Capitolo 20

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Jackson aveva qualcosa, non sapevo spiegarlo, ma aveva qualcosa che lo distingueva da tutti gli altri. Ciò che sapevo di provare per lui era qualcosa che non avevo mai provato per nessun'altro e per la prima volta sentivo qualcosa di diverso rispetto al dolore che mi portavo dietro, non che ciò fosse sparito, ma con lui era tutto molto più facile. Era più facile superarlo quel dolore, che era capace di svegliarmi alle tre di notte, sudata, con le lacrime agli occhi, quando mi svegliavo dopo aver appena avuto un incubo e non sapendo il perchè essi non mi davano tregua. Quando la paura mi assaliva. La paura del rivivere quei momenti, ogni volta, tutto il tempo. Quando mi svegliavo avvertendo quella sensazione di sentirmi sola, sola come non mai. Mi sentivo incompleta. Mi mancava qualcosa o qualcuno capace di placare quella mia solitudine. Mi trovavo divisa tra una paura ed un altra. Mi sentivo a metà e non era una sensazione piacevole. Ma con lui mi sentivo diversa. Non era più quello ciò che io sentivo. Non mi sentivo più sola se c'era lui con me e soprattutto non mi ero sentita sola quella notte. Non dopo aver avuto un incubo ed averlo avuto con me, accanto. Non dopo che mi aveva promesso che ci avrebbe pensato lui a farmi stare bene e non dopo avermi detto di essere innamorato di me. Desideravo solo sentirmi come mi stavo sentendo in quel momento. Non c'era mai stato nessuno capace di placare quella tempesta dentro di me, ma lui con i suoi abbracci mi calmava l'anima, quei suoi abbracci mi facevano dimenticare tutto il male e non credevo esistesse qualcuno capace di farmi provare tutto quello, far provare al mio cuore distrutto qui sentimenti, come se avesse posto sopra di esso, sopra al mio cuore, dei cerotti per guarirmi e avesse ricucito le ferite in modo da poterlo far funzionare ancora. Era così che mi faceva sentire ciò che provavo per lui.  Non sapevo se potevo davvero credere alle sue parole, farmi illusioni, credere che quella volta Jackson diceva davvero la verità o tanto meno trovarmi nel mio letto insieme a lui in quel momento, ma era ciò che volevo e non avrei lasciato che la mia testa e la mia ragione si sarebbero messi in mezzo a tutto quello. I suoi occhi erano sinceri, avrei potuto anche sbagliarmi, ma a me non importava nulla e se le cose tra di noi restavano in quel modo e avrebbe mantenuto la sua promessa, valeva dire che se avrei sorriso d'ora in poi, sarebbe stato solo merito suo. Era così calmo mentre dormiva. Non mi aveva lasciato nemmeno per un momento. Non aveva mai mollato la sua presa da me per tutta la notte. Se avrebbe sciolto il suo abbraccio lo avrei avvertito, avrei avvertito la sua mancanza, la mancanza della sua stretta, ma sapevo che non lo aveva fatto ed anche in quel momento, che mi ero appena svegliata, potevo constatare che avevo ragione. Mi teneva stretta al suo torace, mi teneva stretta a lui come mai nessuno in vita mia lo aveva fatto. Sapevo che per lui era stato scomodo dormire in quella posizione, con me addosso, ma eravamo restati in quel modo e mi aveva tenuto su di lui lo stesso, tutto il tempo. La mia testa era ancora poggiata sul suo petto e tenevo tra le mani impugnata leggermente la stoffa della sua maglietta. Lo guardai. Dormiva. Aveva le palpebre socchiuse. Il suo respiro era calmo ed io ero cullata da quest'ultimo. Restai ferma, per un momento, a godermi quella sensazione, cercando di non svegliarlo. Diedi una rapida occhiata alla sveglia ed era ancora molto presto. Le lezioni non si sarebbero tenute, quel giorno era festivo. Decisi di scendere dal suo corpo e rotolarmi al suo fianco, così da non dargli ancora fastidio, ma non appena stavo per scendergli di dosso, la sua presa si rafforzò intorno ai miei fianchi e lui strizzò gli occhi mugulando qualcosa simile ad un "non farlo". Non voleva che mi togliessi da quella posizione. Mi aspettavo si sarebbe svegliato, ma i suoi occhi erano ancora chiusi. Aveva un espressione corrucciata, però dormiva ancora ed io più lo guardavo e più mi innamoravo. Sempre di più. Con lui scordavo tutto il resto. Lui mi rendeva felice e tutte quelle volte che avevo desiderato dormire tra le sue braccia, non avrei potuto mai immaginare che sarebbe stato così, che sarebbe stato così bello. Non era come la prima volta. Questa volta lo sentivo più vicino. Lo sentivo più vero. La notte mi incuteva timore. Il timore di scontrare i miei ricordi, ma con lui accanto non avevo paura. Durante quella notte mi ero svegliata molte volte per controllare se lui fosse ancora accanto a me, se fosse ancora sotto di me che mi avvolgeva e l'ennesima volta che avevo aperto gli occhi, lui era lì che mi stava guardando, mi aveva depositato un bacio tra i capelli e aveva detto "Non preoccuparti, non vado via."
La voglia di restare sdraiata su quel letto con lui era tanta. Le sue braccia stavano così bene intorno a me, come se fossero state fatte apposta proprio per avere la funzione di quel compito. Nulla mi aveva mai fatto sentire bene, al sicuro, protetta, quanto lui quella notte. Il suo respiro andava perfettamente a ritmo con il battito del mio cuore. Se lo avrei avuto accanto ogni notte, mi sarei alzata sempre con il sorriso.

«Mi piacerebbe dormire con te, in questo modo, sempre.» soffiò tra i miei capelli di colpo. Non mi ero accorta che lui si era appena svegliato. Lo guardai. Mi strinsi di più a lui per fargli capire che anche per me era lo stesso. Che anche io la pensavo in quel modo, come lui. Mi accarezzò la schiena, poi il braccio, poi il viso, fino a far scontrare le nostre labbra. «Voglio poterti stringere sempre così e magari poter essere capace di farti dimenticare tutto il male.» sussurrò al mio orecchio dolcemente.

«Lo sei.» dissi piano, alzandomi sui gomiti per guardarlo. Lui mi osservò confuso. «Sei capace di farmi dimenticare tutto il male.» spiegai. Il suo sguardo era fisso nel mio. «Solo che è il male, è il dolore a ritornare sempre indietro da me.» continuai.

«Ti difenderò io dal dolore. Ricordati che ti ho fatto una promessa.» mi si riempì il cuore di gioia per quelle sue parole. Non potevo davvero sentirmi meglio di così. Sorrisi ed era il mio primo, vero sorriso da tanto. Con un braccio mi attirò a se e poggiò una mano tra i miei capelli, depositandomi tanti baci poco più in giù dell'orecchio. Poi alzò il viso e continuò a tenermi stretto a lui, intenzionato a non volermi lasciare.

«Sul serio stavi dicendo la verità, intendo quando hai detto di essere innamorato di me?» alzai il viso. Lui aveva gli occhi socchiusi. Il volto rivolto verso il soffitto.

«Tutto quello che ti ho detto è la verità, non ti sto mentendo, non lo mai fatto, né quando ti ho baciato il giorno del falò, né quando ti ho portato in città e credimi, non lo farei neppure adesso. Non ti ho mai mentito su quello che provo.» rispose abbassando lo sguardo su di me. Restammo a lungo in silenzio. «Non ti ho mai mentito, nemmeno all'inizio quando ti avevo incolpata di esserti intromessa nella mia vita, perché allora davvero la pensavo così, ma quando sono uscito di casa quella sera, non ho fatto altro che pensare ai tuoi occhi.» Continuava a guardarmi con quelle sue iridi che mi perforavano anche l'anima.

«Voglio davvero poter credere alle tue parole, perchè non puoi avere la minima idea di come tu sei capace di farmi stare bene.» gli dissi sincera. Con lui non volevo mentire. Sorrise.

«Non devi voler crederci. Devi farlo e basta, devi crederci senza averne dubbi, perchè è la verità. Provo davvero qualcosa per te.» volevo dirgli cosa provavo anch'io, ma decisi di riassumere tutto con un bacio. Non servivano le parole in quel momento. Le sensazioni, i gesti esprimevano le cose meglio di qualsiasi altra cosa, meglio delle parole.

«Non farmi soffrire.» sussurrai quasi come se lo stessi supplicando.

«Non lo farei mai.» disse lui, piano.
Ed io pensavo a come sarebbe stato bello sprofondare tra le sue braccia ogni notte. Ogni singola notte.

«Prima di andare via, voglio sapere una cosa. Voglio esserne sicuro.» Si avvicinò a me. Mi cinse i fianchi e poggiò la sua fronte contro la mia. Occhi negli occhi.

«Cosa?» chiesi subito. Ogni volta che mi sfiorava, mi mancava il respiro.

«Voglio essere sicuro che tu mi creda.» disse guardandomi profondamente. Sembrava volere disperatamente che io lo credessi.

«Si. Ti credo.» pronunciai, titubante, ma volevo credergli. Davvero.

«Quando dico di essere innamorato di te, lo dico perchè lo sono realmente.» confermò ancora una volta, a pochi centimetri da me. «Non so cosa tu provi o pensi, ma spero che sia lo stesso.» disse spostandomi un ciocca di capelli dagli occhi e mi lasciò un morbido bacio sulla fronte, poi più in giù, sul naso ed infine sulle labbra.

«Sin dal primo momento.» dissi.

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