Capitolo 17 - Sfera

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Leggete questo capitolo con il sottofondo di Debussy - Clair de lune .

Passarono due giorni in cui il Grifondoro cercò una scusa per poter entrare nelle stanze di Snape. Usare sfrontatamente quel biglietto era un'ottima idea, il problema è che non sapeva cosa fare una volta che l'uomo gli avesse aperto la porta. Avrebbe solamente voluto passare del tempo con lui, avrebbe voluto quell'empatia che c'era stata quella meravigliosa notte e che avevano forse ritrovato dopo la discussione. Avrebbe voluto accertarsi che il Serpeverde provasse davvero le stesse cose per lui, che non era solo uno scherzo della sua mente, che quegli occhi neri lo guardassero in modo completamente diverso da come lo avevano sempre guardato.

Avrebbe voluto sapere cosa ne pensava Snape di tutta quella faccenda, delle promesse: le avrebbe davvero mantenute o era solo un modo per liquidarlo? Ma non poteva di certo piombare nelle stanze del suo insegnante senza una scusa: per la prima volta aspettava con ansia la punizione della settimana successiva.
Durante la lezione del giovedì mattina sembrava quasi che Snape si vergognasse a guardarlo. Quando faceva domande ai suoi compagni ascoltava la loro risposta puntandogli addosso il solito sguardo severo e incontrastabile, ma quando chiedeva qualcosa a Harry abbassava gli occhi sulla pergamena.
Il ragazzo era sicuro che si fosse pentito di quella stupida frase che gli aveva detto prima che uscisse dalle sue stanze: in effetti era stato alquanto imbarazzante, il che aveva reso molto più umano il professore agli occhi di Harry, cosa di cui non poteva che essere felice. Ma Snape non doveva essere dello stesso parere e il ragazzo si divertì più volte, in quelle due ore di Difesa, a puntargli gli occhi addosso, per far deviare velocemente lo sguardo del Serpeverde ogni volta che cercava di fare lo stesso.
Era una piccola, dolce soddisazione guardare il temuto Serpeverde arrossire leggermente e abbassare gli occhi, solo per non essere fulminato da quei due smeraldi sorridenti.

Il terzo giorno Snape non si presentò a pranzo e prima che il ragazzo potesse chiedersi cosa fosse successo, il gufo grigio dagli occhi color miele sfrecciò nella sala grande con un piccolo pacchetto tra le zampe, andando di nuovo a posarlo davanti al piatto di Harry.
Questa volta non aveva idea di cosa potesse esserci all'interno, ma era quasi certo di chi fosse, dato che la carta era la stessa con cui era stato avvolto il mantello ed era chiusa con un nastrino verde e argento.
Il sangue iniziò a martellargli le tempie: cosa poteva mai avergli mandato?
C'era un piccolo biglietto attaccato al fiocco, lo rigirò con mani tremanti e riconobbe immediatamente la calligrafia. Un sorriso piegò le sue labbra mentre leggeva le uniche due parole che recitavano in stampatello "NON QUI".
Harry nascose immediatamente l'involucro sotto al tavolo, mentre con la fantasia cercava di immaginarsi cosa potesse esserci dentro, continuando a sorridere solo per il fatto di aver ricevuto qualcosa che non poteva mostrare a tutti, proprio da Snape.
Ron lo guardò tutto il tempo, per poi spaventarlo con un - Allora?! - gridato mentre il moro cercava di riprendere a mangiare.
- Non lo so, ragazzi! - rispose sottovoce.
- Ma chi te l'ha mandato? - insistette il rosso.
Hermione alzò gli occhi al cielo - Secondo te? Guarda il nastro!
Ron corrucciò la fronte - Perchè mai Snape ti avrebbe mandato un... regalo?
- Sta' zitto, Ron! - lo rimproverò l'amico - Preferirei che non lo sapesse tutta la scuola, grazie.
- Ma non hai idea di cosa possa essere? - chiese Hermione a bassa voce.
Harry scosse la testa mentre si abbuffava di pollo al curry, cercando di finire il prima possibile: la curiosità lo stava lentamente uccidendo.

Quando sul tavolo comparvero i dolci, si alzò dal tavolo, Hermione fece lo stesso e Ron prese due manciate di pasticcini prima di uscire con loro dalla sala.
Nessuno aveva ancora finito di mangiare, gli sguardi curiosi dei compagni li seguirono fino all'ingresso, da cui i tre si dileguarono in fretta.
Giunti nel solito corridoio, Harry sciolse il nastro e svelò il contenuto del pacco: un sfera grande quanto una noce era avvolta in un fazzoletto finemente rifinito, che portava su un angolo l'acronimo S.S.
Il piccolo globo era trasparente, di un materiale che poteva essere vetro e all'interno si muovevano confuse piccole stelline argentate.
A Harry ricordò molto una di quelle palle di vetro con dentro il Big Ben di Londra e la neve finta, che si trovano in qualunque negozio di souvenir, ma questa non poteva essere poggiata, perchè era perfettamente tonda e poi non c'era nessuna immagine all'interno.
La teneva nel palmo della mano, sopra il fazzoletto, quasi intimorito di toccarla.
- Che cos'è? - chiese Ron mentre cercava di esaminarla.
- Sembra una sfera dei ricordi. - disse Hermione continuando ad osservarla - Ma non ne ho mai vista una di persona.
- Sarebbe? - chiese Harry.
- Creare una di queste è una magia molto complessa, che ti permette di imprigionare all'interno della sfera un qualunque evento che sta accadendo, per mostrarlo a qualcuno. - spiegò.
- Tipo il pensatoio di Silente? - domandò il cercatore.
- Più o meno. In una di queste però ci può stare un solo ricordo e lo può vedere una sola persona. - rispose.
- Ehi, Harry, c'è una lettera nel pacco. - disse Ron a un tratto.
Il ragazzo prese la busta con su scritto il proprio nome e la aprì:

Note dal firmamento - SnarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora