Capitolo 16

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E siamo come marionette innamorate,
non sappiamo che
Non ti puoi fidare e non ne posso più
A volte basta chiudere gli occhi
Perché non fidarsi, un po' fa male anche a me
E non prendi le tue scelte da un po'
E quel burattinaio forse ha fatto un guaio quando ha scelto te
*****

Tra le infinite persone che prendeno posto nel locale senza un minimo di ordine, è così che la mia mente si sente. Un assoluto caos regna dentro ogni singola particella del mio corpo mentre non riesco a comprendere quanto ho appena scoperto.

Micheal!
No non può essere stato lui.
Perché?
Qual'è il motivo che l'ha spinto a compiere un gesto del genere?
Forse mi sto sbagliando. Forse è solo una coincidenza... o forse no!
Non lo so, so solo che non voglio creare ulteriore trambusto. Motivo per cui Derek non deve assolutamente sapere niente. Voglio risolvere questa situazione da sola, in modo civile e razionale. Conoscendo Derek non esiterebbe a liquidare la questione con un pugno in piena faccia a Micheal e, non mi pare proprio il caso. Abbiamo ancora un processo da affrontare e non posso rischiare di metterlo ancora di più nei guai.

<<Giulia...>>
Il tono severo di Ed mi riscuote dai miei pensieri ossessivi e autolesionisti mentre con un meccanico cenno del capo mi indica una sfilza di birre da servire ai clienti di questo pub. Pub in cui l'atmosfera sta diventando sempre più asfissiante e opprimente. Con tutto il mio autocontrollo cerco di tenere i miei occhi sfiniti puntati sul pavimento sporco, sollevandoli solo per il minimo indispensabile, ovvero per evitare di inciampare. Ma forse credo sia meglio cascare difronte ad una miriade di persone piuttosto che incrociare lo sguardo di Micheal, il quale con la massima disinvoltura continua a lavorare distribuendo cocktail di quà e di là.
Non so se avrò il coraggio di affrontarlo ma devo farlo. Devo scoprire se è stato davvero lui a provocare apprensione e sgomento in tutti questi mesi al ragazzo che amo.

Approfittando della distrazione di Ed sguscio via dal locale solo per il tempo di una sigaretta. Nonostante l'estate sia alle porte una leggera brezza causa una sequenza di brividi sulla mia pelle mentre il fumo si dissolve lentamente sino a sparire quasi del tutto. Appoggiando le spalle alla ruvida parete esterna del locale osservo un gruppetto di ragazze che sghignazzano divertite mentre tentano di non cadere sopra quei trampoli appariscenti. D'istinto il mio sguardo saetta rapidamente alle mie converse ormai ingiallite e mi chiedo se potrei piacere di più a Derek se indossassi abiti un po' più sensuali.

<<Ehi Giulia. Sei sparita!>>
Il cuore cessa di battere all'istante e istintivamente inizio a torturarmi l'interno della guancia, un segnale da cui traspare chiaramente la mia agitazione. Ciò che avevo cercato di schivare per tutta la sera si presenta all'improvviso di fronte i miei occhi senza che io abbia una via di fuga.

<<Ciao...Micheal...>>
Il modo in cui ho pronunciato questa frase potrei paragonarlo ad un pesce che boccheggia in riva al mare. <<Ho solo preso 5 minuti di pausa per fumare>> continuo in modo secco indicando la sigaretta che tengo stretta tra le mani. Sigaretta di cui ormai non c'è traccia se non il filtro leggermente compresso, che getto per terra non appena me ne rendo conto.
Mi osserva lievemente allietato e poi, con fare un po' sospetto inizia ad avvicinarsi a me, non prima di essersi assicurato che non ci fosse nessuno nei dintorni. Respiro pesantemente e inizio a prendere le distanze da quella che sembra ormai una vicinanza troppa invadente.
Questo silenzio inizia ad essere insopportabile e l'agitazione incombe come una tempesta ma mi prendo di coraggio e gli pongo la domanda che ha torturato la mia mente per tutta la sera.

<<Posso farti una domanda?>> chiedo in tono conciso cercando di assumere il più possibile le sembianze di una ragazza forte e sicura di sè, sembianza che non si addice per niente alla mia vera personalità e, chi mi conosce bene lo sa.
Micheal mi conosce più che bene.

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