4. As pretty as painful
Alexander's pov
Era distrutta e io non sapevo cosa potessi fare per aiutarla a comporre i pezzi che erano stati distrutti. Nascondeva il suo dolore fingendo che tutto andasse per il verso giusto, quando in realtà non era così. Lo si poteva capire dal modo in cui parlava, come se pronunciare una semplice parola le costasse una fatica, dai suoi movimenti sempre controllati, come se avesse avuto paura di fare anche un solo passo falso. A comunicare la sua sofferenza erano soprattutto i suoi occhi, vuoti e spenti, come se stesse vivendo in una dimensione tutta sua.Il suo sfogo di ieri non aveva fatto altro che confermare la mia tesi e dovevo fare qualcosa per aiutarla, qualsiasi cosa. Non le avrebbe fatto piacere perché sapevo quanto le costasse stare al centro dell'attenzione e quanto fosse stanca di sentire persone che le dicessero cosa fare per stare meglio. Lei era abituata a cavarsela da sola, non aveva mai avuto nessuno ed era proprio questo il problema principale.
In quel periodo, però, non era il mio unico problema.
Certe volte avrei tanto voluto essere uno di quegli adolescenti figli di papà, che non se ne fregavano nulla di ciò che li circondavano e non si facevano problemi ad utilizzare le persone per i propri scopi.
E pensare che prima di Katy anche io ero così..Invece grazie a lei, avevo imparato a comportarmi, avevo imparato a vivere bene.Solo che certe volte era così forttutamente difficile. Oltre ad occuparmi di Kat, dovevo aiutare mio padre con zia Roselinde perché, per la prima volta, mio padre era sceso a compromessi con me. E io mi sentivo di essere in debito con lui.
Grazie a lui ero riuscito a contattare la migliore psicologa di New York, in modo tale che Katy avrebbe avuto qualcuno con cui parlare, qualcuno che l'avrebbe aiutata, dato che io non ne ero in grado. Avevo già parlato col padre e lui era d'accordo con me.
La stavo ingannando, si sarebbe arrabbiata e probabilmente non mi avrebbe parlato per giorni, ma era per il suo bene. Ero disposto a tutto, persino a perderla, per far sì che stesse meglio.
«Allora, sei pronto?» mi chiese mio padre, mentre faceva il nodo alla cravatta.
Apparentemente sembrava tranquillo, ma dai suoi gesti si intuiva perfettamente quanto fosse teso.«Non si è mai pronti ad affrontare quella stronza» sospirai.
Inoltre, in quel momento sarei voluto stare con Katy e non in camera di mio padre a prepararmi per un'inutile cena che mi stava solo facendo perdere del tempo prezioso.
Avevo paura a lasciarla da sola perché temevo che le sarebbe potuto succedere qualcosa. In effetti, nessuno poteva biasimarmi, dato che l'ultima volta che l'avevo lasciata da sola era stata rapita e tenuta prigioniera per due giorni.
«Tranquillo, è con le sue amiche» mi poggiò una mano sulla spalla, facendomi sobbalzare.
Non ero abituato a questo tipo di rapporto tra di noi, faceva strano e non avrei mai dimenticato il male che mi aveva procurato. Dovevo andare avanti perché si trattava di mio padre, l'unica famiglia che mi era rimasta, Forzai un sorriso e, con la scusa, di dovermi mettere la giacca, mi allontanai dall'uomo grazie al quale ero al mondo.
«Alexander» mi voltai quando sentii mio padre pronunciare il mio nome per intero, come era solito fare quando c'era ancora la mamma.
«Dimmi» mi schiarii la voce per nascondere l'emozione.
«Tua madre sarebbe così fiera dell'uomo che sei diventato» chinò il capo perché Caleb Blake non si emozionava, non lasciava mai trapelare il suo stato d'animo.
Allora sorrisi per davvero e dovetti fare di tutto per frenare l'istinto di abbracciarlo.
Tempo al tempo, non ero pronto ad un passo così grande. «Sarebbe fiera di noi» annuii, come per convincere me stesso.
Non sarebbe stata fiera di vedere i suoi due uomini litigare, di vedere quanta tensione ci fosse tra due persone che si sarebbero dovute amare incondizionatamente, ma questo lo tenni per me. Quella sera avevamo bisogno l'uno dell'altro, di un sopporto che solo noi due eravamo in grado di darci perché saremmo andati a cena col nemico più grande. No, non zia. Avremmo dovuto affrontare il nostro passato.Prima di uscire decisi di mandare un messaggio alla mia ragazza.
Quanto ti manco da tanto a troppo?
Sorrisi prima di mandare il messaggio, perché già mi aspettavo una delle sue risposte da stronza.
Mi manca di più il coniglio che ho perso quando avevo nove anni.
La solita...
Ti stai divertendo?
Se non fosse per Mia che continua a minacciarci tutte di non abbandonarla per dei ragazzi, mi divertirei di più.
Io lo dico che devi trovarti altre amiche.
Nah, le altre non mi capirebbero.
Sorrisi perché molto spesso non capiva quanto fosse speciale e non si rendeva conto di come tutti a scuola, maschi e femmine, cercassero di attirare sempre la sua attenzione.
Comunque
Tu
Devi
Aiutarmi
A capire
Cosa c'è tra Mia e MattChe nervi quando scriveva tutto in messaggi separati, era così complicato scrivere tutto in un solo messaggio?
Fatti
I
Fatti
Tuoi !Scrissi velocemente, prima di prendere le chiavi della macchina e andare alla ricerca di mio padre.
Avevo l'ansia a mille, mi aspettavo il peggio e sapevo perfettamente che zia Rose ci avrebbe messo alle strette, per farci crollare e passare per la vittima di turno.
Non capivo come avesse fatto a condividere il DNA di mia madre, una donna dolce e pronta ad aiutare il prossimo. Fisicamente si assomigliavano, non si poteva negare, ma i lineamenti dolci e delicati di mamma erano inimitabili.
La mamma aveva degli occhi azzurri come il cielo, profondi come l'oceano e belli quasi quanto il più bello dei mari. Non aveva i capelli biondi come l'immagine della donna perfetta evocata da un poeta qualsiasi, ma corvini; eppure, per me, erano la cosa più bella del mondo. Ci aveva lasciato troppo presto, lasciando un vuoto incolmabile, ma io riuscivo comunque a sentirla nel profondo del mio cuore, dove lei sarebbe sempre stata al primo posto.
«Andiamo?» mio padre richiamò la mia attenzione, svegliandomi da ricordi tanto belli quanto dolorosi.
«Se proprio dobbiamo» sussurrai piano per non farmi sentire.
«Buona fortuna a noi» fu mio padre a sussurrare, ma ovviamente io lo sentii, proprio come lui aveva sentito me qualche attimo prima.Presi il telefono per smorzare la tensione e l'ultimo messaggio mi fece sorridere, cancellando ogni preoccupazione.
Dà un calcio nel culo a tua zia da parte mia.
Ma anche due, eh.La mia Kat, dolce come il miele, tagliente come la lama del coltello più affilato e forte come l'acciaio più potente.
Katherine's pov
«Per l'ennesima volta, tra me e Matt non c'è nulla» urlò Mia, esasperata.
Le avevo posto quella domanda almeno una decina di volte quella sera e lei aveva sempre negato tutto, ma io non ci credevo.«Non ti credo. - cantilenai io»
Quei due non me la contavano giusta, era troppo evidente che tra loro due ci fosse qualcosa. E non era solo attrazione fisicaQuando Mia era distratta, Matt la guardava come se fosse la cosa più bella del mondo; quando Matt non se ne accorgeva, Mia lo guardava con sguardo sognante.
Quei due non se ne rendevano conto, ma erano pazzi l'uno dell'altra.«Ma perché non ti fai i cazzi tuoi?» chiese stizzita.
La cosa più bella di Mia? Non importava chi fossi, non importava che stessi passando un periodo di merda, lei diceva sempre la verità.«Mia!» la richiamarono Cami e Tania che non erano ancora intervenute nella nostra conversazione.
« Ragazze, per favore» sbuffai io «Non mi taglio le vene se Mia mi dice qualcosa di scorbutico, anzi non ho nessuna intenzione di rifarlo» dal nervoso passai al malinconico. Lanciai uno sguardo ai due tagli sul mio braccio e dovetti fare di tutto per non tornare con la mente a quel maledetto pomeriggio.«E comunque Matt tra poco finirà la scuola, andrà al college e io non lo vedrò più» Mia cambiò discorso per colmare il silenzio che si era creato.
Già. Matt e gli altri avrebbero finito la scuola e io avrei potuto fare quello che avevo cominciato a pianificare la prima sera da prigioniera. Tutto sarebbe andato per il meglio e tutti sarebbero stati al sicuro.
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He likes winning
Romance[ IN REVISIONE ] » Sequel di "He likes playing" Katherine è pronta a fare di tutto per salvarsi da quell'uomo che le ha rovinato la vita, persino rinunciare alla vita che tanto ha sognato. E infatti compie un gesto estremo, ma non ha fatto i conti c...