Capitolo 18

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Le tende spesse mitigano l'effetto dei raggi di questa giornata raggiante. Uno sprazzo di luce si ripercuote sul mio viso struccato mentre dalla cucina sento sghignazzare rumorosamente. Mi sollevo debolmente dal letto percependo le palpebre pesanti. Il mio corpo mi implora di ritornare a dormire ma l'orario che mi osserva sulla piccola sveglia mi rammenta che devo sbrigarmi.

Devo fare un'infinità di cose oggi, tra cui la più importante è sicuramente fare la valigia. Il tanto atteso matrimonio di mia cugina Clara sarà tra due giorni e questa sera dovrò prendere l'aereo che mi porterà in Italia, in una piccola cittadina che affaccia su un mare cristallino da farti rimanere con la bocca asciutta. Non so da quanto tempo non trascorro le mie vacanze estive in Italia dalla mia famiglia e sono felice di poter passare qualche giorno lontana dalla nebbia londinese.

Apro l'anta dell'armadio e osservo con cipiglio la sfilza di vestiti che si prorompe di fronte i miei occhi ancora affaticati. Starò via solo tre giorni quindi con una fatica immane effettuo una meticolosa selezione, decidendo con cura gli abiti che effettivamente mi serviranno. Chiudo la valigia dopo avergli infilato qualche paio di short e due canotte dai colori un po' stravaganti e, naturalmente l'abito che indosserò il giorno della celebrazione. Non mi definisco una persona superficiale o che attribuisce eccessiva enfasi ai vestiti, come forse la maggior parte delle mie coetanee, per cui non ho dedicato molto tempo alla ricerca del vestito. Mi sono limitata ad acquistare il primo abito che corrispondesse a due requisiti fondamentali: ovvero non troppo appariscente ma nemmeno troppo formale. Insomma non è stata un'impresa molto ardua.

Prima di precipitarmi nel bagno per lavarmi e indossare una scialba tuta controllo il cellulare. Con non molto stupore osservo il display vuoto ad eccezione di un messaggio di Ed che mi ricorda che alle sei passerà a prendermi per andare all'aeroporto. Indispettita scaravento il telefono sul letto e non posso non domandarmi che fine abbia fatto Derek. Non ho ricevuto risposta quando ieri sera gli ho inviato un messaggio così come non ho ricevuto risposta quando ho provato a chiamarlo. Forse si sarà addormentato o forse no, mi ricorda la vocina beffarda nella mia testa, ma la ignoro, come sempre d'altronde.

Dieci minuti dopo mi trascino verso la cucina per la mia quotidiana dose di caffeina mentre gli sghignazzi diventano sempre più fragorosi.
James e Jessica sono seduti sul divano completamente attaccati mentre sorseggiano un po' di caffè. È così piacevole osservarli nelle loro timide manifestazioni d'affetto e sono felice che James dopo una serie di tentativi sia riuscito a conquistare il cuore introverso di Jessica.

<<Buongiorno Giulia. Ti abbiamo svegliato?>> mi chiede lei col suo solito atteggiamento goffo e sinceramente preoccupato mentre le sue guance cominciano a dipingersi di una leggera tonalità di rosso. È assurda quanta timidezza e incertezza racchiude questa minuta ragazza. Non so se riuscirò mai a comprenderla.
Scuoto il capo in modo automatico accompagnandolo a un sorriso rassicurante mentre avanzo verso la cucina per versarmi un po' di caffè.
<<Buongiorno Giulia.>> esordisce James con uno strano sorrisetto impertinente. Corruccio la fronte e lo osservo con cipiglio. Gli vorrei proprio chiedere che fine ha fatto Derek considerando che sa benissimo che stasera dovrò partire.
Mi limito a salutarlo con un semplice cenno della mano mentre sorseggio frettolosamente il mio caffè e, tenendomi le domande che volevo porgli per me.

Sotto lo sguardo insolente di James che continua a sorridere come un ebete mi dirigo nella mia stanza per sfilare dalla borsa una sigaretta, ma mentre sono intenta ad abbassare la maniglia della porta percepisco a stento la voce flebile di James mentre dialoga con Jessica. La frase che pronuncia mi fa trasalire all'istante come se qualcuno mi avesse appena sferrato un pugno nello stomaco.
Torno nella cucina con aria bellicosa e mi pongo dinanzi a lui incrociando le braccia mentre mi osservano scombussolati.
<<Che hai detto?>> chiedo a James con tono rabbioso mentre i miei respiri diventano sempre più pesanti e l'ansia sempre più ingestibile da controllare.
<<Ehi Giulia calmati. Stavo solo scherzando>> si giustifica sollevando la braccia in segno di resa con gli occhi ancora più scombussolati di prima, come se il mio comportamento fosse del tutto incomprensibile.
<<Ripeti quello che hai detto>> sibilo a denti stretti. Gli occhi di James saettano rapidamente verso Jessica, ma lei non lo considera perché continua a fissarmi incredula.
James sbuffa seriamente scocciato, ma poi forse per non far emergere la belva che è in me, ripete in modo meccanico la sua battuta pietosa.
<<Ho solo detto che questa notte tu e Derek avete sicuramente fatto i fuochi d'artificio considerando i tuoi capelli scombussolati>> scandisce lentamente le parole affinché io possa comprendere appieno le sue parole, il tutto accompagnato mimando le virgolette.

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