Capitolo 3 - Note

1.3K 99 5
                                    


Leggete questo capitolo con il Notturno di Chopin Op. 48 n. 1 in sottofondo.



Harry aveva deciso di aspettare prima di raggiungerli sulla torre. Sapeva che in casi come quello, avrebbero potuto metterci un po' a discutere e fare pace e voleva lasciargli i loro spazi.
In realtà aveva pensato di non salirci proprio e lasciarli da soli, ma sapeva che se qualcosa fosse andato storto nella riappacificazione dei due, Ron non gli avrebbe mai perdonato di non essere stato lì a salvarlo.  

Finito il dolce era tornato in dormitorio a prendere il mantello per ripararsi dal freddo serale e poi, quando si accorse che era passata circa un'ora da quando Ron era andato via, si diresse su per le scale.

Aprì la porta e vide i suoi due migliori amici seduti a terra, abbracciati e con lo sguardo rivolto verso le stelle.
Era così contento di vederli di nuovo insieme e felici, avevano fatto pace e questo gli dava un po' di gioia.
Spesso si chiedeva quanto potessero essere stupidi loro, che si amavano così tanto e litigavano per ogni frivolezza. Ma poi rivederli insieme gli faceva credere anche ancora qualcosa di buono nel mondo ci fosse.
Li guardò ancora e pensò che erano meravigliosi.
Lui non aveva avuto la stessa fortuna, non aveva trovato in Ginny la persona che credeva di amare.
Non poteva stare con lei, non sarebbero mai riusciti a stare bene da quando lui aveva scoperto che non era lei che voleva accanto.
Ginny non l'aveva presa bene all'inizio, ma era normale che fosse delusa. Harry aveva continuato a starle accanto, erano rimasti in amicizia e ora anche se non stavano insieme, lei lo aveva compreso e avevano deciso che rimanere amici era un buon compromesso.
Ma Harry non sapeva quando avrebbe trovato una persona che lo amasse come Hermione e Ron si amavano e non voleva neppure chiederselo. Avrebbe aspettato e prima o poi la felicità sarebbe arrivata anche per lui.  

Vedendo che era tutto a posto e che Ron se l'era cavata egregiamente, decise di lasciarli soli a godersi la serata e si avviò di nuovo verso le scale.
- Harry, vieni qui! Dove credi di andare?
La voce di Hermione lo fece sobbalzare. Com'è che riusciva sempre a beccarlo? Si girò verso di loro.
- Tranquilli, ragazzi. Volevo solo vedere se era tutto a posto, torno al dormitorio.
- Vieni qui! - ripetè Hermione.
- Harry, solo perchè io ed Hermione stiamo insieme non vuol dire che sei escluso. Siamo sempre noi! Dai, vieni a sederti. - aggiunse Ron.
Le parole dell'amico gli diedero conforto, non voleva fare il terzo incomodo, ma sapeva che con loro non si sarebbe mai sentito tale. In fondo era sempre stato lui il centro dell'attenzione, ora che le cose erano cambiate era giusto che ci fossero loro.
Si avvicinò e si sedette accanto a Ron.  

- Allora, dove è... Nettuno? - chiese ad un tratto per rompere il silenzio.
Hermione guardò il suo ragazzo e sorrise, Ron dal canto suo scosse la testa e rispose al sorriso. 
- E' lì, Harry. - disse lei allungando il braccio. - Quel puntino più luminoso.
- Oh, bello. Diciamo che lo confonderei facilmente. - rispose Harry.
- Ma dopotutto, diventano forse più belle se gli diamo un nome? - chiese Hermione sorridendo a Ron. - Non sono meno belle se le guardiamo solo come stelle, vero Ron?
- Vedo che apprendi molto velocemente, ragazza. Ma non dirlo alla professoressa Sinistra!
I tre scoppiarono a ridere e continuarono a guardare il cielo.
Harry intuì che qualcosa era cambiato nei due quella sera, e si sentì immensamente felice.  

Mentre scrutava il firmamento gli venne da pensare a tutte le persone che aveva perso, ma non con tristezza, solo con la felicità di averli potuti conoscere e un po' di malinconia.
Pensò a Silente, che tanto gli aveva insegnato in quegli anni ad Hogwarts e altrettanto gli aveva taciuto. Pensò all'ultima volta che lo vide, in quella realtà che era un misto tra la veglia e il sonno, simile a King's Cross, quando il professore gli aveva rivelato tutto quanto.
E poi pensò a Remus, che gli era stato fin da subito vicino, gli aveva insegnato l'Incanto Patronus e riusciva sempre a portargli conforto. Era quasi la sua famiglia, uno dei migliori amici di suo padre. A Tonks, che con tanta fatica aveva convinto Remus a sposarla e poi ad avere un figlio, e a quel bambino che ora si trovava in balia del mondo senza genitori, caduti entrambi in quella battaglia, che non era la loro battaglia, ma la sua fin dall'inzio.
Pensò a Sirius, che lo aveva accolto a braccia aperte appena lo aveva conosciuto, quasi un fratello per i suoi genitori, che gli aveva proposto di portarlo a vivere con sé, ma alla fine quella quella casa era rimasta vuota e Sirius era passato sotto il velo tre anni prima.
Pensò a suo padre James, che aveva dato la propria vita per lui e per Lily, e ripensò a quello che aveva visto nei ricordi di Snape e che non gli piacque affatto scoprire certe cose di lui.

Note dal firmamento - SnarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora