Capitolo 13 - Serpe

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Harry si svegliò al tocco leggero di una mano che gli tastava il polso, mentre un profumo di menta e spezie gli invadeva il naso. Inspirò a fondo e si inebriò di quell'odore forte e pungente che lo aveva già sorpreso una volta, cercando di imprimerselo nella memoria e nelle narici.
Non appena connesse il cervello e si rese conto di dove fosse e quindi, inevitabilmente, di chi lo stesse toccando, il suo cuore perse un battito, per poi riprendere più veloce che mai.
Un contatto così delicato non c'era mai stato tra i due, o almeno non mentre era cosciente.
Poteva solo immaginare come sarebbe stato se quelle mani avessero accarezzato con altrettanta sensualità e leggerezza altre parti del suo corpo, bastava che scendessero poco più giù, per sentire tutto il suo desiderio, accentuato dalla notte che come sempre faceva il suo dovere. Sarebbe bastato un tocco, una leggera spinta della mano verso il basso e avrebbe raggiunto il paradiso.
Ma ovviamente la mano di Snape si staccò dalla sua e Harry dovette immediatamente frenare i pensieri, perchè appena sveglio il suo cervello era già impegnato di natura a trattenere il sangue nel basso ventre e l'uomo era talmente vicino da rischiare di perdere il controllo.
Il professore si alzò e dopo pochi secondi una voce calda sussurrava il suo cognome.
- Potter, deve svegliarsi. - ripeté un paio di volte.

Harry cercò di tirarsi su mentre apriva gli occhi e una fioca luce di candela lo illuminò. Prese gli occhiali e se li sistemò sul naso. Snape era in piedi, già vestito e pronto per le lezioni, che sistemava il divano con la bacchetta.
Il ragazzo si alzò e, indeciso sul da farsi e su cosa dire dopo la notte passata, attese gli ordini del professore.
- Cosa sta facendo lì impalato? Si vesta e vada in bagno, entro dieci minuti vorrei fare colazione. - lo accontentò immediatamente.
Il Grifondoro si avviò verso il bagno senza dire una parola.

Snape sistemò anche il letto con un semplice gesto di bacchetta e un fremito lo scosse. Paura di se stesso, di quello che aveva fatto e di quello che avrebbe potuto fare.
La sua mente era ancora stracolma di pensieri. Cosa era successo quella notte? Aveva davvero parlato al ragazzo della sua musica? Non si capacitava ancora di tutto ciò che aveva approvato poche ore prima. Si sentiva strano, una sensazione che non provava da anni. Aveva condiviso i suoi sentimenti con qualcuno e non poteva che farlo stare bene e male allo stesso tempo.
Cosa pensava Potter di tutta quella situazione? Si sarebbe fatto delle grandi risate con gli amici una volta raccontata loro la storia del professore frignante? Avrebbe perso di credibilità con gli studenti?
Quanto era stato stupido! Crollare alle parole di un moccioso. Ma come aveva potuto permettere che tutto ciò accadesse?

Quando il ragazzo ancora dormiva, era rimasto circa mezz'ora in piedi nella stessa posizione in cui si trovava in quel momento, con la bacchetta puntata verso il letto, indeciso se lanciare quel maledetto incantesimo o no. Indeciso se cancellare la memoria di Potter su quella notte o rischiare e fidarsi di lui.
La parte di sé che lo aveva accolto la sera prima, che si era fidata del giovane e si era aperta con lui, non lo avrebbe mai fatto, ma il Severus che si era svegliato poco prima era terrorizzato al pensiero che il ragazzo conoscesse troppo a fondo i suoi sentimenti.
Poi aveva ripensato a quella notte, al fatto che era stato proprio il Grifondoro a iniziare a parlargli, e mentre lo guardava dormire non aveva potuto trattenersi dal provare un senso di compassione. Si erano inevitabilmente avvicinati; dopo tutto quello che era successo, sarebbe stato giusto togliere il peso al ragazzo e accumularlo tutto su di sè?
Condividere, ecco un verbo che il Serpeverde non aveva mai avuto modo di usare.
Quante cose il suo cuore voleva condividere, mentre la sua mente repelleva il solo pensiero.
Era rimasto ad osservarlo, il respiro leggero di chi è in un sonno ancora profondo, i capelli scostati di lato e la cicatrice, che era diventata più pallida da quando Voldemort non c'era più.
Le palpebre chiuse nascondevano come uno scrigno l'unica arma che Potter aveva contro di lui, un pugnale pronto a trafiggerlo nel bene e nel male.
Quell'immagine gli aveva trasmesso un senso di affetto che mai aveva provato prima. Si sentì di nuovo in imbarazzo con se stesso. I sentimenti erano più contrastanti che mai.
Forse avrebbe dovuto fidarsi più del ragazzo che del nuovo Severus.

Note dal firmamento - SnarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora