Capitolo 20 - Sera

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La cena non tardò ad arrivare e Harry si avviò verso la sala grande con i due amici alle calcagna che esigevano una spiegazione accettabile per la sua assenza per tutto il pomeriggio.
- Ve l'ho già detto: avevo bisogno di parlagli! - ripetè per la terza volta frustrato, mentre alzava gli occhi al cielo in segno di resa.
- Abbiamo capito, ma hai saltato tre ore di lezione! Cosa avevate da dirvi? - ammiccò Hermione sperando di riuscire a farlo confessare.
Harry si bloccò di colpo e si girò verso i due - Abbiamo parlato e basta. E poi ho dimenticato la sfera nelle sue stanze e quindi stasera torno a riprenderla, va bene?
I due lo guardarono per nulla convinti, ma lasciarono perdere ed entrarono in sala grande.

Snape era lì, seduto al suo posto vicino all McGranitt, e Harry trovò gli occhi puntati su di lui non appena varcò il portone. Si guardarono per un attimo infinito, quasi come se volesse dirgli qualcosa che lui non riuscì ad afferrare, poi lo riabbassò sul suo piatto e Harry si incamminò verso il proprio tavolo.

La cena non era mai stata così lenta e lunga, sembrava un interminabile cenone di Capodanno, di quelli che i Dursley erano soliti tenere con gli amici il trentun dicembre e a cui Harry, fortunatamente, era costretto a non partecipare.
L'ansia e l'aspettativa del dopo cena gli stringevano lo stomaco in una morsa: se avesse dovuto affrontare una mandria di Ungari Spinati cavalcati da altrettanti Voldemort, seguiti da una folla di giganti impazziti sarebbe stato meno agitato; ma avrebbe solo dovuto entrare nelle stanze del suo insegnante, prendere la sfera e tornare in dormitorio.
- Stai bene? - si preoccupò Ron notando che il piatto dell'amico continuava ad essere pieno e che aveva mandato giù sì e no due forchettate.
Harry fu in quel momento risvegliato dal torpore della sua mente, indaffarata a riordinare tutto ciò che era successo in quel memorabile giorno.
- Sì, Ron. Certo. - rispose in fretta per evitare di creare ulteriori sospetti, mettendosi in bocca la forchetta con quello che scoprì in quel momento essere salsiccia.

Passò ancora un tempo infinito prima che la tavola si imbandisse di dolci di ogni tipo e, per quanto a Harry piacessero la maggior parte di essi, il suo stomaco in subbuglio non gli permise di toccarne nemmeno uno; la situazione peggiorò drasticamente quando il posto accanto alla McGranitt si liberò e guardando davanti a sé vide l'insegnante di Difesa scendere lentamente gli scalini per poi percorrere il lungo corridoio tra i tavoli fino a raggiungere l'uscita dalla sala.
Snape non mosse nemmeno per sbaglio gli occhi verso il tavolo Grifondoro, facendo quasi sorridere Harry per come impettito e, se possibile, anche più austero del solito si muoveva stando ben attento a non spostare lo sguardo che puntava dritto sul portone; era solito invece gettare qualche sorriso beffardo verso il tavolo della propria casa e alcuni ghigni disgustati verso gli altri.
Il diverso comportamento fu notato solo da Harry, che non appena lo vide uscire dalla sala, spinse d'istinto la sedia all'indietro, facendola stridere sul pavimento.
- Dove stai andando?
La voce dell'amico lo colpì all'improvviso, tanto che si girò di scatto, come se si fosse accorto in quel momento di non essere da solo seduto a quel tavolo. Deglutì, sperando di mandar giù quella sensazione di dolore allo stomaco che gli veniva quando era in procinto di fare qualcosa di proibito, affrettandosi poi a puntare gli occhi sul suo piatto da dolci che era rimasto vuoto.
Una mano gli accarezzò la spalla. - Harry, vai. - sentì dire alla voce calda di Hermione, che si era sporta oltre il suo ragazzo per arrivare a parlargli.
Non appena si girò nella sua direzione, incontrò due sorridenti occhi color nocciola che lo incoraggiavano ad alzarsi da quel tavolo - Vai. - ripetè l'amica sorridendo.
- Dove? - chiese cercando di sembrare disinteressato.
- Nella foresta proibita, ovviamente! - lo canzonò lei. - Va' da lui! - aggiunse poi con il sorriso più raggiante che le avesse mai visto.
- Non ora. - rispose timidamente, sentendo le sue gote imporporarsi improvvisamente.
- Cosa aspetti? - chiese lei.
Aspettava di essere pronto, ecco cosa. Ma la verità è che non lo sarebbe mai stato. E se era risultato così semplice entrare nelle sue stanze quel pomeriggio solo perchè non sapeva affatto cosa sarebbe successo, ora sembrava quasi un'impresa impossibile bussare a quella porta, forse pensando a cosa quella serata li avrebbe portati. O forse non sarebbe proprio successo nulla, avrebbe ripreso la sfera e si sarebbe dileguato nel dormitorio, con un timido saluto.
- Il dopocena. Gli ho detto che sarei andato da lui in serata. - rispose con un filo di voce.
L'amica gli sorrise dolcemente. - Direi che Snape ha già finito di mangiare, mentre tu non hai nemmeno iniziato. Non ti aiuterà stare ancora qui a fissare il tuo piatto vuoto fingendo di non essere in ansia.
Harry sospirò: Hermione, come al solito, aveva dannatamente ragione. Si alzò dal tavolo, prese un respiro profondo e li salutò con un freddissimo - Ci vediamo dopo.
Sentì Ron urlare un - Fai con calma! - ridendo, ma non ci fece troppo caso e uscì dalla sala.

Note dal firmamento - SnarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora