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Quando gli altri ci raggiungono quasi non credono ai loro occhi quando trovano la Jeep in quelle condizioni. Osservo le loro reazioni mentre André spiega loro ciò che è successo. Lo guardo mentre mi stringo nella sua felpa larghissima. Profuma di lui, di muschio, un odore che penetra acuto nelle narici, rilasciando quel gusto un po' amaro. È calmo, nonostante la pessima situazione, ed è anche sporco di sangue, probabilmente non suo, dato che non presenta ferite e lesioni varie. Non ha neanche un livido e non capisco come sia possibile visto che aveva sbattuto la testa e perso coscienza.
Io invece ho croste di sangue ovunque, sulla faccia, sulle gambe, sulle braccia. Mi fa male tutto il corpo e la testa ancora mi gira. Il mio sguardo cade su una grande macchia di sangue, laddove c'era la bambina vampira. André ha ucciso lei e gli Aes mancanti senza la minima difficoltà. Mi chiedo quale sia la sua arma e come abbia fatto a riprendersi così in fretta e poi combattere. Non ho sentito spari, quindi non dovrebbe trattarsi di un'arma da fuoco. Sospiro non riuscendo a capirlo.
Il ragazzo si gira nella mia direzione e mi rivolge un sorriso tirato per poi riprendere la discussione con Nick. Rin e Guren si trovano ancora nell'auto, in disparte, aspettano solo il prossimo ordine. A spiegazioni concluse André torna da me e mi controlla le ferite.
-Sanguini ancora- afferma toccandomi la fronte con un dito.
Mi mordo un labbro per il bruciore e lui vedendo la mia espressione si scusa immediatamente, spostando la mano sulla guancia.
-Posso farti una domanda?-
Annuisco stanca.
-Eri con lui quando è morto?-
Annuisco nuovamente cercando di trattenere le lacrime.
La mia mente proietta il volto sorridente di Taro e subito i sensi di colpa tornano a galla. Chiudo gli occhi per scacciare l'immagine, ma senza risultato.
-Ho avuto paura di perdere anche te- ammetto mordicchiandomi le unghie. André fissa il vuoto davanti a sé per qualche istante poi, prendendo la mia mano, si alza dal marciapiede su cui eravamo seduti e si dirige alla Jeep trascinandomi con lui. Ci sediamo nei posti dei passeggeri insieme a Nick, mentre Guren guida e Rin gli fa compagnia davanti. Lo vedo qualche volta osservarci dallo specchietto retrovisore, tuttavia, non riesco mai a decifrare il suo sguardo.
-Naomi ti farai visitare in infermeria. Noi altri torneremo indietro e controlleremo comunque il magazzino. Quegli Aes potrebbero aver mentito- interrompe il silenzio il nostro caposquadra.
Non rispondo continuando ad osservare Londra fuori dal finestrino. Sospiro. Mi sento così inutile.
Quando scendo dalla macchina, all'interno della zona militare, i miei compagni ripartono senza nemmeno salutarmi. Mi manca la famiglia di un tempo. Mi manca ciò che eravamo prima della morte di Taro.
Cammino a passi lenti verso l'infermiera, non ho nessuna voglia di farmi visitare. So di stare bene, ho solo bisogno di una doccia calda. Sono i miei pensieri quelli che devono essere calmati.
L'infermiera mi fa spogliare senza troppe cerimonie, disinfetta i vari tagli e applica qualche strana pomata. Mi regala anche un barattolino di crema da usare dopo essermi lavata.
Quando arrivo in camera mia mi butto sul letto a peso morto. Mi rendo conto di come la poca sicurezza che riuscivo ad avere, quando combattevamo uniti, sia del tutto sparita. Anche durante le battaglie, faccia a faccia con la morte, non riesco più ad essere me stessa. Sembra che la paura di perdere qualcun altro prevalga su di me. Paura che mi blocca. Mi blocca e non fa altro che peggiorare le cose. Tiro un pugno contro il cuscino in un impeto di rabbia. Poi un altro e un altro ancora. Arrivo persino a strapparlo ed a lanciarlo dall'altra parte della stanza.
Prendo un bel respiro e decido di buttarmi sotto la doccia per placarmi. Strofino quasi violentemente le mani sul mio corpo per togliermi lo strato di terra e sangue dalla mia pelle. Mi accascio sulle piastrelle e mi rannicchio con l'acqua che mi batte sulla schiena.
Non so quanto tempo rimango in questa posizione, so solo che quando rialzo lo sguardo verso la finestra il sole è ormai tramontato. Mi rialzo ed esco avvolgendomi nell'accappatoio.
-Che ci fai qui? Come sei entrato?- domando sorpresa vedendo André disteso sul mio letto.
Indica la finestra aperta e poi si mette a sedere.
-Volevo sapere come stavi- borbotta arrossendo leggermente e osservando da un'altra parte.
Mi rendo conto di essere praticamente nuda e afferrando il pigiama in fretta e furia, mi richiudo nel bagno.
-Che idiota- mi rimprovero.
Mi vesto il più veloce possibile e, senza nemmeno guardarmi allo specchio, esco nuovamente sedendomi al suo fianco.
