Capitolo 18 - Mani

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Snape si trovò davanti il Grifonforo: le guance arrossate e bagnate di lacrime, il respiro affannato, le labbra socchiuse per prendere aria, e due occhi, luminosi e lucidi, che lo guardavano con una strana nuova luce. Quegli occhi, di un verde pù brillante che mai, quasi fiammeggianti, lo portavano ad avere pensieri poco razionali.
Ebbe l'impulso di avvicinarsi e prenderlo tra le braccia. Non riusciva a ragionare lucidamente, la sua mente era troppo indaffarata a tenere a bada lo stomaco in subbuglio e i battiti accelerati, per formulare un pensiero logico. Tutto ciò che voleva era sapere se il ragazzo era lì per deriderlo, se quelle guance intrise di lacrime fossero di tristezza, commozione, felicità o cos'altro, se provava la stessa attrazione che da più di una settimana lo tormentava, se desiderava ancora e in che modo avvicinarsi a lui, oppure allontanarsi di più dopo il suo regalo.
- Potter - sussurrò non appena si rese conto che lo stava fissando già da troppo tempo e che il ragazzo non aveva ancora proferito parola.

Harry si svegliò dal torpore solo in quel momento, si asciugó le guance umide con la manica maledicendosi per non averlo fatto prima, e si rese immediatamente conto di non sapere cosa dire, di non sapere cosa ci facesse effettivamente lì. La fine di quella musica, tutte le emozioni che aveva portato con sè, l'urgenza e il desiderio di vedere Snape che aveva soppresso in quei giorni, l'istinto, lo avevano portato nei sotterranei. La follia gli aveva fatto bussare la porta.
Guardava l'uomo davanti a sé, sembrava diverso dal solito, in un certo senso più umano, quasi intimidito. Indossava solo una camicia nera sopra i pantaloni scuri, proprio come quella sera. Le guance erano arrossate già da prima che lui varcasse la soglia, gli occhi neri erano più penetranti di quanto ricordasse, tanto che si sentì trafiggere da quello sguardo, come se volesse spogliarlo di ogni sua maschera.
Non riusciva a parlare, nessuna parola appropriata gli veniva in mente. La sua testa era completamente vuota, eppure così piena di interrogativi. Avrebbe voluto condividere la sua gioia, come l'uomo aveva condiviso la sua musica, ma non a parole, non ci sarebbe mai riuscito.
- Potter - ripetè Snape come una cantilena, incapace di dire qualunque altra cosa.
Harry prese tutto il coraggio che aveva accumulato in quegli anni e lo trattenne nel petto con un respiro profondo. Gli avrebbe detto tutto, gli avrebbe rivelato ogni sentimento che provava per lui, ogni desiderio, ogni perversione. Glielo avrebbe mostrato.
- Guardi nella mia mente, signore. - disse guardandolo ancora dritto negli occhi.
Il professore si scosse appena, sorpreso da quella frase buttata lì, come se fosse stata la cosa più naturale che potesse dirgli.
- Cosa? - disse scioccato - No.
Harry gli sorrise appena. Era in bilico sul filo dell'imbarazzo, pietrificato e immobile, e sapeva che appena si fosse sporto un pochino sarebbe caduto nella vergogna più totale. Però non poteva continuare a nascondersi, non dopo il regalo, non dopo la promessa.
- Per favore, mi legga nella mente. - riaffermò sicuro.
Il Serpeverde rimase a scrutare quegli occhi e a cercare di capire cosa si celasse sotto quella disperata richiesta. Ne era incuriosito, quasi impaurito, e sapeva che usando la legilimanzia avrebbe avuto la risposta a ogni sua domanda senza nemmeno dover affrontare il discorso, ma temeva per quello che avrebbe potuto vedere. In fondo però il ragazzo era andato nelle sue stanze con la precisa intenzione di dirgli qualcosa: non poteva non accettare, lo stava supplicando.
- Ne è sicuro? - chiese a mezza voce, stupito di se stesso per accettare quella richiesta, ma la curiosità aveva preso il sopravvento.
- Sicuro, signore. - disse Harry, mentre si concentrava per riportare alla sua mente ogni immagine che avrebbe voluto fargli vedere, ogni emozione che avrebbe voluto fargli conoscere, lasciando cadere quella vergogna e rimanendo con la sola paura di quello che avrebbe fatto poi Snape. Ma anche per lui, quello era l'unico modo per avere una risposta: qualunque reazione dell'uomo avrebbe reso salda ogni sua convinzione, oppure le avrebbe fatte crollare tutte.
Era pronto ad entrambe le possibilità.
Snape prese un respiro e tirò fuori la bacchetta, poi guardò ancora una volta il ragazzo, come a chiedergli un'ulteriore conferma. Quando le labbra di Potter si incresparono in un leggero sorriso, sollevò la bacchetta con mano tremante e pronunciò: - Legilimens!

Note dal firmamento - SnarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora