Capitolo 21 - Erba

1.7K 111 47
                                    

Passarono i giorni e arrivò il weekend. I Grifondoro avevano avuto una sola lezione di Difesa prima del fine settimana e all'uscita Harry aveva cercato di avvicinarsi alla cattedra, sperando di smuovere qualcosa nella situazione stagnante che si stava creando, ma Snape gli aveva rivolto solo un lungo sguardo, per poi salutarlo quasi dolcemente con un - Arrivederci, Potter. - ben diverso da quelli pieni di rabbia a cui era stato abituato in sette anni, ma non troppo diverso da un normale saluto di un insegnante a un alunno. Solo il tono era stato differente e forse aveva potuto notarlo solo lui, l'inclinazione della voce era quasi in tono di scuse, dolce e ridotta a un sussurro.

Il sabato mattina Harry si svegliò con un cielo limpido e azzurro fuori dalle finestre della torre, che lo mise subito di buon umore nella prospettiva di un volo sulla sua Firebolt.
- Ti va un giro in scopa stamattina? - chiese a Ron durante la colazione, subito dopo essersi accorto che per il secondo giorno di fila Snape non si era fatto vedere al tavolo degli insegnanti.
L'amico gli sorrise a trentadue denti.
- Ragazzi! - si intromise Hermione ferocemente - Abbiamo un sacco di compiti! Se domani vogliamo andare a Hogsmeade vi conviene farli oggi, vi ricordo che ci aspettano i M.A.G.O. a fine anno.
Harry sbuffò. Se la ricordava, eccome, tutta la paura di non sapere cosa fare dopo Hogwarts, l'aspettativa dell'ignoto e il terrore di non riuscire a passare gli esami, ma non voleva ripensare a quegli anni come i peggiori della sua vita, si sentiva libero e dopo tutto quello che aveva passato sapeva di meritarselo. - Ma è una bellissima giornata! - rispose seccato.
- Sta arrivando l'inverno, sarà l'ultima volta che possiamo volare senza inzupparci di pioggia! - lo sostenne il rosso.
- Fate come volete, ma non ho più intenzione di passarvi i compiti. - rispose risoluta, riprendendo a mangiare - Oggi sono ben disposta a farli insieme.
Ron guardò sconsolato l'amico, come a dirgli che lei aveva ragione e non poteva di certo contrariarla, date le circostanze.
- Se volete possiamo studiare al parco. - propose Hermione senza alzare gli occhi.
I due sorrisero benevoli alla loro amica senza la quale ogni singolo anno a Hogwarts sarebbe stato un incubo e non avrebbero mai passato gli esami.
La prospettiva di studiare seduti sul prato non era allettante quanto sfrecciare sulla Firebolt nei cieli azzurri di quel fine settembre, ma almeno avrebbero potuto mettersi in pari con i compiti e godersi comunque una delle ultime giornate estive.
- E sia. - rispose Harry mentre finiva la colazione.
Come tutte le mattine uno stormo di gufi si riversò in Sala Grande, creando il solito scompiglio per afferrare la posta.
Una busta cadde sul tavolo davanti a Harry che di certo non si aspettava lettere per lui, ma quando lesse "Harry Potter" delineato con quella scrittura che aveva imparato a riconoscere a prima vista, si fiondò su di essa per evitare che qualcun altro potesse raggingerla prima.
La civetta dal manto grigio si era appoggiata al tavolo davanti al suo succo di zucca, ma anche quando la ricompensò con un po' di bacon nel becco, non diede segno di voler volare via.
- E' lui? - chiese sottovoce Hermione raggiante, come se quella lettera fosse per lei.
Harry annuì in silenzio, pietrificato dal ricevere ancora una volta una lettera dal suo insegnante. Onestamente, dopo due giorni in cui non l'aveva nemmeno visto da lontano non si aspettava che lo cercasse. Cosa poteva mai volergli dire? Perchè non si era presentato di persona e non gli aveva più parlato?
Tante domande, ma aprire quella busta poteva dargli una risposta o una delusione totale. La paura, mista all'eccitazione per il fatto che per lo meno gli aveva scritto, gli strinse il petto con una morsa.
- Aprila! - suggerì Ron, vedendo il dubbio dipinto sul volto dell'amico.
Harry non era certo che fosse sensato aprirla in Sala Grande, ma Ron ed Hermione lo coprivano da entrambi i lati.
Era una busta piccola, color pergamena, con le lettere del suo nome in caratteri eleganti scritte sopra. Aprì il sigillo e trovò un biglietto piegato a metà, che recitava:

Devo parlarle.
Mi dica dove e quando.
S. Snape

Ancora una volta poche spiegazioni. Nulla a cui potersi aggrappare, niente che gli dicesse di cosa volesse parlargli, nulla che potesse tranquillizzarlo. Sette parole più silenziose dell'assenza degli ultimi giorni. Non si era firmato Professor S. Snape, solo S. Snape, come a voler sottolineare che non era da insegnante che voleva parlagli... no, forse e con più probabilità, aveva solo scritto di fretta. E data la lunghezza del biglietto era la cosa più semplice e ovvia da credere.
Hermione lo scrutò per cercare in lui un qualunque segno le confermasse che per Harry quel biglietto volesse dire qualcosa, che conoscesse la chiave di lettura; ma l'interrogativo sul suo volto le fece capire che non era così.
- Mi sa che aspetta una risposta. - suggerì indicando la civetta ancora appollaiata in attesa sul tavolo. Poi tirò fuori piuma e calamaio e li porse all'amico.
- Cosa - balbettò quest'ultimo - cosa dovrei rispondergli? Forse faccio prima ad andare ora da lui.
Ma la ragazza lo fermò. - Non credo. Non vedi che sta cercando di venirti incontro? Ti avrebbe detto di andare da lui, se avesse voluto. Ti sta chiedendo di dargli - lei deglutì, le guance le si imporporarono e abbassò il tono di voce - un appuntamento, Harry.
- Un cosa?! - sbraitò il rosso. - Non diciamo stupidaggini!
- E allora come spieghi il fatto che abbia chiesto esplicitamente a Harry di scegliere ora e luogo? Perchè non imporgli di andare subito nel suo ufficio? - controbattè Hermione.
Harry era terribilmente confuso. In fondo le osservazioni dell'amica erano come sempre inconfutabili e non poteva negare che nell'ultimo biglietto gli aveva detto di andare a trovarlo nelle sue stanze e solitamente Snape non era uno che facesse decidere agli altri i suoi appuntamenti.
Ma era davvero possibile?
La civetta stava aspettando, lamentandosi ogni tanto, come a dirgli di sbrigarsi.
- Cosa gli dico? - chiese aiuto Harry dopo aver riflettuto a lungo e non aver trovato nulla di decente da scrivere. - Vado da lui tra un'ora, mi sembra la cosa più sensata.
- Aspetta. Perchè non gli proponi tu qualcosa di... diverso? Voglio dire, te l'ha detto lui di scegliere. - gli fece notare Hermione raggiante.
- Domani a Hogsmeade. - pensò Harry ad alta voce, ricordandogli che poche sere prima lui aveva rifiutato. Magari aveva cambiato idea e cercava un modo per dirglielo.
- Mi sembra un po' esagerato. - intervenne Ron.
- Per una volta dici una cosa sensata. - gli sorrise la sua ragazza. - Ricordati che è un tuo professore e sarà giudice di una prova dei M.A.G.O.
E poi non riuscirei a dormire stanotte se non sapessi cosa deve dirmi, pensò il moro.
Aveva intinto la piuma nell'inchiostro e ora la teneva a mezz'aria.
- Digli che siamo al parco. - buttò lì Hermione. - Digli che può venire lì quando vuole e ci staremo tutta la mattina.
- Vuoi che Snape venga a controllarci? - si preoccupò Ron.
Lei alzò gli occhi al cielo. - Non viene mica per te, Ron!
L'idea a Harry piaceva. Sarebbe stato in ansia tutta la mattina, ma almeno era con i suoi amici e poteva provare a fare i compiti nell'attesa, senza rinunciare alla giornata di sole. E poi sarebbe stato impagabile vedere Snape trascinarsi fuori dai sotterranei prima del tramonto, ma proprio lui gliene stava dando la possibilità. Il solo pensiero lo fece arrossire.

Note dal firmamento - SnarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora