Capitolo tre:

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Aria:

 Aver deciso di restare un po' più di tempo con mia madre risultò una delle migliori scelte mai fatte. Era passata una settimana ed io e lei avevamo stretto un rapporto persino migliore di quello che avevamo prima che papà andasse via. Finalmente c'era qualcuno in grado di capirmi, di accettare i miei sbagli, di amarmi. Infondo come non avrebbe potuto, era mia madre. Lasciai la mia mente vagare fra mille pensieri e incominciai a piangere. La mia mente variava, i miei ricordi riapparivano e sparivano quasi come se nella mia mente ci fosse un blackout ogni minuto, le lacrime scendevano. I ricordi di mio padre che mi prendeva sulle spalle, poi mia madre che mi cucinava la mia torta preferita, poi le liti, la morte di mio padre, Yale e infine Christopher. Cercai di calmarmi respirando lentamente, cercando di far sparire quelle immagini dalla mia mente, ma più le cacciavo via, più tornavano. Christopher che piangeva all'hotel, Christopher che mi abbracciava in spiaggia, Christopher che mi baciava. Christopher ovunque. Mi sentivo così in colpa per averlo lasciato lì da solo, così mi feci forza e digitai il suo numero. Il telefono squillava, ma nessuno rispondeva, finché una voce femminile mi rispose "Pronto?" chiese assonnata. Rimasi incerta sul da farsi "Ciao, ahm, stavo cercando Christopher..." dissi cercando di essere più tranquilla possibile. La donna dall'altro capo del telefono si schiarì la voce "Adesso sta dormendo" asserì in modo poco convincente. Tossì un paio di volte, poi alzai un po' il tono di voce "Ho bisogno di parlargli urgentemente." Pretesi. La donna esitò, poi sbuffò e in pochi secondi sentì la voce di Christopher che sgridava la donna e chiedeva di darle il telefono. Per un breve istante sentì il nome 'Rosemary' e dei brividi si impossessarono del mio corpo. "Pronto, Aria?" mi chiese una voce roca e calda e molto familiare "Oh, Chris... Mi sei mancato tanto!" gli urlai al telefono, lui rise. "Anche tu..." disse leggermente imbarazzato. Si schiarì la voce e continuò "Ho bisogno di parlarti faccia a faccia, il prima possibile. Quando torni a New Haven?" la sua voce era nervosa, non più calda e dolce e incominciai a preoccuparmi. "Oh beh, io pensavo di tornare fra due o tre giorni..." asserì io cercando di non farmi scappare un gemito di dolore, sapevo che qualcosa non andava, lo sentivo dalla sua voce. Lui sospirò "Perfetto, mandami un messaggio quando sei in stazione, ti vengo a prendere. Ci sentiamo presto, un bacio" disse prima di congedarsi chiudendo la chiamata. Rimasi lì a fissare il soffitto. Christopher non mi aveva mai trattata così, non si era mai permesso di chiudermi il telefono in faccia, né tantomeno di parlarmi in modo così freddo. La mia mente elaborava qualsiasi tipo di scusante da parte sua. Ma il nome di Rosemary io l'avevo sentito forte e chiaro. Come poteva farmi una cosa del genere? Come poteva fare una cosa del genere a se stesso? Dopo tutto quello che mi aveva raccontato su di lei. Incominciai a camminare su e giù per la stanza, facendo il punto della situazione. Se lui la odiava per ciò che aveva fatto passare alla sua famiglia, perché lei era nella sua stanza? Perché lei ha risposto al suo telefono? Mi rimisi sotto le coperte e decisi. L'indomani mattina sarei partita e tornata a New Haven e avrei scoperto ciò che Chris mi stava nascondendo.

La mattina dopo ero già pronta con le valigie e stavo già salutando mia madre. Camminai tra le strade affollate e rigai dritto, dirigendomi verso la stazione. Salita sul treno mi ficcai le cuffie nelle orecchie e cercai di tranquillizzarmi. ­Chris non avrebbe mai potuto farmi del male, non era quel genere di persona, non lo era mai stato con me. Cercai di scacciare via quei pensieri ma per l'ennesima volta non ci riuscii. Era impossibile non avere paura delle scoperte che avrei fatto tornando a New Haven dopo tre settimane. Mi ricordai di chiamare Kim circa un'ora prima di arrivare alla stazione. "Kim?" le chiesi al telefono. La sua voce assonnata mi fece capire che aveva fatto le ore piccole la sera prima. "Oh Aria! Quando torni? Mi manchi!" mi chiese. Sorrisi. "Kim sono in treno, potresti venire a prendermi fra un ora?" le chiesi. La sentì urlare e alzarsi di fretta e furia dal letto e con l'affanno mi rispose "Si piccolina, ci sarò! Mi sto già preparando!" poi chiuse la chiamata. Kim non era cambiata, era sempre la stessa.

Arrivata a New Haven trovai fuori Kim appoggiata alla sua macchina ad aspettarmi. Mi corse incontro e mi abbracciò forte «Oh piccolina, mi sei mancata tanto!» disse fra i singhiozzi. Lo sapevo, anche lei mi era mancata. In così tanti anni di amicizia, non era mai successo che io e Kim ci fossimo divise per così tanto tempo, al massimo due o tre giorni e quando ci ritrovavamo scoppiavamo entrambe in lacrime, per me era come la sorella che non avevo mai avuto. La strinsi forte a me «Mi sei mancata anche tu, davvero tanto.» Esordì stringendola forte. Lei tirò sul col naso, poi mi guardò negli occhi. «Non andare mai più via da me per così tanto tempo» mi disse asciugandosi le lacrime «Mi sento così sola senza di te» continuò stringendomi la mano. Ci accomodammo in macchina e Kim guidò verso il nostro appartamento. Mi fece un sacco di domande. Mi chiese come avevo affrontato mia madre, se avevo risolto i casini che avevo in testa, se avevo affrontato il mio ex. Le raccontai tutto.

Entrammo nell'appartamento e finalmente mi sentii a casa, eppure c'era qualcosa che non quadrava. Sentivo un vuoto incolmabile e sapevo bene di cosa si trattasse. Mandai un messaggio ad Alex e gli chiesi se potevo incontrarlo, lui mi rispose dopo circa cinque minuti.

Ci incontrammo al bar della scuola e lui mi strinse forte. «Tutto okay?» mi chiese un po' in pensiero. Io gli sorrisi. «Va tutto bene, volevo parlarti di Chris» esordì. Appena pronunciai il suo nome, vidi il volto di Alex cambiare. Aveva un volto quasi schifato. «In realtà c'ho litigato.» Mi disse lui con una smorfia. Io rimasi interdetta. Come poteva essere successo? Alex e Chris erano come fratelli, non si dividevano per nulla al mondo. «Alex, c'è qualcosa che vuoi dirmi?» gli chiesi nervosa. Alex poggiò il volto sulle mani, poi sospirò. «Non so se sei pronta ad ascoltare ciò che ho da dirti.» Disse Alex paurosamente. Io annuì. Lui si schiarì la voce e si morse le labbra freneticamente. «Aria... Chris è tornato a casa... Per trovare suo padre...» disse Alex. Lì per lì non ci vidi nulla di male, era tornato a trovare suo padre, non lo vedeva da anni. «Aria, non è tutto.» Lo vidi alzarsi e sedersi vicino a me, poi mi strinse la mano.

«Aria, Chris ha sbagliato di nuovo. E' ricaduto nella trappola di Rosemary. E' andato a letto con lei.» Asserì.

Le lacrime incominciarono a sgorgare inconsciamente e mi portai una mano alla bocca per soffocare un singhiozzo.

In quel momento, il mio cuore, smise di battere spezzandosi in due. 

Ritorno dagli occhi blu. [IN REVISIONE.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora