi movimenti.

Trovata!

Sollevo la bottiglia di rum leggermente impolverata e la ondeggio con fare meccanico di fronte ai suoi occhi disgustati.
<<Veramente Derek? È così che vuoi affrontare i tuoi problemi?>>
Lo ignoro di nuovo mentre le mie labbra assaporano l'aspro sapore del rum. Cerco di evitare il bruciore che sta invadendo la mia gola come fuoco ardente e con la coda dell'occhio intravedo James allontanarsi dalla cucina per dirigersi verso la stanza.

Vaffanculo anche a te. Non ho bisogno di nessuno. So cavarmela da solo come sempre. Sono sempre stato solo. Eravamo solo io e la mia corazza avvolti nel buio della notte mentre percepivo i singhiozzi insistenti di mia madre per le continue cazzate di mio padre. Eravamo solo noi quando mio padre non si ricordava del mio compleanno, quando dimenticava di chiedermi com'era andata la giornata a scuola o perché avevo una macchia violacea dipinta intorno al mio occhio. Crescevamo insieme, notte dopo notte, delusione dopo delusione, solitudine dopo solitudine, io diventavo sempre più alto e la mia corazza più compatta e inamovibile.

Senza curarmi della dose infinita di alcol che scorre nelle mie vene mi ritrovo a sfrecciare per le strade deserte aggrovigliate nel triste buio di Londra. Il mio telefono continua a squillare incessantemente ma evito di sfilarlo dalla tasca dei Jeans. Probabilmente sarà James. Sarà preoccupato per avermi sentito sbattere con violenza la porta di casa, sarà allarmato perché sto guidando privo di una giusta lucidità mentale. Ma io non sono mai stato lucido mentalmente, dovrebbe saperlo bene ormai. Continuo a girovagare senza una meta ancorando rigidamente le mani al voltante mentre il soffio del vento sferza il mio volto. La mia parte irrazionale, quella impulsiva e indomabile sa bene dove devo andare, e ancora per una volta mi lascio travolgere da quella rabbia che ha contraddistinto la maggior parte delle mie giornate e mi dirigo al pub di Ed, nella speranza di incontrare quel coglione di Micheal e sferrargli un bel pugno in faccia. Ho proprio voglia di vedere un bell'ematoma bluastro su quel faccino tanto carino.

Audere 2 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora