Mount Saint Michel, 18 luglio 4105 d.C
Come aveva detto, oggi André non si è fatto né vedere né sentire. Credo che sia giusto così, è un giorno molto triste per lui.
La pioggia batte violenta sui tetti delle case e del palazzo, non lasciandomi in pace con i miei pensieri. Le goccioline si schiantano violente contro la vetrata, mentre le nuvole coprono l'azzurro del cielo. Un lampo squarcia il grigio, facendomi sussultare.
Le mani mi tremano, le mie gambe sono gelatina. Ho paura, eppure sento che devo farlo. La chiave mi cade per terra, il tonfo rimbomba nell'atrio. Bestemmio mentalmente mentre mi piego per raccoglierla. Non ho ancora capito perché mi trovi qui, perché continuo a mettermi nei guai. Sembra che sia attratta dal pericolo.
Ormai però non posso tornare sui miei passi, il danno è fatto. Infilo la chiave nella serratura e questa scatta. È tutto così facile, troppo facile. André non c'è, i corridoi sono deserti ed io ho campo libero. Posso agire finalmente.
Entro di soppiatto nella stanza buia ed accendo la luce. Si tratta di uno studio. Tutto è perfettamente in ordine, ogni cosa è al suo posto: i libri sono catalogati in ordine alfabetico in una gigante libreria, la scrivania di legno è vuota e pulita, persino il cestino non presenta inutili scartoffie.
Leggo con attenzione ogni titolo, accarezzo le copertine. Alcune sono lisce, altre ruvide. Ognuna pare differente al mio tatto.
Ciò che attira la mia attenzione però non è un libro. Mi avvicino alla scrivania ed apro il cassetto. È vuoto.
Sbuffo, richiudendolo di scatto.
Uno strano rumore però mi fa fermare sul posto. Un cassetto vuoto non produce nessun suono. Lo riapro e tasto il fondo. Bingo.
Spingendo verso il basso riesco a sollevare la base di legno e subito una miriade di fogli fanno capolinea dallo scomparto segreto.
Mi siedo iniziando a sfogliarli velocemente. Dovrei avere più tempo a disposizione per analizzarli tutti e ho la sensazione che se dovessi prenderli verrei scoperta subito. Devo farlo ora, non ho scelta.
Il mio cuore martella più veloce e le mie mani sudano per l'ansia. Devo muovermi.
Osservo una foto raffigurante i Veteres e il Re con un camice bianco, sembrano tutti felici. Nel retro c'è scritta una data: '25 novembre 3559 d.C', un mese prima della grande strage.
-Oddio- sussurro con gli occhi sgranati. Un documento presenta il timbro del Blood Bullet, lo stemma con il lupo e la luna, e ciò che riguarda non mi piace affatto. Porto una mano alla bocca, sconvolta.
Una lista di nomi di bambini appena nati con qualche malattia si trova davanti ai miei occhi. Accanto al nome e al luogo di nascita c'è scritto il gruppo sanguigno. Ciò che però più mi disgusta è il motivo della lista. Uno scambio. I Veteres ricevono sangue dal Senato Tedesco ormai da secoli, che in cambio ottiene l'immunità. Nessun vampiro può ucciderli.
Continuo a sfogliare, i miei occhi slittano da frase a frase e ad ogni parola una morsa stringe il mio cuore.
Assottiglio lo sguardo quando noto che le firme sono sempre le stesse, da ambidue le parti. Essendo ordinati per date, risalgo facilmente al primo contratto tra l'esercito e il re, e immediatamente mi irrigidisco. Com'è possibile che la firma dei senatori sia sempre la stessa? Non posso credere che siano vampiri anche loro. Mi rifiuto. Che senso avrebbe la guerra?
Alla mia domanda trovo subito una risposta. Risposta che mi fa raggelare il sangue nelle vene.
La guerra è nata da un accordo. Accordo che protegge sia vampiri che umani. Se tutti gli umani venissero uccisi, come farebbero i vampiri a nutrirsi e poi a vivere? La guerra è un mezzo per non morire. O meglio, per far morire coloro che sono sacrificabili. I soldati servono per nutrire gli Aes e gli Aurum. Chi sopravvive fino al termine della leva militare può procreare, ed ecco che il cerchio ricomincia. È tutto maledettamente collegato.
Il primo contratto riguarda proprio questo. Quanto tempo ci metterebbero i Veteres ad ucciderci tutti se solo lo volessero? Se tutti i vampiri si unissero ci sarebbe davvero qualche speranza per l'umanità? No, certo che no. È tutto una bugia, la guerra è una bugia. È tutto parte di un progetto più grande, siamo tutti pedine nelle mani dei potenti.
Trasalisco quando leggo i dettagli del primo contratto. Si tratta di un patto di sangue, di uno scambio di sangue! Questo vuol dire che il Senato è schiavo di Re Nicolaj e che in realtà i vampiri hanno il controllo su tutto. Pensavo che l'esercito fosse l'ultima speranza per l'uomo, sono cresciuta con questo ideale. Ora, ogni mia certezza è stata calpestata. Piano piano collego anche gli ultimi pezzi rimasti e come un puzzle tutto si fa più chiaro. Ora comprendo perché uno scambio di sangue è qualcosa di così potente, ora comprendo perché i vampiri lo ritengono un gesto quasi sacro. Non si diventa semplicemente uno schiavo, si diventa uno schiavo quasi immortale, uno schiavo che vive finché vive il suo padrone.
Con il fiatone mi appoggio alla scrivania prendendo la testa tra le mani. Troppe informazioni, troppe bugie. Che André sapesse tutto questo? Anche se fosse, come avrebbe potuto dirmelo? È un segreto troppo grande, troppo complicato, troppo difficile da svelare. È un segreto che riguarda l'intero mondo.
-Lo sapevo che avevi qualcosa in mente-
Sussulto colta alla sprovvista. Mi giro di scatto incrociando lo sguardo di fuoco di Rose.
-Come hai fatto ad entrare?-
-Non hai chiuso la porta a chiave. Ti facevo più sveglia coniglietto-
Arretro di un passo quando lei avanza. Perfetto, sono bloccata tra Rose e la sedia.
-Ci sono delle cose che non sai, che nessuno sa e che il tuo re tiene nascoste- le rivelo provando a distrarla, ma il sorriso diabolico che compare sul suo volto mi fa capire che il mio intento è fallito.
-Pensi che mi interessi? Non mi riguarda ciò che fa il mio sovrano. Mi interessa solo di me, André e di te. Ed ora ho la scusa perfetta per eliminarti. Pensi che qualcuno mi fermerà? Ti sbagli. Il tuo adorato fidanzatino non c'è e non può aiutarti, il Re mi premierà per averti uccisa dato che sei nelle sue stanze. Sei sola, mio caro coniglio. Sola ed in trappola-
Rose si lancia su di me, ma fortunatamente riesco a rotolare di lato, schivandola. Mi guardo intorno in cerca di un'arma, ma l'unica cosa che trovo è una lampada. Addio al mio fantastico piano di curiosare ed andarmene. Senza pensarci due volte la impugno come se fosse un'arma e la scaglio contro la vampira.
Lady Illary la evita facilmente, con la sua velocità mi afferra per i capelli e sbatte la mia testa contro il pavimento. Le orecchie mi fischiano subito e quando, per la seconda volta colpisco il parquet, la mia vista si appanna.
