Capitolo 24

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Si conobbero.
Lui conobbe lei e se stesso,
perché in verità non s'era mai saputo.
E lei conobbe lui e se stessa
perché pur essendosi sempre saputa
Mai s'era potuta riconoscere così.
*****

Osservo Derek incredula, incapace di proferire una singola sillaba mentre tutto il mondo intorno a noi si è dissolto. Non esiste nessun altro in questa pista da ballo, ci siamo soltanto io e lui.

<<Cosa ci fai qui? >> boccheggio esterrefatta mentre i suoi occhi agghiaccianti mi scrutano meticolosamente a sondare la mia reazione.
<<Rispondi prima alla mia domanda>> ordina con tono rigido e severo. Inarco un sopracciglio infastidita da questo suo atteggiamento autoritario e bellicoso, ma deve aver notato l'irritazione delinearsi sul mio volto perché con un gesto fulmineo agguanta il mio polso. Indietreggio spontaneamente di scatto, come se quel contatto anche effimero potrebbe ustionarmi e posso scorgere la delusione solcare il suo sguardo illuminato dalle luci vertiginose che prendendo vita su questa pista da ballo.

<<Allontaniamoci da qua>> afferma schietto. Non riesco bene ad interpretare il suo tono di voce, sembra quasi un'imposizione o forse una supplica, ma mi ritrovo ad annuire debolmente il capo e ad afferrare la sua mano tremolante. Brividi sparsi germogliano sulla mia pelle abbronzata mentre ci esiliamo dall'ammasso di persone. Involontariamente le mie dita si intrecciano nelle sue e intanto con le sue spalle possenti non esita a spintonare chiunque intralci il nostro cammino.

<<Giulia...>> la voce acuta di Clara giunge nitidamente alle mie orecchie malgrado la musica continui a pompare incessantemente. Rivolgo rapidamente il mio sguardo, totalmente imbarazzato nella sua direzione mentre Derek cessa di tirarmi per capire chi abbia pronunciato il mio nome. Clara è ancora lì, intenta a preparare i cocktail e forse per la prima volta in tutta la sera mi degna del suo sguardo. Sguardo decisamente indagatore ma anche stranamente divertito. Magari sta pensando che abbia trovato un affascinante turista inglese con cui trascorrere una notte infuocata.
Se solo sapesse.
Sollevo il pollice per farle capire che va tutto bene, il tutto accompagnato da un sorriso sghembo e disagiato. Evito di focalizzarmi eccessivamente sul viso sdegnato e corrucciato di Alessandro, che rimane impalato ad osservarmi come se si fosse lasciato sfuggire la sua preda da un cacciatore più abile di più.
Se solo sapesse anche lui.
Sfuggo da questa situazione decisamente esilarante e trascino Derek affinché possa seguirmi sulla spiaggia deserta.

<<Chi era?>> mi chiede Derek col suo consueto tono accusatorio mentre levo le mie converse prima di immergerle nella sabbia bagnata. <<Mia cugina>> rispondo secca, non curandomi della sua faccia allibita quando sprofondo i piedi nella sabbia color oro.
<<Intendo quel ragazzo>> ringhia lui in tono asciutto mentre con fare impacciato mi imita, sfilando le sue scarpe. Ignoro la sua domanda noiosa e mi avvicino sempre di più al mare. Il fruscio delle onde che si scagliano contro gli impetuosi scogli è l'unico rumore che si percepisce intensamente in questa spiaggia buia e isolata mentre il frastuono della musica commerciale si sente ormai flebilmente. Non tardo a sedermi sulla spiaggia mentre punto i miei occhi in direzione del mare completamente nero, dall'aspetto quasi spaventoso e minaccioso.

Derek mi osserva sbuffando per l'ennesima volta nel giro di dieci minuti, ma poi con un buffo atteggiamento melodrammatico prende posto accanto e non mi sfugge con la coda dell'occhio il suo sguardo truce.
<<Giulia rispondimi. Chi è quel ragazzo. Ho visto come ti fissava...>> mi spiega con un insolito tono straziato mentre si porta le mani fra la testa, già esausto di questa nostro confronto.

È davvero venuto sin qui soltanto per questo? Per mettere in scena questo patetico atteggiamento di gelosia paranoica?

Ricordo che durante i nostri primi e fugaci incontri mi confessò di aver sempre percepito la necessità di proteggermi e di tenermi al sicuro. In quel momento pensavo che si stesse riferendo a Clark, ma mai e poi mai avrei pensato che il pericolo più insidioso e temibile era proprio lui. Questo ragazzo che mi osserva così afflitto quasi da far tenerezza, che attende impaziente che dalle mia labbra straripano delle parole in grado di consolarlo, di attenuare la fiamma che brucia dentro il suo petto. Era lui il vero pericolo per me e non è stato in grado di proteggermi dalle sue grinfie.

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