Capitolo 4

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«Dimmi Emily, ti stai trovando bene in questa casa?» chiese Grace, la madre di Johannah, che quel giorno aveva deciso di organizzare un pranzo a casa, invitando i suoi genitori per far in modo che io avrei potuto conoscerli e che loro avrebbero potuto conoscere me.
Ero felice per questo, ma anche un pò in imbarazzo. Avrei conosciuto un altra parte di quella famiglia. Solo non mi andava di parlare di me troppo a fondo. Probabilmente Johannah aveva avvertito i suoi genitorni di non farmi domande sul mio passato.

«Vostra figlia sta fecendo molto per me, anche se non dovrebbe fare tutto questo per una ragazza che non è nemmeno sua figlia», risposi rivolta a Grace, era adorabile. Non avevo mai conosciuto mia nonna, quindi non sapevo come fosse averne una. Mia madre si sposò con mio padre e qualche anno dopo il matrimonio la nonna morì, prima che io nascessi. La madre di mio padre invece lo abbandonò da piccolo, non ho mai sentito parlare di lei.

Grace storse il naso, scuotendo le mani, dissolvendo nell'aria così quelle mie parole. «Non essere sciocca cara, lei tiene molto a te, ha lottato duramente per ottenere la tua tutela», disse sorridendomi dolcemente. «Lei ti considera come una figlia, prima che arrivasse ad adottarti ci parlava molto di te. Sono passati quattro anni da quando ti conosce ed è molto legata a te, ti vuole un gran bene.»

«Anche io ne voglio a lei.» dissi.

«Sei la benvenuta in questa famiglia, ti vorremmo tutti bene, non solo nostra figlia, anche noi», quella volta a parlare fu Josh, suo padre. «Se nostra figlia ha deciso di adottarti è perché tiene veramente a te, questo fa trasparire che brava persona è lei.» continuò. «Noi crediamo molto in lei e nelle sue scelte. Non preoccuparti tutti ti vorranno bene in questa famiglia.»

No. Non tutti, non Jackson.

È una settimana che sono in questa casa e il suo comportamento nei miei confronti è sempre pieno di rabbia.

«È una persona veramente buona, Johannah.» aggiunsi io. «Non esiste un modo per ringraziarla abbastanza per questo, per tutto quello che sta facendo e che farà per me, perchè so che lei farà ancora molto.»

«Non devi ringraziarmi tesoro.» Johannah mi rivolse un sorriso.
«Tu hai portato un pò di vita in questa casa, un pò di vita che prima non c'era, non dopo aver divorziato. Sarà difficile farti superare quello che hai passato, ma vedrai che ce la faremo, insieme.» mi dispiaceva molto per non essere stata lei ad aver avuto l'opportunità di tenere con se sua figlia.

«Ben detto figlia mia, ma Jackson dov'è, non vuole salutare i nonni?» chiese sua madre, rivolta a Johannah. Jackson era uscito già da un pezzo e lo stavamo aspettando per pranzare.

«Poco fa ho provato a chiamarlo, ma il suo numero risulta occupato. Starà di sicuro rientrando a casa.» comunicò Johannah e in quello stesso momento sentimmo il rumore di un auto imboccare nel vialetto.
«Come non detto, mio figlio è appena arrivato.» si avviò verso la porta per aprire. Non sapevo spiegarne la ragione, ma il mio cuore cominciò a battere più velocemente. Succedeva quello ogni volta che lo vedevo.
Fece ingresso dalla porta qualche minuto più tardi.

«Jackson!», sua nonna Grace andò verso di lui, depositando un bacio sulla sua guancia. Lui avvolse le braccia intorno alle sue spalle, abbracciandola appena. «Come stai, nonna?» chiese.

«Tutto bene caro, come sempre. Tua madre ci ha invitato a pranzo per conoscere Emily. Non trovi che sia una ragazza dolcissima?» le parole di Grace mi misero in imbarazzo. Jackson mi lanciò uno sguardo duro. Abbassai gli occhi a terra.

«Sì, se lo dici tu, sarà proprio così.» mormorò lui, con tono brusco.

«Nonno», lo salutò con un gesto del capo.

«Jackson non cominciare con questo atteggiamento, comportati bene.» lo ammonì sua madre. Lui la ignorò dirigendosi in cucina sotto lo sguardo stranito dei suoi nonni. Lo seguimmo tutti ed io mi sentivo delusa per il suo comportamento, ancora una volta.

«Non preoccuparti, lui è così, un pò scontroso, ma è solo il suo modo di fare.» sussurrò Grace alle mie spalle dissolvendo il tutto con un gesto della mano, si accorse probabilmente della mia delusione. Ma sapevo che lui si comportava così perché non mi voleva lì. Andai a sedermi a tavola, mentre gli occhi di Jackson mi scrutavano con attenzione.
Mi sentivo a disagio.
Il pranzo continuò in quel modo: Jackson in silenzio, Grace e Josh che facevano domande per conoscermi ed io che mi sentivo ferita, perchè la consapevolezza che Jackson non mi sopportava mi feriva, non sapevo perché. Non mi piaceva essere odiata da lui, perché quello era sicuro, lui mi odiava, altrimenti non si sarebbe comportato in quel modo con me. Avrei voluto fare qualcosa per rimediare, per tentare di conoscerlo, di parlare con lui senza che mi rispondesse male. Ma avrei apprezzato anche delle risposte fredde, avrei apprezzato tutto al posto del suo odio.

«Tesoro, noi adesso andiamo. Mi ha fatto molto piacere conoscerti», Grace mi depostò un leggero bacio sulla guancia, accarezzandomi il viso. «Ricordati cosa ti ho detto su mio nipote, non rimanerci male.» sussurò al mio orecchio.

«Emily, spero ti troverai bene in questa casa. È stato un piacere anche per me», continuò Josh. Lo guardai meglio in viso, aveva i tratti di sua figlia. Stesso colore degli occhi, stesse labbra. Quasi ogni dettaglio era simile, apparte il colore dei capelli che aveva preso invece da sua madre.

«Ha fatto molto piacere anche a me conoscere voi», dissi in loro risposta ed era la verità,

«Ciao mamma.» disse Johannah. «Papà non correre troppo in auto, andate piano.»

«Agli ordini.» scherzò Josh, ridendo. Fecero un ultimo saluto prima di andare via, chiedendo a Johannah di salutare loro Jackson, che era uscito di nuovo non appena terminato di mangiare. Sembrava che voleva tenersi lontano il più tempo possibile da me.

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