Capitolo 25

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Le vacanze natalizie erano appena terminate e tra meno di due giorni sarebbero ricominciate le lezioni al college. In quella settimana avevo conosciuto Daisy, la sorella di Jackson. Era una bambina dolcissima, molto simile a suo fratello. I suoi occhi erano dello stesso colore di quelli di Jackson. Suo padre era venuto ad accompagnarla ed era rimasto a cena per la vigilia, con molta insistenza da parte di Johannah e quella sera Jackson era molto turbuto ed ogni tanto ammoniva suo padre, rinfacciandogli di essere andato via di casa.

Mentre lui al mio fianco guidava verso il college, mi sforzavo di rivolgergli un piccolo sorriso tirato quando, di tanto in tanto, distoglieva lo sguardo dalla strada e mi guardava. Più ci avvicinavamo al college e più l'ansia si faceva sentire in me. Non potevo nasconderla. Ero davvero preoccupata. Preoccupata perché pensavo a quello che mi aspettava una volta arrivata al college. Pensavo a come si sarebbe comportato con me James. Durante le vacanze ero stata tranquilla, ma adesso che stavamo tornando lì, non ero più così tanto tranquilla. Lui non era più in stanza con me e questo era un grande sollievo. Jackson aveva parlato con il preside per farsi spostare nella mia stanza e aveva approvato sapendo la mia situazione e aveva concesso questo spostamento solo per quel semestre, ma questo non annullava ogni mia preoccupazione. Avevo paura che proprio per questo James potesse arrabbiarsi e fare del male a Jackson ed io non volevo che lo facesse. Forse avrei fatto meglio a parlarne con Jackson di quello che era successo, del suo bacio e delle sue parole, ma James mi aveva avvertito di stare in silenzio ed io lo stavo facendo, perchè sembrava una minaccia la sua e io non volevo rischiare che sarebbe potuto succedere qualcosa a Jackson. Avevo il terrore che potesse fargli del male e se sarebbe accaduto, non sarei mai riuscita a perdonarmelo.
Non volevo che le cose tra me e lui si rovinassero per colpa di James. Non dopo che ci eravamo uniti così tanto. Non dopo quello che era successo tra di noi la sera della vigila di natale e in particolar modo non dopo che gli avevo dato tutto ciò che io potevo dargli, non dopo che era diventato così tanto importante per me. Il mio telefono vibrò nella tasca anteriore dei jeans, distogliendomi dai miei pensieri. Lo tirai fuori e cliccai il tasto per aprire il messaggio che avevo appena ricevuto.

Da: Numero Sconosciuto.

Non vedo l'ora di premere di nuovo le mie labbra sulle tue, così morbide, così perfette. Aspettavo con impazienza che le vacanze terminassero. È stato meraviglioso baciarti l'ultima volta e stai lontana da Jackson, altrimenti si farà del male, davvero male, non scherzo. Non ti avvertirò più. Non voglio più ripeterlo.

Sbarrai gli occhi. Doveva essere James. Le mani cominciarono a sudarmi. Sbiancai in volto. Non volevo allontanare Jackson da me. Non potevo e lui non poteva chiedermi di fare questo. Non poteva chiedermi di allontanare l'unica persona importante per me. Incrociai lo sguardo perplesso di Jackson al mio fianco e lo distolsi subito, incapace di reggerlo, sapendo di non potergli dire cosa stava accadendo. Sentivo gli occhi pizzicare e formarsi un nodo su per la gola.

«Cosa succede, cosa c'è scritto in quel messaggio?» domandò scorgendo la preoccupazione sul mio viso. Non risposi. Allora lui cominciò ad insistere ed io continuavo a non rispondere, ma tra una domanda e l'altra lui però non si accorse di una buca sull'asfalto e di un auto che veniva nella nostra direzione. Prese quella fossa e il cellulare mi cadde inevitabilmente di mano, mentre l'auto sbandò per evitare che l'auto si scontrasse con la nostra. Con mia sfortuna fu lui che lo recuperò e lesse il contenuto del messaggio. Il cuore mi si appesantì nel petto. Trovai la forza per guardarlo solo dopo un pò. Teneva la mascella serrata e continuava a guardare lo schermo del telefono anche se ormai era spento. Sentivo l'aria mancare mentre le immagini dell'incidente si riavvivarono nella mia testa. Quando lo lasciò ricadere sulle sue gambe, vidi le nocche delle sue mani diventare bianche a causa di tutta la forza che usava per stringere la superficie dura e ruvida del volante. Fermò la macchina di colpo e mi guardò con il volto inondato di rabbia. Il suo respiro era veloce, il mio invece tremante. Una lacrima rigò il mio viso. Quella forte franata e il modo in cui Jackson scansò giusto in tempo un auto che veniva dal lato opposto al nostro nel parcheggio del college, mi scosse il cuore. Mi riaccese dei ricordi nell'anima ancora vivi dentro di me.

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