Capitolo 16 - Scusa

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Harry sentiva il calore prendere il sopravvento sulle sue guance come un fuoco acceso che continuava a bruciare: era sicuramente rosso come la sua cravatta, non aveva dubbi. Come aveva potuto permettersi di arrivare a tanto? In fondo la colpa era di Snape che lo aveva avvicinato ancora di più alle labbra fatali e carnose, che non aveva fatto altro che immaginare appiccicate alle sue negli ultimi giorni.
Stava in piedi, la testa bassa e la mano sinistra che torturava l'avambraccio destro, nervoso e incapace di fare qualsiasi cosa diversa dal rimanere immobile, sperando che l'altro sistemasse la situazione al suo posto. La schiena era ormai madida di sudore, tanto da rabbrividire a ogni spiffero che lo sfiorava.
Cosa avrebbe dovuto fare? Parlare? Scusarsi? Chiedere cosa c'era scritto in quel maledetto biglietto?
Non osava alzare gli occhi, il solo pensiero di incrociare ancora quelli dell'uomo lo terrorizzava, nonostante l'idea di guardare Snape imbarazzato lo solleticasse moltissimo.
Di fronte, il Serpeverde non era in condizioni migliori. I pugni stretti e i muscoli tesi, se ne stava dritto in piedi, con lo sguardo nel vuoto, in un punto impreciso intorno alla fronte del ragazzo.
Immerso come era nei pensieri non si sarebbe stupito di fissare ancora una volta il Grifondoro, ma nemmeno se ne sarebbe accorto, in quelle condizioni.
C'era stato qualcosa di completamente diverso dalla semplice voglia di sfogare il suo rancore su un ragazzino. Aveva avvicinato di proposito Potter, tanto da accelerargli il battito non appena il profumo di vaniglia gli aveva inondato le narici.
Non era possibile. Non era da lui.
E soprattutto non voleva ammetterlo a se stesso, ma ne era attratto molto più di quanto avrebbe potuto tollerare.
La fiamma verde negli occhi del ragazzo aveva riacceso quel desiderio che aveva invano cercato di placare. A nulla erano servite le ore a torturarsi sdraiato sul suo letto, con le unghie che strappavano le lenzuola pur di non sfiorarsi, pur di non cedere e non soddisfare quella tentazione.
Una tortura che si era imposto ogni volta che la sua mente vagava in quei pensieri, un tormento per redimersi di tutto quello che aveva fatto in quella prima settimana e che non riusciva ad accettare.
Un errore imperdonabile che aveva rischiato di fargli fare mosse avventate quella sera, perchè tutto quel desiderio represso, tutti quegli sguardi evitati durante la settimana, non avevano fatto altro che aumentare la sua cupidigia, che ora stava mettendo a repentaglio la sua maschera.

- Cosa c'era insieme al mantello? - chiese Harry a voce bassa, mentre alzava con fatica gli occhi, ritrovandosi dentro i suoi.
Snape si scosse un poco, per poi immergersi inevitabilmente in quello sguardo non più arrabbiato, né deluso, quanto intimorito e imbarazzato, che probabilmente ora condividevano.
- Solo un biglietto. - rispose secco, senza un minimo cenno di emozione. Il suo volto però lo tradiva più di quanto non riuscisse a mascherare con la voce.
- E cosa ha scritto in quel biglietto, professore? - chiese il ragazzo, trattenendosi dal non sorridere mentre si godeva il rossore appena percettibile sulle guance del professore.
- Lo leggerà quando tornerà in dormitorio, Potter. - gli rispose quello, con un tono che non era per nulla irritato, e che per Harry era semplicemente il più sensuale che potesse avere.
Il modo in cui pronunciava il suo cognome rischiava di farlo uscire di testa. Non aveva mai notato come rafforzava con quel tono aspro la doppia "t" e come invece emetteva in un suono quasi flebile la "r", che rimaneva incompleta, sospesa a mezzaria, come non aveva mai sentito dire a nessuno.
- Non le costa nulla ripetermelo. Lo ha scritto lei, no?
Harry non voleva tornare a litigare, non era un sfida, ma sapeva bene che non l'avesse costretto e aiutato ad aprirsi, lui non l'avrebbe mai fatto spontaneamente. E quello al momento era il suo desiderio più grande.
Severus strinse i pugni e le palpebre, mentre si lasciava andare a un sospiro profondo.
Cosa gli costava? Tanto avrebbe dovuto affrontare la faccenda prima o poi.
- Ho semplicemente scritto che mi dispiace. - tagliò corto.
Il ragazzo sorrise appena: era incredibile il solo fatto che Snape gli avesse mandato un messaggio per scusarsi, era stato un folle scherzo del destino che lui nemmeno lo leggesse ed era talmente buffo l'aver messo dentro il pacco il biglietto, anziché fuori come tutte le persone comuni, solo per nasconderlo alla sala grande. Ma in fondo lo sapeva che quell'uomo di comune non aveva proprio nulla.
- Tutto qui? - chiese sfrontato, con un leggero sorriso sulle labbra.
Snape sospirò e lo guardò con un filo di imbarazzo.
- Le ho anche scritto che poteva venire qui in qualunque momento e mi sarei scusato a voce. - deglutì, poi abbassò gli occhi.
Perchè mai aveva fatto una cosa simile? Se ne stava pentendo amaramente. Era completamente sottomesso a Potter. Come era finito in quel modo? Umiliato da un moccioso! Sì, doveva scusarsi, ma così era davvero terribilmente imbarazzante!
Maledizione, avrebbe dovuto pensarci meglio. Quel giorno era stato proprio uno di quelli da dimenticare.

Note dal firmamento - SnarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora