La gente ha sempre creduto a qualsiasi cosa. Crede a tutto quello che gli viene detto, anche se a parlare è qualcuno che non fa altro che mentire, ma non si dovrebbe dar retta a tutto quello che ci viene detto, perchè il più delle volte in quelle parole non è fondata la verità e sarebbe sbagliato farlo, sarebbe giusto invece credere solo a se stessi o di quelle poche persone di cui veramente ti fidi, così da non poterci sbagliare. Ormai non si può fare affidamento quasi su nessuno. Le persone vere sono poche, ma la gente crede alle scemenze che gli vengono raccontate e, la maggior parte delle volte, sono appunto solo scemenze. Crede alle maschere che indossano alcune persone, persone false, senza accorgersi degli inganni che si nascondono dietro ad esse. Ed inganni era la parola giusta che definiva nel migliore dei modi le azioni di James, perchè lui aveva mentito a Jackson che non si sarebbe mai soffermato a pensare che il suo amico poteva mentirgli. Tutti conoscevano James e quello che aveva fatto negli anni precedenti, però nessuno sembrava dargli importanza.
Era passato poco più di un giorno da quando avevo detto a Jackson di starmi lontano, da quando lo avevo mandato via dalla mia stanza e descrivere come mi sentivo in quel momento lo ritenevo impossibile. Dire di starci male era dire poco ed il motivo per cui io mi sentivo così, non era per le sue parole dette, per aver detto di odiarmi e aver detto che era stato solo un semplice bacio che non valeva nulla per lui, ma per provare quello che io provavo. Non mi sarei sentita in quel modo se per Jackson non provavo nulla ed era proprio quello che sentivo di provare per lui a spingermi a stare così male. Faceva male tutto ciò. Lo sentivo dentro di me il dolore, un dolore nuovo, mai provato. Mi importava ormai di lui ed io ero stanca di soffrire. Stanca del fatto che nella mia vita non c'era una tregua. Stanca del fatto che al mio dolore non potevo mai mettere un punto, ma sempre una virgola. Mi sentivo stravolta, perchè quando pensavo al passato non potevo non sentirmi così male, così persa. Facevo bene a non fidarmi troppo delle persone, perchè le cose belle per me non esistevano e se esistevano erano destinate a distruggersi prima di arrivare a me, ma pur sempre troppo tardi, dopo avermi già colpito e alla fine sparivano come sempre. Infondo provavo questo sin dalla prima volta che lo avevo visto, perchè quello che avevo provato dentro quel giorno era l'inizio di tutto. Stavo odiando la parte di me che sapeva di provare questo. Quella parte che non avrebbe voluto dire quelle cose, che non avrebbe voluto mandarlo via, ma che non avrebbe nemmeno voluto sentire quelle sue parole. Lui mi odiava ed io lo odiavo a mia volta per odiarmi. Io, però, contrariamente da lui non lo odiavo davvero, la mia era solo finzione. Era stato il primo a farmi sentire bene dopo tutto quel tempo. La sua presenza, il modo in cui si era avvicinato a me e quello che sentivo per lui, mi facevano stare bene. Sentivo sempre la mancanza della mia famiglia. Mi mancava tutto di loro. Non avrei potuto voltare pagina. Nessuno era mai riuscito a farmi stare meglio, a colmare quella mancanza. Ma lui c'era riuscito, anche se per poco. Lui e quello che io provavo, era stato come l'arrivo di un uragano. Era arrivato, passandomi dentro, mi aveva travolto, scombussolato e poi si era allontanato. Tutto questo in così breve tempo. Ma ormai, come avevo detto, mi aveva travolto. Aveva già lasciato un marchio dentro di me. Un incisione che non poteva essere cancellata facilmente. La prima volta che mi aveva baciata, così come anche la seconda volta, mi tremò il cuore, perchè ero contenta, ero contenta che lo avesse fatto, ero contenta che mi avesse baciato, ma in quel momento non lo ero più. Non ero più contenta che lo avesse fatto. Avrei voluto avere invece il modo di cancellare la sua immagine. Di cancellare quello che sentivo per lui. Di cancellarlo dalla mia testa e soprattutto dal mio cuore. Volevo cancellare il modo in cui mi sentivo. Era passato quasi un mese da quando lo conoscevo e non potevo credere che era accaduto tutto così presto, che era bastato così poco tempo per affezionarmi ad una persona a cui invece non interessava nulla di me. Avevo considerato troppo presto l'idea che lui fosse l'unica persona in grado di farmi stare bene ed io avevo bisogno di qualcuno che era in grado di farlo e di poter credere che esistesse davvero una persona capace di farmi stare bene, perchè quello che avevo era stato distrutto. Tutto era stato distrutto. Pensavo che mi avrebbe aiutato la sua presenza ed invece mi aveva solo ferito. Credevo che potevamo davvero andare d'accordo, ma mi ero solo sbagliata. Lui mi odiava e mi odiava sin dall'inizio. Mi aveva baciato per prendersi gioco di me, però io ci ero cascata, ormai provavo quello che provavo e non si poteva cancellare in nessun modo ed era per quello che stavo male. Ma comunque non era colpa sua se stavo così. Era solo colpa mia. Io ci avevo creduto. Io mi ero fatta ingannare. Lui, i suoi occhi, la sua voce, si erano presi il mio cuore, mi erano entrati dentro ed io avevo lasciato che ciò accadesse.
Ed ecco, era proprio così che mi sentivo. Mi sentivo distrutta, davvero. Il più delle volte mi sentivo distrutta, ma quella volta era per una causa diversa. Un'altra ragione che si era accumulata alle altre e le aveva risvegliate. Aveva risvegliato la mancanza di quelle persone fondamentali per me nella mia vita: la mia famiglia. Loro non c'erano più. Non avevo più nulla. Le lacrime si erano accumulate sopra il mio petto e sentivo che esso poteva esplodermi da un momento all'altro.
Mi mancano davvero tanto.
I miei occhi cominciarono ad appannarsi e senza che me ne accorgessi, il mio viso era ormai rigato dalle lacrime. Contrariamente a quello che avevo fatto, contrariamente alle mie azioni, alle mie parole, io lo avrei voluto lì con me, avrei voluto che mi stringesse forte da farmi stare bene, da mettere insieme tutti i miei pezzi. Avrei voluto che lui provasse quello che provavo io. Che si sentisse come mi sentivo io. Avrei voluto che anche lui provasse le mie stesse e medesime sensazioni. Sentii il telefono nella tasca dei miei pantaloni vibrare. Mi asciugai in fretta il viso bagnato dalle lacrime e lo tirai fuori.«Ciao, Johannah.» risposi alla chiamata subito dopo aver letto il nome sulla schermata di blocco.
«Tesoro, come va?» esitai nel rispondere. «Va tutto bene?» riprovò lei, preoccupata per il mio silenzio.
«Si, va tutto bene.» risposi, anche se non era vero.
«Sicura che va tutto bene come dici?»
Non volevo mentirle, ma non volevo nemmeno darle preoccupazioni.«Sicura.» confermai allora.
«Va bene, voglio crederti. Jackson? Come va con lui? Ha smesso di comportarsi in quel modo con te?»
«Si.» dissi.
«Davvero?» sentivo l'entusiasmo nella sua voce.
«Si.» risposi. «Ci parliamo, qualche volta. Siamo diventati amici, credo.»
«Non sai quanto questo mi rende felice Emily.»
«Lo so, anche a me. Credevo mi avrebbe odiata e non avrebbe smesso di farlo, ma invece non è così. Andiamo d'accordo ora.» parlammo ancora per un pò di questo, poi cambiammo argomento.
«Sono contenta che non stai avendo incubi in questi giorni. Tesoro l'ora di pausa è finita, devo tornare a lavoro, ci sentiamo in questi giorni.»
«Si, vai pure, ti voglio bene Jay.»
«Te ne voglio anch'io.»
Alcune ore dopo James ritornò in stanza, segno che lezioni erano finite. Erano passati tanti giorni e ancora non avevano risolto il problema della mia stanza. Non ero andata quel giorno a lezione e non ero nemmeno scesa per andare in mensa. Non mi andava di incontrare Jackson.
«Non ti ho vista prima in mensa e nemmeno nei corridoi durante le lezioni.» disse lasciandosi cadere sul letto. Presi un respiro profondo prima di rispondere. «Non mi andava di andarci oggi.» spiegai.
«Non ti sei sentita bene?» chiese allora.
«Si, stavo bene e solo che come ti ho detto non mi andava e nulla, quindi non ci sono andata.» sospirai ancora e chiusi così quell'argomento.
«Sai oggi in classe Jackson non ha fatto altro che parlarmi male di te. Quello che io non capisco è perchè non andiate d'accordo. Eppure credevo che dopo quella giornata che voi due avete passato insieme in città, le cose si fossero risolte. Non lo capisco, davvero, ti odia perchè sei entrata nella sua famiglia, così dice. Ripete in continuazione che gli dai fastidio.»
Se c'era ancora qualcosa di intero dentro di me, in quel momento si ruppe. Adesso gli davo anche fastidio e mi odiava perchè sua madre mi aveva adottato, questo però già lo sapevo, ma non sapevo invece cosa avessi fatto di male per meritarmi di soffrire, da sempre, sin da quando ero piccola. Non mi meritavo tutto quel dolore.
«Lo so. So che mi odia. So già cosa pensa di me.» dissi quasi in un sussurro, trattenendo con tutta me stessa le lacrime, prima di uscire dalla stanza.
«Mi dispiace.» sentì poi uscire dalle labbra di James quando chiusi la porta.
Ma in realtà a lui non dispiaceva affatto. James lo stava rifacendo. Stava mentendo ancora. Li stava allontanando più di quanto già non lo fossero. Aveva ideato un piano e questo sembrava avere buon esito sino ad allora. Era un piano ben organizzato il suo. Il desidero di avere Emily lo stavo spingendo a fare quello che stava facendo. In realtà a lui non importava di nessuno. Voleva solo riuscire nei suoi intenti e portarli avanti, fino a prendersi la ragazza. Li stava ingannando senza sapere che non avrebbe potuto allontanarli così facilmente. Nessuno avrebbe potuto farlo. Nessuno avrebbe potuto dividere quei due ragazzi. Emily soffriva. Aveva sempre sofferto. Era da molti anni che lo faceva. Era da molti anni che si sentiva così e non aveva bisogno di altro dolore. Aveva sofferto già abbastanza per poterne sopportare altro. Sarebbe dovuta uscire da quel l'involucro di dolore in cui stava. Il dolore gli stava addosso, come un peso. Credeva che non c'era rimedio per quello, ma invece c'era. Perchè anche se la sua famiglia non c'era più, lei viveva. Doveva vivere ed essere felice perchè loro lo avrebbero voluto. Poteva soffrire. Poteva credere che quel dolore e quella sofferenza durassero per sempre, ma non era così. Anche il giorno si trasformava in notte, l'inverno in estate, il ghiaccio in acqua e nulla sarebbe durato per sempre, nemmeno la sua sofferenza. Nel suo dolore doveva cercare la felicità e la cura per la sua sofferenza e l'aveva trovata. La sua luce per uscire dal buio, la sua ancora di salvezza, portava un nome. Era Jackson. Entrambi dovevano solo capirlo
STAI LEGGENDO
You Found Me [COMPLETA]
RomanceCon un passato difficile alle spalle, Emily Martin affronta la vita giorno per giorno, cercando di non pensare al suo tormentato passato. Una ragazza che ha bisogno di essere nuovamente felice, di trovare quella felicità che le apparteneva prima del...