Capitolo 14 - Pace

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Harry lo guardò per qualche minuto in silenzio. L'insegnante si era accorto di aver sbagliato, ma lui non riusciva ad accettare di essere stato preso in giro dai sentimenti per tutto quel tempo. Snape non riusciva a vederlo realmente, era tanto pieno di rancore che non si fidava più di nessuno, ma non poteva continuare a trattarlo male per colpe che non aveva.
Aveva dimostrato di essere diverso da suo padre, gli aveva salvato la vita, si era confidato quella notte e aveva posto tutta la sua fiducia nelle mani dell'uomo. Ma lui l'aveva strappata e aveva appena provato di non aver capito nulla.
Aveva ancora una volta creduto nell'impossibile e di nuovo ne era rimasto ferito.
Si aggiustò il colletto della camicia e volse lo sguardo sul corridoio, per poi sileziosamente andarsene.

- Potter. - lo chiamò una voce strozzata.
Harry si voltò. Snape lo stava guardando e sembrava sinceramente dispiaciuto. Il ragazzo non disse nulla, aspettava che fosse il Serpeverde a parlare, lo guardò impassibile, con l'aria amareggiata che non poteva togliersi dal volto.

Ma l'uomo non proferì parola. Gli occhi fissi in quelli verdi, come se con lo sguardo implorasse perdono. Ma perché non riusciva a chiedere scusa, una buona volta? All'improvviso il professore abbassò la vista, si girò e si diresse dalla parte opposta del corridoio.
Harry si aspettava di meglio. Almeno una parola, un accenno, una richiesta minima di perdono. Nulla. Il silenzio era peggio degli insulti e delle minacce, almeno a quelli sapeva rispondere.
Gli tremavano le labbra, la delusione e la rabbia erano peggio di un pugnale, una lacrima gli bagnò la guancia, ma la asciugò in fretta prima di dirigersi verso la torre.

Come aveva potuto ancora una volta far ricadere sul ragazzo le sue paure? James avrebbe certamente raccontato tutto agli amici per ridere a crepapelle dei suoi sentimenti, ma non Harry.
Il figlio di Lily aveva mentito ai suoi amici per proteggerlo. E nei suoi occhi aveva letto tutto il rammarico che provava per averlo fatto. Quei due smeraldi erano stati più taglienti che mai e gli avevano lasciato un enorme macigno sul petto; non sarebbe stato facile mandarlo giù.
Ogni volta che incrociava quello sguardo, si sentiva mancare il respiro. Troppe emozioni portava con sé da sempre, e tante altre ora si stavano creando, accavallandosi una sull'altra. Nessuna di queste riusciva a farlo sentire in pace.
Avrebbe tanto voluto fare un patto con quegli occhi, sperando di poterli guardare un giorno e non provare tutto quel dolore.
Non si era fidato di lui, aveva avuto paura. Aveva sempre paura.
Le persone lo conoscevano per la maschera che si era costruito in tanti anni, se quella fosse crollata, lui avrebbe ceduto. E se non avesse più potuto essere il temuto insegnante di Difesa, cosa sarebbe diventato? Il professore rammollito distrutto da una vita che era terminata diciotto anni prima.
Erano anni che non viveva più, forse una vita vera non l'aveva mai avuta. Quella maschera lo teneva in piedi, permettendogli di sopravvivere, cosa che non sperava proprio di fare dopo il morso di Nagini.
Oh, quanto sarebbe stato semplice morire da vittima e fregarsene delle conseguenze che avrebbe portato lo svelare i suoi ricordi al ragazzo.
Ma a quanto pare, ogni sua azione aveva un prezzo, come sempre era stato. E di buone azioni ne aveva fatte ben poche, per cui sapeva bene quanto salato era il pagamento.
Ma forse era giunto il momento di lasciarsi indietro il passato. Forse il ragazzo gli aveva donato un nuova vita portandolo al San Mungo e doveva viverla.
Aveva passato una vita intera a riscattare il sacrificio di Lily, ma ora era tutto finito. La guerra era terminata, Voldemort era morto, lui era stato ucciso da Nagini e la sua coscienza era libera.
E Lily era finalmente in pace.
Aveva portato a compimento il percorso di redenzione che aveva intrapreso diciotto anni prima, ora era libero da quelle catene, da quei rimorsi, da quella maschera dolorosa che era costretto a indossare per nascondere a se stesso, più che agli altri, il volto amaro della disperazione.
Era stanco di nascondersi, stanco di sopravvivere a stento. Potter gli aveva donato una vita e non poteva sprecarla continuando a rimuginare il passato. Gli aveva dimostrato di essere diverso da suo padre, Harry non era James, e un nuovo Severus poteva rinascere dalla morte, come la fenice dalle sue ceneri

Note dal firmamento - SnarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora