Capitolo 5 - Luna

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Mentre leggete questo capitolo ascoltate il Traumerei - Kinderszenen No. 7 di Schumann in sottofondo. 


La sera non tardò ad arrivare e il trio si trovò dopo cena sulla torre di Astronomia, completamente vuota come la notte precedente e coperta da un cielo puntinato di stelle.
- Che meraviglia! - esclamò Hermione appena uscirono fuori.
- Per fortuna anche stasera niente nuvole! - sorrise Ron - Senti qualcosa, Harry?
Il moro restò in silenzio. Quella musica della sera prima veniva da lontano e all'inizio era appena percettibile. Ma in quel momento non sentiva proprio nulla. - No, per ora niente. - rispose.
- Aspettiamo. - suggerì Hermione, sedendosi a terra ad ammirare il cielo.
I due annuirono e le si misero accanto.

L'aria fresca annunciava l'arrivo dell'autunno e in lontananza si poteva scorgere la capanna di Hagrid ancora accesa.
Il cielo era terso, di un blu profondo, e l'assenza di illuminazioni intorno al castello permetteva di vedere ancora più stelle di quante se ne possano ammirare in altri luoghi.
Ne rimasero tutti e tre nuovamente ammaliati, e si ritrovarono per parecchi minuti a guardare con il naso all'insù quella meraviglia, immergendosi completamente nel blu della sera.

Il tempo passava e ancora Harry non udiva nulla. La sera precedente era bastato poco per sentirla. I due amici lo guardavano ogni tanto, con la domanda dipinta in volto e lui, puntualmente, scuoteva la testa.
Harry in cuor suo ne fu sollevato. Aveva paura di quella musica, temeva che potesse causargli un'altra volta la perdita di controllo, e che non sarebbe riuscito a fermare le lacrime o qualsiasi altra sensazione portasse con sé. Ma almeno adesso sapeva cosa aspettarsi e avrebbe provato a contrastarla o almeno a capire da dove arrivasse. Non sapeva se ci sarebbe riuscito, ma era l'unico modo che aveva per scoprire chi stava dietro quel pianista misterioso.

Guardò ancora le stelle, non era mai stato troppo attento alle lezioni della professoressa Sinistra, non perchè non gli interessasse affatto, in fondo stare a osservarle gli piaceva, ma conoscere i nomi di tutte le costellazioni lo trovava complicato e, a suo parere, inutile.
Proprio sopra di loro una piccola corona di quattro stelle luminose spiccava tra le altre e, inspiegabilmente, Harry tornò a pensare a sua madre. Non si era mai accorto di quanto il firmamento intero gliela ricordasse.
Quando si sentiva perso e solo guardava il cielo nella notte, dal davanzale del dormitorio, e pensava a lei. Lo aveva sempre fatto spontaneamente, proprio come quella sera.
E immediatamente, il collegamento tra Lily e Snape fu tanto veloce che Harry si trovò a pensare a quella mattina, quando nell'aula di Difesa il suo corpo aveva reagito in maniera spaventosa alla visione del professore.
Aveva cercato di non pensarci per tutto il giorno, voleva nascondere anche a se stesso quella sensazione di imbarazzo, tanto da volerla dimenticare come se non fosse mai successo.
E si perse, in quel turbinio di vergogna e pudore, in cui non riusciva a non pensare a Snape e neppure ad ammettere a se stesso che una reazione simile fosse stata possibile.

Quando i suoi pensieri lo avvolsero completamente, inziò a sentire. Una nota lieve, in lontananza. Non era neanche sicuro di averla sentita.
Poi un'altra. Era come se arrivasse direttamente dalle stelle.
Poi un accordo, seguito da altre note che componevano una melodia.

Il cielo sopra di lui era immobile, eppure poteva giurare che quei puntini luminosi stessero suonando un pianoforte.
Era diversa dalla musica della sera prima, era sì malinconica, ma fin da subito si poteva notare un che di fanciullesco, quasi leggero, come un ricordo di momenti passati.
Nelle mani di chi la suonava c'era una rassegnazione dovuta al tempo.
Fece cenno agli amici, che risposero dicendo che loro non sentivano nulla.
Ma perchè?

Più la ascoltava e più gli piaceva, era dolce, lo faceva sentire cullato, ma l'angoscia si stava già facendo strada dentro di lui e una prima lacrima gli solcò il viso.
A quel punto ebbe un'idea. Fece cenno a Hermione di stare lì e aspettarlo e si alzò e rientrò nel castello.
Anche da qui riusciva a sentirla ed era come se rimbombasse tra le mura pesanti e aveva raddoppiato la forza con cui suonava.
Corse giù per le scale, voleva arrivare al dormitorio e ascoltare da lì.
Ormai aveva le guance bagnate dalle lacrime e non riusciva a vedere dove stava andando per gli occhi umidi. Si fermò e sentì che la musica stava per finire.
Il peso che gli si era fermato sul cuore lo faceva a stento respirare. I suoni esterni si fecero ovattati e le note più forti, quasi assordanti.

Note dal firmamento - SnarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora