Capitolo 7 - Snape

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Le lezioni passarono piuttosto velocemente ed Harry non ebbe nessuna reazione con altri insegnanti, il che presupponeva che aveva proprio un debole per Snape.
A ripensarci razionalmente, non gli venne in mente nessuna situazione in cui precedentemente aveva guardato qualcuno in quel modo, tanto da eccitarsi a tal punto. Nemmeno sotto strani incantesimi, né sotto attacchi di febbre. Quello che gli era accaduto a causa del professore di Difesa adesso era qualcosa di completamente nuovo, e strano.
Era per lo più un desiderio carnale, non sentiva emozioni diverse dalla brama di soddisfazione e il suo corpo lo desiderava ogni volta che il suo sguardo vagava sull'uomo.
Eppure quella mattina era stato alquanto piacevole masturbarsi pensando a lui.
E, ne era sicuro, lo avrebbe fatto ancora.
Certo, se ne vergognava terribilmente, e per questo nessuno sarebbe mai venuto a saperlo. Non poteva neanche immaginare a cosa avrebbero detto i suoi amici se gli avesse raccontato di aver pensato a Snape in quel modo.
Era vergognoso e lo sapeva perfettamente, riusciva a stento a crederci lui stesso. E sperava che fosse solo un desiderio passeggero dovuto alla stanchezza.

Ma proprio Snape? Tra tutti i ragazzi e insegnanti che c'erano nella scuola proprio il più odioso e detestabile tra gli uomini? Lui che l'aveva trattato in modo orribile solo pochi giorni prima e che non aveva nemmeno un briciolo di compassione nel dargli punizioni e voti terribili nella sua materia preferita.
Snape, irraggiungibile e austero. Harry stava cedendo alla tentazione di scoprire cosa si celasse sotto quella compostezza.
La paura di fare qualcosa di stupido quella sera gli metteva un'ansia da fargli sudare le mani. Doveva riuscire a controllarsi, con qualunque mezzo.

All'ora di cena i tre amici si incontrarono in sala grande. Hermione sul tavolo aveva un piccolo quaderno su cui era intenta a scrivere con la piuma.
- Herm, i compiti per Snape possiamo farli insieme dopo cena. Ora è meglio se mangi qualcosa, non credi? - le chiese Ron mettendo un paio di cosce di pollo nel suo piatto.
- Non sto facendo i compiti, Ron! - ribattè continuando a guardare il foglio - Sto scrivendo la lista dei possibili pianisti presenti nella scuola. Poi li setaccerò cercando solo quelli che hanno legami o c'entrano in qualche modo con Harry e infine trovaremo quello giusto.
- Ah. E quanti ne hai scritti? - chiese il rosso incuriosito.
- Quarantadue. - rispose sicura lei, come se non aspettasse altro che quella domanda.
- Hermione - li interruppe Harry - sei proprio sicura che quarantadue persone qua dentro sappiano suonare il pianoforte?
Lei posò la piuma e prese in mano il quadernetto per controllare i nomi. - Certo che no, dovremmo fare delle ricerche e chiedere in giro con molta discrezione.
Harry la guardò. - Beh, innanzitutto Luna mi ha detto che a Corvonero hanno un pianoforte e forse a Serpeverde anche. A proposito, perchè noi non ne abbiamo uno in sala comune?
- Magari perchè nessuno ha mai chiesto di averne uno. - ipotizzò Ron.
- Giusto, quindi Corvonero e Serpeverde. Chiedo a Ernie Macmillian se a Tassorosso ne hanno uno. - riprese Hermione. - E per quanto riguarda i professori potrebbero avercelo tutti nelle proprie stanze.
- Di sicuro non Hagrid. - disse Ron sorridendo.
- Infatti non l'ho messo nella lista. - rispose la ragazza.
Harry guardò l'orologio, erano le otto e mezza.
- Ragazzi, io è meglio che vada. Tra mezz'ora devo essere da Snape e devo passare prima in dormitorio. - disse agli amici mentre finiva di pulire il piatto.
- D'accordo, Harry. - disse Hermione dispiaciuta. - Non farti torturare troppo da quel viscido.
- Ci vediamo in sala comune più tardi, così mi aggiornate sulla ricerca. - li salutò mentre si alzava dal tavolo.
- A dopo, Harry. - disse sconsolato Ron.

L'ansia aumentava a mano a mano che i minuti passavano. Ne aveva trascorse di serate con Snape in punizione e non erano mai state piacevoli, ma non era questo che lo preoccupava. Doveva assolutamente controllarsi e doveva riuscirci davvero.
Corse in dormitorio a cambiarsi, poi si precipitò nei sotterranei con quasi dieci minuti di anticipo.

Bussò alla porta dello studio di Snape e poco dopo sentì dei passi leggeri che si avvicinavano. Il professore aprì la porta e si fermò sulla soglia.
Ormai Harry era alto quanto lui, se ne rese conto solo in quel momento. Era cresciuto dopo gli ultimi avvenimenti, a quanto pare anche in altezza.
Si guardarono negli occhi, entrambi ancora scossi dalla loro ultima, e prima dopo tanto tempo, conversazione, che lasciava da ambo le parti quel po' di imbarazzo.
Harry deglutì. Il senso di vergogna per quello che aveva fatto poche ore prima stava prendendo piede nella sua mente. Certamente Snape non poteva saperlo, ma anche solo l'idea lo faceva tremare.
D'altra parte, l'uomo si sentiva strano nei confronti del ragazzo. Non che gli dispiacesse averlo trattato in quel modo, ma ogni volta che guardava gli occhi di Lily non riusciva a controllare la tristezza. E aver visto quegli occhi puntati come lame contro i suoi, lo avevano fatto sentire a pezzi, più di quanto non si aspettasse.
Eppure Potter quella mattina era stato diverso da come si sarebbe aspettato. Non lo aveva guardato con quell'odio che aveva due giorni prima, quando era fuggito dall'aula, ma era quasi spaventato.
Il volto rosso, la fronte sudata e le mani sfregate non erano segno di rabbia quanto quello di imbarazzo, o paura. Ma cosa poteva averle provocate? Non ci aveva pensato granchè durante il giorno, gli era tornata alla mente quell'immagine solo nel rivederlo in quel momento. E anche adesso il volto del ragazzo era teso, forse impaurito.
Sorrise quasi a se stesso: Harry Potter continuava a temerlo. Forse non aveva avuto così paura nemmeno guardando Voldemort stesso.

Note dal firmamento - SnarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora