Capitolo sei:

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Christopher:

La mia storia con Aria non poteva andare meglio. Eravamo felici, insieme. Passavamo praticamente tutto il nostro tempo insieme, e io non desideravo altro se non lei. Vederla felice accanto a me, mi rendeva una persona migliore, mi faceva sperare che un giorno lo sarei diventato per davvero. Tutto in me era di Aria, non c'era una sola molecola nel mio corpo che non fosse sua. Ero innamorato, lo ero per davvero, e per la prima volta lo potevo dire, 'fanculo tutto il resto. 

Andava tutto perfettamente, finché un giorno non ricevetti una chiamata, la chiamata più brutta che potesse capitarmi. Mio padre mi chiamò. "Chris, devi tornare a casa. E' successo un incidente." disse freddo. Il mio cuore smise di battere "Cos'è successo papà?" gli chiesi visibilmente preoccupato. Lui si limitò solo a dirmi di tornare il più in fretta possibile. Non volevo tornare lì, non dopo ciò che era successo con Rosemary. Non volevo ferire Aria, non ci avrei mai pensato. Se veramente dovevo tornare lì, Aria sarebbe venuta con me, ad ogni costo. La raggiunsi a casa sua e bussai incessantemente alla porta, nonostante fossero le sei del mattino. Kim aprì la porta. "Ma che cazzo fai!" mi urlò contro "Sono le sei del mattino e vieni a bussare a casa nostra come un pazzoide?" continuò. La superai borbottando delle scuse e mi diressi verso camera di Aria, la aprì e lei era lì, addormentata, con la faccia sul cuscino, i capelli scompigliati, non poteva essere più bella di così. 

Mi sedetti accanto a lei e le accarezzai i capelli dolcemente "Aria, piccola. Devo parlarti" asserì con voce tremante. Lei aprì controvoglia gli occhi e mi guardò "Buongiorno anche a te" farfugliò mentre si stiracchiava "Cosa c'è di così importante da svegliarmi nel bel mezzo di un bellissimo sogno?" mi chiese turbata. Io le sorrisi dolcemente. "Devo tornare a casa." Lei si alzò di scatto e mi guardò negli occhi. "No." asserì con cattiveria. Le presi le mani tra le mie, mentre lei si divincolava "No, Aria. Aspetta." le dissi cercando di cullarla dolcemente. Lei scoppiò in un sonoro pianto "Perché vuoi farmi del male?" mi chiese mentre tirava sù col naso. I miei occhi si riempirono di lacrime. "Mi ha chiamato mio padre, ha detto che è successo un incidente." Gli occhi di Aria si aprirono ancora di più "Che significa?" mi chiese incerta. "Significa che devo tornare oggi stesso. E voglio che tu venga con me." asserì. Lei strabuzzò ancora di più gli occhi. "No. Io, cioè. Io non ci vengo lì. Le spaccherei la faccia Chris!" mi urlò alzandosi dal letto. Prese a camminare avanti ed indietro per la stanza, mentre si teneva il viso fra le mani. "Ascoltami, se mio padre mi ha chiamato, vuol dire che è importante. Io ho bisogno di te. Ho bisogno che tu venga con me, da solo non potrei farcela. Per me sarebbe impossibile, non lasciarmi solo. Me lo avevi promesso." dissi trattenendo a stento le lacrime. Lei si inginocchiò per terra e poi mi guardò negli occhi. "Ci vengo. Ma appena quella stronza si avvicina, noi ce ne andiamo. Lo giuro! Se si avvicina più del dovuto, se ti guarda. Se ti abbraccia. Se mi dice qualcosa che non deve, le faccio rimpiangere di aver fatto la troietta." disse schietta. Caddi sul pavimento vicino a lei e la strinsi a me. Quel gesto mi ricordò quella maledetta sera in albergo, quella sera in cui tutto era cambiato. Le presi le mani fra le mie "Lo prometto, andrà tutto bene." le sussurrai all'orecchio. "Ma adesso devi preparare una borsa con il necessario, non so per quanto resteremo lì. Perciò ti prego, fa' in fretta. Se vuoi ti aspetto giù in macchina." Lei annuì e corse in bagno.

Mezz'ora dopo, viaggiavamo nella mia auto verso New York. La voglia di tornare a casa era minima, ma avendo Aria al mio fianco mi sentivo al sicuro. Era lei casa mia. Le strinsi la mano nella quale teneva l'anello che le avevo regalato e le sorrisi dolcemente. "Andrà tutto bene, non essere così nervosa" le dissi. Lei annuì e poi girò la testa verso il finestrino. Lo skyline di New York apparì e mi sentì ancora più nervoso. Come mi sarei comportato se Rosemary avesse deciso di fare qualcosa ad Aria? Se solo si fosse permessa a parlarle o a sfiorarla, sarebbe stata la fine. Feci dei lunghi respiri mentre parcheggiavo fuori dal cancello. Uscì dalla macchina e andai ad aprire lo sportello di Aria. Lei mi guardò agonizzante. Quella visita faceva male a lei tanto quanto a me. Aprì il bagagliaio e tirai fuori le sacche, mettendomele sulle spalle, poi le presi la mano e ci incamminammo verso il cancello. 

Aria rimase a bocca aperta notando la maestosità della mia immensa -se pur vuota- casa. Mi strinse ancora di più la mano mentre varcavamo il cancello. Mio padre uscì fuori dall'imponente portone e mi guardò con occhi truci. Si avvicinò verso di noi e sorrise debolmente. "Molto piacere, io sono Terence." asserì mio padre, stringendo la mano di Aria, poi si voltò verso di me e mi dette una debole pacca sulla spalla. "Dobbiamo parlare. In privato, se alla tua amica non dispiace." disse mio padre, con voce tremante. "Primo, è la mia ragazza, non la mia amica." dissi prendendo la mano di Aria e mostrandogli l'anello "E secondo, tutto ciò che devi dirmi, puoi dirlo difronte a lei. Non abbiamo segreti, conosce i miei scheletri nell'armadio." dissi in modo convincente. Lui mi guardò accigliato, poi rilassò il viso. Ci portò nel giardino e ci fece accomodare. "Okay, allora..." disse lui prendendo tempo. Io lo guardai nervoso "Dai pà, via il cerotto, via il dolore. Tutto d'un colpo." dissi. Lui mi guardò, poi si strinse nelle spalle. "Qualche giorno fa, io e Rosemary abbiamo avuto una litigata assurda, dopo aver scoperto che lei provava ancora qualcosa per te, e che eravate andati a letto molte volte dopo che io lei ci fossimo sposati. Non te ne faccio una colpa, lei è sempre stata una donna che sa cosa vuole e se lo prende senza mezzi termini. Cercava di giustificarsi dicendo che amava entrambi, per i nostri difetti e pregi. Che entrambi per lei eravamo speciali. Io ero fuori di me. Non perché mi avesse tradito, quello me lo sarei aspettato da una come lei. Ma sapere che ha messo in mezzo te in questa storia, mi ammazza. Mi sono tremendamente arrabbiato, dicendoole che non poteva comportarsi così. Che non capivo perché mi aveva sposato se provava ancora qualcosa per te. Lei è scoppiata in lacrime e mi ha detto che non ha mai smesso di amarti, ma che amava anche me. Lì le ho urlato contro che non era possibile. Che non puoi amare due persone contemporaneamente. Lei ha preso le sue cose ed è scappata via." Mio padre smise di parlare e si accese una sigaretta, poi aspirò e buttò fuori il fumo lentamente. "Quindi?" gli chiesi impaziente. Lui mi guardò e sospirò "Ha avuto un incidente, ha sbandato con la macchina, perché aveva bevuto. E' uscita fuori strada ed è andata a finire in un fosso." le parole che le uscivano dalla bocca rimasero galleggianti nell'aria per circa dieci secondi, poi sospriò di nuovo "E' morta, Christopher." asserì senza mezzi termini. Il mio cuore si bloccò, e Aria mi strinse la mano. Guardai negli occhi mio padre. Non c'era dolore, solo disprezzo. Mi guardai dentro, non sentivo nulla. Non sentivo dolore. Strinsi la mano di mio padre. "Sai qual è la cosa più brutta?" mi chiese. Io scossi la testa e lui mi guardò torvo. "Che non sento nessun dolore..."

Ritorno dagli occhi blu. [IN REVISIONE.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora