Capitolo 20

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Destinati ad aspettarci noi due,
che insieme non possiamo stare,
ma non sappiamo neanche farne a meno
****

DEREK's Pov

Il colletto stretto della camicia sta letteralmente schiacciando il mio marcato pomo d'Adamo. Fatico a respirare mentre osservo il mio riflesso allo specchio. Il pantalone nero gessa le mie gambe lunghe, la camicia bianca eccessivamente attillata mette in risalto le mia braccia possenti ma consente di celare la miriade di tatuaggi che sporcano il mio corpo.
Vestiti formale, mi ha comandato mio padre.
Come se fosse importante presentarmi davanti al giudice nelle vesti di un bravo ragazzo.
<<Ehi...>> James solca la porta della mia camera con fare indeciso. Il suo sguardo è spento e tetro come il vestito elegante che indossa. Anche lui, come me, fatica ad indossare questa strana armatura che non appartiene minimamente alla nostra personalità semplice e scialba. Ci osserviamo entrambi con cipiglio e mi verrebbe da ridere se non fosse per la situazione apocalittica con cui dovrò scontrarmi tra poche ore.

Si avvicina debolmente a me e con meticolosa cura avvolge una noiosa e inespressiva cravatta tra il mio collo.
<<È l'unica cravatta che ho>> si giustifica nervoso come se avesse potuto leggere nel mio sguardo il disgusto. Le sue mani si muovono con lentezza e assoluta precisione, tentando di sistemarla alla perfezione mentre io non riesco a non immaginare che siano le mani gracili di Giulia. Penso a come sarebbe stato diverso se lei fosse qui, magari sarebbe stato tutto molto più sopportabile. Mi avrebbe rassicurato con uno dei suoi calorosi abbracci, avrebbe stretto le sue fragili braccia tra la mia vita trasmettendomi sicurezza. Il profumo che emana la sua pelle avrebbe affievolito la mia angoscia e forse sarei sopravvissuto a questa tragica giornata.

E i suoi occhi, i suoi occhi sarebbero in grado di farmi sentire al sicuro anche in un mezzo ad una guerra. Ma lei non c'è, ed è lontana da me migliaia di chilometri.
Quando James mi ha detto che Giulia era partita per l'Italia una scossa di tensione ha oltrepassato il mio cuore.
Come ho fatto a dimenticarlo?
Come avevo potuto dimenticare che lei sarebbe andata via da me per qualche giorno?
La gelosia morbosa mi aveva completamente accecato, riuscivo solo a pensare a lei che parlava con Micheal, tutto il resto era sparito.

Nonostante avverta un abissale bisogno di Giulia il mio orgoglio arcaico prende il sopravvento sul flebile desiderio di chiamarla, di percepire la sua voce ovattata che tenta di rincuorarmi.

<<Derek...Ci sei?>>
Il timbro cavernoso di James mi riscuote dai pensieri e l'immagine di Giulia scompare improvvisamente dalla mia mente.
<<Si scusa. Stavo solo...niente>> mi blocco prima di sembrare ancora più ridicolo di quanto questo vestito mi faccia sembrare, ma James ha già capito. Lo intuisco dal triste sorriso che abbozza, dal suo sguardo abbattuto e malinconico e dalla pacca che mi da sulla spalla. È assurdo come in questo periodo tutti provano pietà per me, e questo non so se mi innervosisce ulteriormente o mi rende ancor di più demoralizzato. Forse entrambe le cose.

<<Dobbiamo andare. Luca ci sta aspettando di sotto>> afferma James in tono asciutto lasciandomi di nuovo solo ad osservare la mia immagine allo specchio. I miei capelli scuri sono pettinati perfettamente all'indietro ma qualche ciocca ribelle sfugge al controllo mentre infilo la giacca opaca precisamente stirata.
Raggiungiamo Luca che ci attende impaziente nella sua lussuosa BMW mentre camminiamo lentamente, troppo lentamente, cercando di evitare la situazione almeno per un'altra manciata di secondi. Assaporo l'aria fresca che riecheggia prepotentemente in questa insolita giornata soleggiata prima di sedermi sul sedile anteriore. Anche Luca indossa un raffinato abito nero ma il suo sicuramente sarà costato un occhio della testa. Mi osserva con aria deprimente regalandomi un sorriso abbattuto, e non il solito sorrisetto impertinente che lo contraddistingue. Ancora le mani al volante e ingrana la marcia, non prima di essersi assicurato che io gli abbia dato il consenso con un meccanico cenno del capo.
<<Sicuro amico? Potrei procurarti un passaporto falso e un biglietto aereo per Cuba in un battibaleno>> tenta di smorzare l'aria opprimente che invade il piccolo abitacolo, ma senza successo. Oppure è davvero serio, il che non mi stupisce molto. James sbuffa spazientito, stravaccato sul sedile posteriore mentre tenta di allentare il nodo della cravatta. Appoggio la tempia al finestrino e osservo la città scorrere dietro il vetro perfettamente pulito. Le persone camminano incuranti per i parchi approfittando dei raggi del sole che raramente si ricordano di illuminare Londra. Soffermo il mio sguardo su una coppietta che passeggia tenendosi romanticamente le mani. Qualche mese fa mi sarei sentito disgustato da queste frivole manifestazioni d'affetto e avrei girato i miei occhi stomacati in tutt'altra direzione. Adesso invece percepisco uno strano sentimento, quel sentimento che viene etichettato come Invidia.

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