Capitolo 12

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Non risposi a Jackson, lasciai invece vagare le sue parole nel silenzio, mentre guardavo attraverso il finestrino il paesaggio scorrere da dietro di esso. Non risposi perchè non sapevo cosa dire. Non c'era nulla di bello nella mia vita, non c'era altro che un miscuglio di sofferenza ed io non volevo annoiarlo con i miei soliti problemi. Non avrebbe nemmeno compreso come io mi sentissi. Gli avrei fatto solo e soltanto pena e null'altro. Quello che io provavo era qualcosa che nessuno sarebbe stato in grado di capire e nemmeno lui lo avrebbe fatto. Era passato molto tempo da tutto, ma io continuavo ad avere il ricordo vivo e parlare di me valeva a dire raccontare proprio questo, una parte di me con cui ero cresciuta.
L'unica certezza che avevo era proprio quella, ovvero la sofferenza che avevo provato e che provavo tutt'ora. Al contrario del dolore, invece, di buono nella mia vita non c'era niente, perchè io quella sofferenza, quel dolore, quella tristezza, me la portavo addosso da sempre. Jackson sembrò notare che qualcosa non andava nella sua domanda e entrambi lasciammo il silenzio padrone di quel momento. Padrone per il tempo restante che durò il viaggio, quasi un'ora piena.
La città non distava molto dal college, se non fosse stato per il traffico saremmo arrivati molto prima.
Ci fermammo in una specie di ristorante per mangiare qualcosa, quasi nel centro della città. Un posto molto accogliente ed io non potevo negare di sentirmi in imbarazzo a causa della presenza di Jackson.
Prendemmo posto in uno dei tavoli che ci venne indicato da un signore, dove si apriva una grande finestra ed io mi immersi a guardare fuori da essa, vagando con lo sguardo nel vuoto, pur di far cessare quella sensazione di imbarazzo che si era creata. Per far sparire quell'aria tesa tra di noi.

«C'è qualcosa che non va?» chiese d'un tratto, mentre aspettavamo le nostre ordinazioni. Sussultai sulla sedia. Non mi aspettavo quella domanda ad interrompere il silenzio che regnava tra di noi fino a qualche secondo prima. Nessuno dei due era stato in grado di dire qualcosa fino a quel momento. Forse lui non aveva detto nulla perchè si era pentito di quello che aveva fatto. Forse si era pentito di essersi avvicinato così inaspettatamente a me, di parlarmi, di non essere più quello scontroso di una volta. Quella domanda era stato il tocco che fece rompere il silenzio creatosi tra di noi, dalla prima domanda senza risposta che mi era stata posta da lui prima in macchina e a me piaceva che lui mi parlasse. Non sapevo come descrivere cosa provavo, ma non avrei mai pensato, non avrei mai immaginato che queste sensazioni portassero il nome del ragazzo che ora si trovava di fronte a me. Ma una persona poteva innamorarsi di qualcuno in così poco tempo?

«No, va tutto bene. Solo scusami per non averti risposto prima, ma non parlo quasi a nessuno di me, della mia vita. Sai non è una delle migliori.» dissi in sua risposta, temendo che forse il mio silenzio di prima lo aveva in qualche modo offeso e dalla mia voce trapelava amarezza, tristezza.

«Non scusarti. Non fa nulla. Capisco che forse la mia domanda è stata un pò inopportuna. Non avrei dovuto.» aggiunse in fretta, rivolgendomi un rapido sorriso. La sua mano si posò sulla mia, stringendola leggermente, come al voler rassicurarmi.
Alzai lo sguardo e ci guardammo ed io avrei potuto giurare che per me era come se il tempo si fosse fermato, dimenticandosi in qualche modo di andare avanti, di scorrere. Con quel suo sorriso ed il suo tocco era stato capace di riordinarmi il cuore, mettere al proprio posto ogni suo pezzo. Quello che stavo sentendo e avvertendo in quel momento andava ben oltre al dolore che provavo. Era qualcosa di molto più forte ed indescrivibile. Non sapevo più cosa pensare, non sapevo più cosa provavo perchè non avevo mai provato qualcosa di simile, ma molte volte, molto spesso mi capitava di pensare a lui, al ragazzo seduto a pochi centimetri da me, che mi scuoteva l'anima, mi scuoteva la mente, il corpo, ma soprattutto il cuore. Mi chiedevo com'era possibile che in quel poco tempo una persona era potuta entrare così facilmente dentro di me. Era un pò come se lui mi avesse teso una trappola, intrappolandomi nella sua rete, rapendo la cosa che più di tutto poteva spingermi a provare quello che provavo, il mio cuore. Aveva avuto un accesso libero, una strada spiazzata, deserta, lo aveva raggiunto e si era impossessato di esso. Uno sguardo, un suo sorriso al falò, un bacio e mille altri motivi ancora e fu proprio con quei motivi che avevo capito di essermi innamorata di lui. Non avevo mai provato un sentimento del genere. Ed era strano perchè si era sempre comportato male con me, ad eccezione di qualche volta, ma io non riuscivo a non guardarlo con occhi che andavano ben oltre ad un semplice sguardo. Avevo una fottuta voglia di abbracciarlo, una fottuta voglia di essere abbracciata da lui. Mi faceva star bene quel sentimento ed io avevo bisogno di star bene. Lui era così, lui era scontroso con me, il più delle volte, ma io ingenuamente non potevo che sentirmi bene in quel momento. Non gli era mai importato nulla di me sin dal primo giorno e vedevo come mi guardava sempre male, come lui provava odio verso di me ed io non riuscivo davvero a capire cosa era cambiato allora, com'era possibile che era passato dall'odiarmi, all'avermi dato un bacio, all'avermi chiesto di dormire insieme a lui.

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