Magari è la volta buona che Rose mi uccide, magari è la volta buona che risolve ogni suo problema. Avrei voluto morire in un altro modo, magari di vecchiaia, magari riuscendo a difendermi, magari salutando prima la mia famiglia. Pensando a Ron, a mia mamma ed a mio papà, trovo la forza di reagire. Con un calcio mi libero dalla presa dell'Aurum, che grugnisce infastidita e, prima che possa raggiungermi di nuovo, gattono fuori dalla stanza, chiudendole la porta in faccia. So bene di aver guadagnato solo pochi secondi, quindi obbligo le mie gambe a rialzarsi ed a correre. Non so dove sto andando, so solo che sento la mia testa pesante ed i sensi abbandonarmi poco a poco. Come immaginavo la vampira mi raggiunge in un attimo. Un urlo grottesco esce dalle mie labbra quando mi afferra e senza fatica mi lancia letteralmente contro la parte opposta del corridoio. Una fitta attraversa tutta la mia spina dorsale e mi ritrovo ad annaspare in cerca di aria a causa della botta. Mi manca il respiro e, quando tossico disperatamente, del sangue macchia il pavimento. Rose non mi da un attimo di tregua, con un gesto veloce mi strappa la collana e poi mi afferra per il collo, alzandomi da terra.
Scalcio come un animale in trappola, provo ad allentare la sua presa con le mani, ma senza risultato.
-Non vedo l'ora di sentire il tuo ultimo respiro- afferma leccandosi le labbra.
Ed è così che serro gli occhi, aspettando la mia fine. Forse è così che doveva andare. Cosa dovevo aspettarmi dopotutto? La mia vita si è complicata nel momento in cui ho conosciuto André, nel momento in cui tra noi si è creato un legame. Davvero speravo che me la cavassi dopo essere entrata nella tana del lupo? Dopo essermi innamorata di un vampiro? Avrei dovuto immaginarmelo che sarei morta prosciugata, magari non potevo sapere che sarebbe stata proprio Rose, la stessa vampira a causa di cui tutto è iniziato. Se Taro non fosse morto, come sarebbe stato il mio percorso? Sicuramente differente. Avrei tradito il mio esercito? Avrei fatto le stesse scelte? Probabilmente no.
I canini di Rose squarciano la mia pelle senza delicatezza ed io urlo dal dolore. Mai, nemmeno quando André aveva perso il controllo, il morso mi ha fatto così male. Non mi rendo nemmeno conto di star piangendo finché qualcuno non spinge Rose lontano da me. Cado per terra quasi senza forze ed immediatamente mi tocco la ferita cercando di bloccare il sangue.
Quando alzo gli occhi da terra rimango scioccata.
Rose è distesa sul pavimento, una donna padroneggia su di lei, bloccando ogni suo tentativo di muoversi. Le tira un pugno, poi un altro. Presto Lady Illary non diventa altro che un corpo immobile, fermo, senza vita. E ne ho la certezza quando si sbriciola, quando non diventa altro che polvere. Rose è morta.
La donna solo allora si gira nella mia direzione e solo adesso mi rendo conto che si tratta di Gloria. La Veteres mi fissa con i suoi occhi infuocati, la bocca socchiusa, sporca di rosso, il viso macchiato del sangue di Rose. E mi sorride.
Con la sua velocità si piazza di fronte a me, ogni mia possibilità di fuga svanisce nel momento in cui afferra le mie braccia. Sussulto dal gelo delle sue mani.
-Adesso posso bere un po' del tuo sangue?-
Scuoto la testa e con la voce tremante rispondo nello stesso identico modo di ieri.
-Non credo sia il caso- dico. Copiose lacrime continuano a scendere sulle mie guance. Non ho ancora capito quando mi sono rammollita così tanto, sono mesi che non faccio altro che piangere, ma ormai le emozioni represse in tutti quegli anni di addestramento sembrano sopraffarmi. Sono sempre stata più sensibile di tutti i miei compagni, forse non sono mai stata realmente adatta a combattere. Forse non era la vita che faceva per me, ma una volta era l'unica cosa che avevo, l'unica cosa in cui credevo. Ma una persona come può pensare in un altro modo quando non ha una scelta davanti?
-Ma io ho fame-
Scuoto la testa senza un motivo ed un singhiozzo esce dalle mie labbra.
-Gloria? Che ci fai qui? Oh mio dio- la voce di Camille riecheggia nel corridoio, accedendo in me una piccola speranza.
Si guarda intorno con gli occhi spalancati per poi portarsi una mano alla bocca. Il suo sguardo passa dal mucchio di polvere a me, da me a Gloria. Si incupisce rendendosi conto della grave situazione.
-Gloria tesoro perché non lasci Naomi?- le domanda con dolcezza ed avvicinandosi lentamente.
-Perché ho fame- risponde lei dopo qualche minuto di silenzio.
-Non c'è problema, possiamo andare a mangiare-
-Ho fame di lei-
La sua presa sulle mie braccia si fa più forte, facendomi irrigidire.
-Perché non...- Camille non fa in tempo a finire la frase che Gloria ringhia ed in uno scatto di rabbia l'attacca. Le due vampire iniziano a lottare, quasi non riesco a seguire lo scontro per la loro rapidità.
-Tesoro, sono io, Camille- continua a ripetere la Veteres.
-Ho fame!- grida per l'ennesima volta l'altra. Tutto in lei urla disperazione e non posso negare di provare per lei un po' di pietà. Da quanto tempo ormai non ha più il controllo sulla sua mente e sul suo corpo?
Un urlo mi muore in gola quando la mano di Gloria si conficca nel petto di Camille. Quest'ultima spalanca la bocca sorpresa, poi caccia indietro le lacrime e stringe i denti.
-Perdonami- sussurra prima di afferrare la testa dell'amica e girarla. Un gesto netto, fermo, deciso. Le spezza il collo. Gloria cade a peso morto ed immediatamente la vampira l'abbraccia scoppiando in un pianto disperato.
-Perdonami, perdonami, perdonami- singhiozza cullandola.
Con delicatezza sposta i capelli dal suo viso, un viso impassibile, inespressivo, vuoto. Le accarezza una guancia e poi la bacia, soffocando un verso tormentato.
-Cosa ho fatto, cosa ho fatto!- il suo sussurro diventa presto un grido. Non lascia Gloria neanche un attimo, la stringe forte a sé. La scena è toccante, straziante. Era un sentimento più profondo dell'amicizia quello che le legava.
-Hai fatto ciò che andava fatto ormai da molto tempo-
Tremo al suono della voce, della sua voce.
-Come puoi dire una cosa del genere? Lei è così per colpa tua!- esclama indignata Camille.
-Era- sottolinea Re Nicolaj. -E la colpa è stata di tutti noi-
-Che scocciatura liberarmi del suo corpo. Dovrò inventarmi qualcosa per tenere a bada i miei sudditi... Magari che è partita per un lungo viaggio... - aggiunge pensieroso.
La vampira si alza ed in uno scatto di rabbia aggredisce il suo sovrano. Non dovrei essere sorpresa del fatto che questo si sappia difendere, eppure vederlo all'azione mi lascia a bocca aperta. Re Nicolaj blocca con una mano la Veteres, mano che si conficca nel suo petto e che esce subito dopo con il suo cuore. Il corpo senza vita di Camille stramazza al suolo immediatamente e quando il Re dei vampiri lascia cadere a terra l'organo vitale della ragazza e del sangue schizza sul mio viso, non riesco a trattenere un conato di vomito.
-... E tu sei andata con lei. Una dolce luna di miele-
Rimango pietrificata davanti alla sua crudeltà e sopratutto quando i suoi occhi incontrano i miei.
-Vorrei che noi vampiri originali potessimo sbriciolarci come tutti gli altri e magari morire per mano delle vostre stupide armi. Invece no, possiamo solo ammazzarci tra di noi- borbotta pulendosi le mani sporche con un fazzoletto che ripiega e ripone nella tasca della sua elegante giacca.
-Ma ora, passiamo alle cose serie-
Mi sorride. Ed io vorrei sparire.
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Blood Bullet [IN REVISIONE]
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