18. My light
Alexander's pov
- Wow, fratello, non credevo di rivederti qui così presto. - mi accolse Ethan.
Già, nemmeno io pensavo di ritornare lì così presto. Non era passata nemmeno una settimana e tra me e Katy già c'erano problemi. Non l'avrei lasciata, non di nuovo, mi serviva solo del tempo. Quanto tempo? Non lo sapevo nemmeno io.- Non fare lo spiritoso e versami da bere. - mi sedetti a quello che ormai era diventato il mio sgabello. Che cosa triste.
Poggiai la fonte sul bancone e chiusi gli occhi, con la speranza che una volta riaperti, avrei realizzato che fosse tutto un incubo. Ma ciò non accadde.
Ero stanco di fare pensieri da depresso, ma se la vita faceva così schifo mica era colpa mia. Magari avrei dovuto fare come quei ragazzi che affondano i problemi nella droga. Sì, avrei potuto cominciare a drogarmi.Sì, come se i problemi non fossero già tanti, manca solo che diventi un tossicodipendente.
Stupida coscienza. Però aveva ragione, non potevo aggiungere anche il problema della droga alla mia lunga lista.
Mi atteggiavo tanto da cattivo ragazzo, quando in realtà avevo paura anche di fare un tiro di canna.- Wow, la situazione qui è peggio del solito. - si accigliò guardandomi in faccia.
Non dovevo avere per niente un aspetto decente: non avevo chiuso gli occhi nemmeno per qualche minuto e nel mio sguardo si poteva leggere tutto il dolore che provavo in quel momento.
- Puoi dirlo forte. - borbottai. - Allora, mi versi questo drink? Anzi, dammi direttamente la bottiglia. -
- Non ti do' un bel niente. - incrociò le braccia al petto, con aria autoritaria - Adesso tu vai a casa e ti fai una luuuunga dormita. - indicò l'uscita di quello squallido bar.
- Ma non voglio tornare a casa. - sbuffai e misi il broncio.
Mi stavo comportando in maniera infantile, eppure non ero ubriaco, forse quelli erano ciò che mia mamma chiamava i "capricci del sonno".Da bambino, ogni volta che ero stanco o che dormivo poco, cominciavo a fare delle sciocchezze esagerate ed ero solito fare più capricci del solito. Papà rimproverava sempre mamma perché me la dava sempre vinta, ma lei diceva che non erano altro che i capricci del sonno e che andavano sempre assecondati.
- Vai. - ripetè ancora una volta, con tono autoritario.
Riluttante mi alzai da quello sgabello, senza sapere dove andare di preciso.
Andare a casa, ma io non avevo una casa.
Casa è dove ti senti bene, dove trovi le persone che ami e di cui ti fidi. Io non avevo un posto del genere, non più.
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He likes winning
Storie d'amore[ IN REVISIONE ] » Sequel di "He likes playing" Katherine è pronta a fare di tutto per salvarsi da quell'uomo che le ha rovinato la vita, persino rinunciare alla vita che tanto ha sognato. E infatti compie un gesto estremo, ma non ha fatto i conti c...