-Le ferite?- chiede.
-Non sono gravi. Devo metterci solo questo- rispondo mostrandogli il barattolino.
-Lo hai già fatto?-
Scuoto la testa e lui lo prende dalle mie mani.
Sotto la mia espressione palesemente sorpresa, André mi sposta una ciocca di capelli bagnati dietro l'orecchio ed inizia a spalmarmi la crema sulla fronte, poi sulle braccia ed infine sulle gambe. Ad ogni suo tocco rabbrividisco e non solo a causa delle sue mani fredde. Accarezza la mia pelle con delicatezza, la sfiora, senza nemmeno fare caso all'effetto che fa su di me.
-Grazie mille- balbetto rossa come un peperone e con il cuore a mille.
Sentendomi in difficoltà guardo in giro per la camera e trovo, grazie al cielo, il mio capro espiatorio. Mi alzo dal letto e afferro la sua felpa ancora sporca del mio sangue.
-Devo lavartela-
-Non è necessario- dice lui prendendola e sorridendomi.
-Grazie comunque-
Sorrido anch'io.
-André posso farti io una domanda adesso?-
-Dipende-
Ignoro la sua riposta.
-Perché sei così gentile con me? Non mi conosci nemmeno-
Il ragazzo socchiude le labbra per un istante per poi distenderle in un sorriso forzato.
-Io... non lo so- sussurra.
Restiamo in silenzio per un po'. Non c'è imbarazzo tra noi. Siamo solo entrambi stanchi.
-Stavo per dimenticarmene, ti ho portato una cosa- dice ad un tratto frugando nelle sue tasche.
Tira fuori uno strano oggetto rettangolare con dei tastini ed un piccolo schermo. Attacca delle cuffie e me ne passa una.
-Cos'è?- chiedo incuriosita.
Quando parte la musica sobbalzo presa alla sprovvista. Guardo André affascinata e stupita al tempo stesso.
-È un mp3 degli anni duemila-
-C-come fai ad averlo? Assurdo!-
Rido dall'incredulità e mi rigiro tra le mani lo strano oggetto.
-Don't want no conversation, I need sweet sensation, all I want to do, is make a meal outta you! Cause I'm a
love hungry man!-
André riprende a cantare come se si trovasse su un palcoscenico, è davvero bravo. Ci guardiamo intensamente, entrambi con il sorriso stampato in faccia.
-A man's got to eat baby. Bon appetite, I'm your love hungry man- conclude. L'unica cosa che manca è la scivolata finale da vero rockettaro.
-Ad un certo punto pensavo volessi mangiarmi per davvero- scherzo sulle parole della canzone.
Lui mi rivolge uno strano sorrisino e socchiude gli occhi come un predatore pronto all'attacco.
-Chissà-
Basta una parola per farmi andare a fuoco e mandare in tilt il mio cervello. Balbetto qualcosa di incomprensibile persino a me stessa ed il ragazzo scoppia a ridere vedendomi in questo stato.
Qualcuno improvvisamente bussa alla porta ed il momento di spensieratezza svanisce all'istante. Spingo André nel mio armadio, intimandogli di fare assoluto silenzio, e chiudo le ante. Aprendo la porta mi ritrovo Rin davanti, che si gratta le braccia imbarazzata.
-Sono venuta per prendere le ultime cose-
Annuisco spostandomi di lato e facendola entrare. Infila subito nello zaino i suoi fumetti che ancora non aveva portato via ed alcuni oggetti sulle mensole.
-Cosa ti manca?-
-Solo dei vestiti-
Alle sue parole impallidisco e spalanco gli occhi completamente nel panico.
-Li ho spostati in bagno- invento.
Lei mi guarda stranita.
-E perché?-
-Ho comprato nuove cose e non ci stavano. Ho fatto spazio- Fingo un sorriso.
Poco convinta si dirige in bagno ed io mi affretto a far uscire André dalla finestra.
-Che scusa pessima- ridacchia il ragazzo.
-Stai zitto!- rispondo io a bassa voce.
-Scusa ma dove sono? Non li trovo- urla Rin dall'altra stanza.
-Tieni, te lo regalo- detto ciò salta e con un saluto sparisce nell'oscurità.
Nascondo il lettore musicale nella tasca del pigiama e mi tocco le guance arrossate con le mani.
-Perché hai quel sorriso da ebete?-
-Eh?- mi riprendo all'istante.
Lei scuote la testa esasperata.
-I miei vestiti?-
-Ah nell'armadio-
Mi fulmina con uno sguardo prima di infilarli tutti nello zaino.
-Non guardarmi così, mi sarò sbagliata- cerco di difendermi dai suoi occhi assassini.
Quando esce dalla mia camera il sorriso torna ad illuminare il mio viso. Per tutta la notte ascolto la musica di André e mi domando come io abbia fatto a vivere senza fino a quel momento. Finalmente ho trovato qualcosa in grado di non farmi pensare. Porto il regalo all'altezza del cuore ancora palpitante e, mentre sfioro la collana di Aaron, chiudo gli occhi aspettando che il sonno mi trascini nel mondo dei sogni.

Blood Bullet [IN REVISIONE] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora