Fuori Londra, 10 maggio 4105 d.C
I preparativi per la partenza sono stati più veloci del previsto. Ogni soldato munito di zaino contenente provviste e sacchi a pelo per la notte, ha un ruolo preciso durante tutto il viaggio. Una volta a Cumnock i caposquadra prenderanno poi le prossime decisioni in base alla situazione che ci troveremo davanti. Essendo dieci soldati in tutto siamo partiti con due Jeep ed un camion per il trasporto dei dispersi. Per evitare imboscate da parte dei vampiri il camion viaggia tra le due auto, dalle quali possiamo combattere senza troppa difficoltà.
Il grosso camion è guidato da Nick e Johanna, l'altro caposquadra. Nella Jeep davanti si trovano Guren e Rin, insieme a Paul e Gabriel, componenti della squadra con cui dobbiamo collaborare, ed infine nella macchina che chiude la fila ci siamo io, André, Lana e Nathan. Non nego che avrei preferito trovarmi con l'altro gruppo.
Non mi dispiace la compagnia di Nathan, ha la mia età ed è piuttosto simpatico, eppure le continue risate della ragazza e del mio amico non mi danno tregua, non permettendomi di godere a pieno il viaggio.
È la prima volta che esco da Londra, è la prima volta che il paesaggio davanti ai miei occhi cambia e proprio per questo motivo ho deciso di sedermi nel cassone.
Con il Barrett in mano, in caso di necessità, mi rilasso mentre il vento mi scompiglia i capelli. Osservo gli alberi sfrecciare veloci accanto alla macchina e gli uccelli cinguettare alti nel cielo. Non ho mai visto così tanto verde in vita mia, non ho mai visto così tante piante e animali in diciassette anni. Se Londra, con il passare degli anni si trova ormai in uno stato selvaggio, fuori dalla città la natura ha preso completamente il sopravvento. Accanto alle strade, fortunatamente ancora praticabili, gli alberi e le piante crescono a più non posso, distruggendo il poco che è rimasto delle vecchie case abbandonate, e fiori di tutti i colori decorano i prati ricordando al mondo che la primavera è giunta ormai da un pezzo.
Guardo incantata il paesaggio intorno a me e quando una piccola farfalla si poggia sul mio dito resto affascinata dalle figure strane dipinte sulle sue ali.
Non resta molto, anzi, a causa della voce fastidiosa di Lana, che continua a riecheggiare spezzando la magia di questo luogo, vola via lasciandomi sola con Nathan.
Mi giro di scatto nella direzione della mora, seduta vicino ad André, che guida seguendo il camion davanti a noi, e sbuffo alzando gli occhi al cielo.
-Non darle troppo corda, appena avrà ottenuto ciò che vuole si stuferà- mi consola Nathan mentre lucida la sua arma. Si tratta di una pistola mitragliatrice, che a differenza del mio fucile, spara più proiettili consecutivi, ma senza precisione.
-E cosa vorrebbe esattamente?- domando sbuffando nuovamente.
Il ragazzo mi rivolge un piccolo sorriso mentre arrossisce imbarazzato.
-Secondo te?-
Capendo ciò a cui allude divento rossa anch'io e sposto lo sguardo verso la strada.
-Le relazioni sono vietate- balbetto a disagio.
-I legami amorosi, non le sveltine. Credevi davvero che nell'esercito nessuno avesse mai avuto almeno un rapporto sessuale fino alla fine della leva? È da matti, persino il Generale in persona lo sa.- mi corregge ridacchiando.
Non trovando una risposta adatta, preferisco non rispondere. Non avevo mai interpretato la legge in questo modo. La mia mente inizia presto a farsi i viaggi mentali arrivando ad immaginare Lana ed Andrè baciarsi e fare altro. Sto male al solo pensiero. Quando mi rendo conto che, forse, ciò che il ragazzo voleva ottenere da me era proprio questo, con una mano mi tappo la bocca trattenendo un conato di vomito improvviso.
-Ehi stai bene?-
Nathan si avvicina e notando la mia faccia pallida inizia a bussare sul vetro che ci divide dalla postazione del guidatore.
-Cosa c'è?- chiede Lana dal Wolkie Tolkie, palesemente scocciata.
-Potreste accostare? Credo che Naomi non si senta bene-
Appena la macchina si ferma salto giù dal cassone e, accasciandomi per terra, vomito la colazione delle cinque del mattino, mentre orride scene continuano a susseguirsi nella mia testa.
-Non pensavo soffrissi di macchina, Madmoiselle-
-Non chiamarmi così- rispondo rifiutandomi di afferrare la sua mano tesa. Il piccolo sorriso sulle labbra di André svanisce immediatamente ed una parte di me festeggia vittoriosa.
-Non fare quella faccia, ora hai un'altra Madmoiselle da prendere in giro, no? Vai da lei- riesco a dire prima di vomitare di nuovo.
Con un fazzoletto mi pulisco la bocca e poi accetto una pasticca datami da Nathan.
-che cos'è?- chiedo prima di ingoiarla.
-Medicina allo zenzero. Ottima contro la nausea-
Annuisco.
-Guido io- aggiungo poi, anticipando André e sedendomi al suo posto. Lui mi segue sistemandosi accanto a me.
-Non esiste, non stai bene. E poi, devo ricordarti com'è andata l'ultima volta?-
-Oh sta zitto- esclamo esasperata mentre tolgo il freno a mano.
Il viaggio prosegue tranquillo, senza intoppi. Per tutto il tempo ho ascoltato la radio per non sentire né la voce di André né quella dell'oca dai capelli scuri, isolandomi dal resto del mondo. È per questo che amo la musica. Mi permette di andarmene mentalmente, di poter sognare ad occhi aperti e soprattutto di non dover sopportare persone con cui non ho voglia neanche di parlare.
Cumnock si trova a nord-ovest, quasi sulla costa. Ci vogliono quasi sette ore per arrivarci in macchina, quindi credo che faremo qualche pausa e di conseguenza allungheremo il tempo. Viaggiamo di giorno per evitare più vampiri possibili. Anche loro, come noi umani, si concentrano maggiormente nelle città, ma non è da escludere che qualcuno si trovi anche nei boschi, dato che permettono di nascondersi dai raggi del sole. Finora però nessuno ci ha rallentati.
Sono quasi le dieci del mattino quando finalmente ci fermiamo. Parcheggio la Jeep vicino all'altra auto e mi precipito fuori per sgranchire le mie gambe. Mi stiracchio e sbadiglio, colta improvvisamente dalla stanchezza.
-Dovresti riposare- dice André poggiandomi una mano sulla spalla. Io mi scanso allontanandomi da lui e raggiungendo Guren e Rin, ignorandolo completamente.
-Qualcuno vuole fare cambio?- borbotto.
-Ma come, non sei contenta di essere con il tuo caro amico?- mi lancia una frecciatina la mia compagna di squadra.
La guardo male e con una finta aria indifferente le rispondo.
-Lui preferisce la compagnia di altri- affermo, indicando con il dito lui e Lana che chiacchierano in lontananza.
Mentre la ragazza scoppia a ridere rendendosi conto della mia espressione infastidita, Guren irrigidisce la mascella prendendomi poi la mano ed intrecciando le sue dita con le mie. Fisso confusa le nostre mani unite e in seguito incastro i miei occhi nei suoi verdi, nei quali lampeggia uno strano scintillio.
Con uno strattone il mio migliore amico mi attira a sé senza un particolare motivo. Sento lo sguardo insistente del francese sulla mia schiena e forse per dispetto, forse per dargli fastidio, ricambio l'abbraccio cingendo con le mie esili braccia il suo busto.
-È il nostro turno per riposarci. Vieni- mi sussurra all'orecchio per poi trascinarmi all'interno della casa, il nostro punto di appoggio momentaneo.
Non è grande, ma è sufficiente per accogliere cinque persone per volta. Mi siedo sul vecchio divano, alzando uno strato assurdo di polvere che mi fa starnutire immediatamente e mi appoggio sulla spalla del mio amico. Chiudo gli occhi, sentendo le palpebre pesanti, e mi lascio cullare dalle voci dei miei compagni provenienti dall'esterno. Ci fermiamo due ore per riprendere del tutto l'energia e per mangiare qualcosa. Due ore in cui non ho fatto altro che dormire ed evitare André come la peste.
-Per essere così piccola mangi assai ragazzina- commenta Gabriel. Gli mancano solo due anni per terminare il periodo di leva ed iniziare finalmente una vita tranquilla.
Arrossisco sotto lo sguardo di tutti, mentre addento un'altra volta il mio panino.
Guren al mio fianco scoppia a ridere e con una mano mi scompiglia i capelli, mentre André seduto dalla parte opposta alla nostra gli lancia un'occhiataccia, che il mio amico ricambia subito dopo.Gli tiro una gomitata prima di rimproverarlo.
-Ignoralo-
-Ah ah! La piccola ingenua Naomi si troverà presto a dover scegliere- mi punzecchia Rin, sorridendomi divertita.
-Cosa stai dicendo?- domando a bassa voce non capendo.
Lei alza gli occhi al cielo e sospira.
-Sei proprio ingenua- borbotta poi bevendo un sorso di birra e rivolgendo tutta la sua attenzione a Nathan. Nonostante abbia la nostra stessa età, vicino a Rin, sembra ancora un bambino. I tratti del viso dolci e gli occhi grandi e nocciola, mi ricordano tanto quelli di Aaron. È solo la sua espressione perennemente inespressiva che tradisce il suo tenero aspetto. Come tutti qui anche lui ha perso qualcuno, anche lui ha ucciso, anche lui ha incontrato la morte.
Osservo Nick e Johanna, in disparte dal gruppo, confrontare una mappa geografica e discutere animatamente. Credo che collaborare e mettersi d'accordo per loro sia ancora più difficile che per noi, dato che hanno sempre comandato ognuno la propria squadra. Non credo che abbiano sempre le stesse idee per portare avanti la missione.
Ad un certo punto li vedo annuire e dirigersi nella nostra direzione.
-Ora basta oziare, abbiamo perso già troppo tempo- ci annuncia Johanna ordinandoci di tornare alle nostre postazioni.
Mettendo in bocca l'ultimo pezzo di pane, mi alzo da terra, dirigendomi alla Jeep. Mi sistemo di nuovo nel cassone per potermi sdraiare al suo interno, ma vedendo André quasi mi pento di averlo fatto. Quasi.
-Lo so che sei arrabbiata- interrompe il silenzio il ragazzo, dopo un'altra ora di strada.
-Ma dai- rispondo acidamente evitando di guardare i suoi occhi neri. Sono certa che se lo facessi ogni mio proposito di tenergli il muso crollerebbe.
-Senti..-
-Non dovevi dirmi niente, no?- sbuffo voltandomi, ricordandomi le sue parole.
Lui sospira affranto.
-Naomi... ho dovuto allontanarmi. Se non lo avessi ritenuto necessario non lo avrei fatto- cerca di spiegarsi.
-Hai cambiato idea da un giorno all'altro?- lo schernisco scuotendo la testa.
-Per quanto io ci provi, non riesco a starti lontano. Non sai con quanta forza ieri non...-
-Allora spiegami!- gli sbraito addosso mettendomi a sedere di scatto.
-Spiegami perché lo hai fatto e perché sei così misterioso, cavolo! Non so niente di te e non so nemmeno se quel poco che mi hai detto è vero! Io... io voglio sapere-
André sospira di nuovo prima di passarsi una mano tra i capelli.
-Non posso-
Lo guardo sconvolta e delusa allo stesso tempo. Non può. Lui non può. O semplicemente non vuole?
-È proprio questo che intendo... tu ti stai prendendo gioco di me. Dei miei sentimenti. Cosa vuoi da me André? Credo di meritarmi una spiegazione. Vuoi venire a letto con me? Perché in quel caso sappi che io non sono come Lana, io non sono una sgualdrina che puoi intortare a tuo piacimento!- sbotto ridendo nervosamente. Mi rendo conto di ciò che ho detto solo in un secondo momento e subito sento le mie guance diventare rosse. Ormai il danno è fatto.
Un piccolo sorriso gli spunta sulle labbra.
-Sei gelosa?- domanda facendomi arrossire ancora di più.
-Cosa?! Certo che no!- esclamo in imbarazzo.
-E non cambiare discorso!- aggiungo paonazza.
-In realtà non l'ho iniziato io- ridacchia.
Incrocio le braccia e sbuffo esasperata per poi tornare ad ignorarlo. Così come lui non aveva intenzione di parlare con me, ora io non ho intenzione di farlo con lui. Non esiste che dopo essere scomparso per una settimana intera, lasciandomi solo un dannato bigliettino con le sue scuse, dopo avermi evitato, io lo perdoni così facilmente. Lui non ha idea di come io mi sia sentita. Non ne ha idea.
Tiro fuori dalla tasca il ciondolo di Aaron e lo rigiro tra le dita. Vorrei tanto poterlo portare al mio collo, ma sono certa che se i miei superiori dovessero vederlo me lo confischerebbero. Sorrido pensando al dolce visino del mio fratellino e mi chiedo che cosa lui stia facendo in questo esatto momento. Me lo domando spesso durante le missioni e mi ritrovo sempre ad immaginarlo alle prese con i suoi progetti da piccolo genio oppure mentre gioca con papà. Ron è l'unico, con i miei genitori, per cui farei tutto, per cui sacrificherei la mia stessa vita, perché Aaron è la mia vita. Se non ci fosse lui io non sarei niente, sarei solo un soldato che non aspetta altro che la sua morte.
Dopo un po', guardandomi intorno, mi accorgo che il paesaggio è cambiato, che la natura ha lasciato spazio ad un numero maggiore di case e palazzi e soprattutto mi rendo conto delle figure che si muovono veloci nell'ombra.
Vedo André irrigidirsi e capisco che anche lui si è accorto di tutto. Siamo arrivati.
Un brutto presentimento si fa largo nel mio petto così, appena noto il cartello mezzo rotto sui cui è indicato il nome della città, evoco la mia arma stringendola forte. Cumnock si trova in condizioni pessime, Londra in confronto è un paradiso. Cadaveri putrefatti giacciono sul giaciglio della strada, ratti e cani randagi si nutrono della carne rimanente sulle loro ossa. Ma ciò che più mi disgusta maggiormente sono i morti bianchi come il latte, prosciugati del loro sangue fino all'ultima goccia. Mi copro il naso con la felpa per non sentire l'odore nauseante che i corpi emanano e carico il Barrett in caso di attacco nemico. Stranamente nessun vampiro sembra provare interesse nei nostri confronti, stranamente rimangono nascosti.
-Ho una brutta sensazione- mi lascio sfuggire mentre mi guardo freneticamente intorno. Non c'è nessuno, nessuna anima viva. Lasciamo le auto e il camion in prossimità di un laghetto poco fuori città per maggior sicurezza dato che nessun umano è venuto ad accoglierci e decidiamo di esplorare la città in cerca di qualcuno.
Ci muoviamo tutti insieme, l'uno dietro l'altro, coprendoci le spalle a vicenda. I due caposquadra aprono e chiudono la fila.
-Che puzza- si lamenta Lana dietro di me.
Roteo gli occhi e trattengo una smorfia. Non so perché provi così tanto fastidio nei suoi confronti, non mi è mai successo prima. Eppure non la posso proprio sopportare.
Non sopporto i suoi occhi color del miele, così grandi ed attraenti, non sopporto la sua voce acuta ed accattivante e non sopporto il suo corpo provocatorio. Non la sopporto, punto. Sei gelosa? Parla André nella mia testa. No, certo che no. Di quell'oca smorfiosa poi? Nemmeno in un'altra vita. Scuoto la testa per distarmi dai miei pensieri quando noto qualcosa su un tombino. Faccio un segno a Guren che capisce subito ed avverte tutti gli altri. Nick e Johanna si avvicinano cautamente, con passi veloci, ma silenziosi. Sollevano il tombino senza la minima difficoltà e ci fanno segno di entrare.
-Che schifo!- esclama Lana al solo pensiero di calarsi nelle fogne.
-Puoi stare zitta per una volta?- sbotto raggiungendo il limite della pazienza e ricevendo un'occhiataccia in risposta.
Scendo subito dopo André, facendo attenzione a dove metto i piedi sulla scaletta.
-Quanto manca?- domando, sentendo la mia voce rimbombare.
-André?- lo chiamo non riuscendo a vedere niente.
Quando i miei piedi finalmente toccano l'asfalto non faccio in tempo ad avvertire i miei compagni che qualcosa non va, che qualcuno mi colpisce con violenza in testa. Non capisco più niente, riesco a scorgere giusto una lucina accendersi lontano prima di perdere definitivamente i sensi e sentire il mio corpo venire trascinato chissà dove.
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Blood Bullet [IN REVISIONE]
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