Capitolo 17

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Cerchiamo distrazioni per ancorarci
a destini a cui non sappiamo tenerci

DEREK's Pov

Pigio così forte l'acceleratore che la mia gamba tremola bruscamente, con l'aria che subentra dal finestrino aperto il mio volto è tumefatto dal vento ancora troppo freddo. I lampioni illuminano tenuemente la strada che si spalanca di fronte i miei occhi. Strada che conosco fin troppo bene e che mi conduce nell'unico posto dove Giulia non vorrebbe che andassi.

Casa di Luca dista ancora dieci minuti ma considerando la velocità a cui sto spingendo la macchina dovrei arrivare molto prima. Quell'unico neurone illeso che mi rimane mi sussurra che non è una buona idea, di fare inversione e tornare a casa. Ma non gli do retta e impassibile continuo il mio tragitto sfrecciando per le strade londinesi.

Parcheggio frettolosamente di fronte l'impetuosa villa e attraverso a passo svelto l'immenso spazio verde che la circonda. Spazio verde stranamente deserto, privo delle solite urla e risate che lo dominano durante le abituali feste organizzate dal mio gruppo di amici.

Amici. Questa parola è così strana e particolarmente ambigua.
Sono davvero miei amici?

No non penso. Clark gode al pensiero di vedermi marcire dietro le sbarre e Luca non mi ha più rivolto la parola da quella sera che ho ammesso di avere una storia clandestina con Giulia. Mi ha definito una persona irrispettosa e ingrata e, da quel momento è uscito dalla mia vita. Non lo biasimo, per quanto possa essere un idiota viziato tiene molto ai suoi amici e, teneva anche a me.

Completamente inabissato nei miei pensieri busso con veemenza sulla possente porta di mogano aspettando impaziente che qualcuno mi faccia entrare. Pochi istanti dopo un Luca sbigottito fa capolino di fronte i miei occhi stremati. Con addosso solo un paio di jeans eccessivamente strappati e la solita canna incastrata tra l'angolo delle sua labbra mi osserva stranito e scioccato. Dai suoi occhi rossi fuoriesce limpidamente lo stupore nel vedermi lì, come il figlio prodigo che finalmente ritorna a casa.

<<Ciao>> sussurro con un inverosimile tono insicuro. Porto una mano dietro la nuca accarezzandomi con fare nervoso i capelli scombussolati dal vento.
<<Che ci fai qui?>> chiede con tono asciutto. Sebbene le sue spalle irrigidite mi fanno comprendere che non sono il benvenuto, nei suoi occhi qualcosa mi fa intuire che forse, nel suo profondo, è felice di vedermi. Senza rispondere alla sua domanda un po' scortese, con un gesto fulmineo mi approprio della sua canna portandola tra le mie labbra secche. Sotto il suo sguardo stupito e confuso assaporo il sapore di quell'erba pregiata che solo lui riesce a trovare. Inclino il capo leggermente all'indietro e con forza butto via la boccata di fumo osservando per un minimo lasso di tempo la luna che regna sopra le nostre teste.

<<Posso entrare? >> gli chiedo restituendogli la canna. Le sue labbra si tirano sù dando vita a un leggero sorriso e si sposta per consentirmi l'ingresso all'interno della sua abitazione.
Mi sento quasi un estraneo mentre solco la soglia, eppure se penso che fino a qualche mese fa passavo intere notti dentro queste pareti adornate dai preziosi quadri, mi si forma un nodo in gola. Prendo posto sul lussuoso divano di pelle mentre continuo ad osservarmi intorno un po' spaesato e anche un po' spaventato. Mi terrorizza l'idea di ritornare nel frenetico vortice che caratterizzava la mia vita prima di Giulia.

<<Ecco a te>> Luca mi pone una fresca lattina di birra e la tensione che prima ci sovrastava si dissolve completamente, si sgretola grazie al suo sorriso amichevole e cordiale  che prende vita sul suo viso sbarbato, ed io non posso che ricambiare, regalandogli un sorriso leale e sincero accompagnato da un gesto di brindisi.
Entrambi evitiamo di intraprende il discorso di Giulia e lui non mi fa alcuna domanda sul perché io sia ritornato, forse perché non vuole sfasciare quest'atmosfera tranquilla che si è venuta a creare, o forse perché non gli importa. Gli importa solo di vedermi qua, con lui, a bere e fumare come i vecchi tempi, come quando la mia vita era forse un po' più semplice.

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