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Caldo.

La prima parola che mi viene in mente quando entriamo nel locale che ha scelto Kelly è: caldo.

La seconda è alcol.
Dato e assodato che più di metà di queste persone è giù ubriaca, come attesta il loro dondolare sconnesso da un parte all'altra della sala come fossero zombies, non metto dubbio che l'alcol scorra a fiumi.
La terza parola è: sudore ed è alquanto disgustoso. Tutti qui dentro, ma proprio tutti, sono imperlati dalla testa ai piedi di sudore, accentuato dalle luci che aleggiano sopra la pista da ballo dove la gente di scatena.

Niente attacchi di panico, stai facendo una cosa normale, continuo a ripetermi mentre Kelly mi trascina per mano fino al bancone.  Molti sguardi indiscreti si sollevano su di lei squadrandola lascivi, mentre si muove nel suo vestitino senza spalline, attillato azzurro, che la copre fino a metà coscia, prima che si lasci cadere con grazia innata su di uno sgabello di fronte al barista.
È quanto scontati che lui lasci vagare immediatamente lo sguardo sulla sua scollatura generosa.

Niente attacchi di panico, stai facendo una cosa normale.

"Un daiquiri e una birra, tesoro" ordina Kelly ammiccando al barista che dopo aver lasciato vagare lo sguardo su quello che era visibile del suo corpo dietro il bancone, si mette subito al lavoro per preparare il drink che solo dal nome sembra complicato.

Niente attacchi di panico, stai facendo una cosa normale.

"Pensavo saresti voluta partire con qualcosa di soft" sento dire a Kelly mentre si sistema sullo sgabello, accavallando le gambe nude con uno sguardo di scuse, forse per l'espressione contrita che ho sul volto. Mi forzo a sfoderare un sorriso  mentre mi appoggio al bancone con un fianco.

"Va benissimo Kelly" le rispondo lanciando uno sguardo ansioso intorno a noi prima di vedere la mano del ragazzo dietro il bancone tendersi in avanti per posarmi fronte la bottiglia di birra fredda.
Mi squadra come ha fatto poco fa con il corpo della mia amica, che sta sorseggiando il suo drink ed osservando indisturbata la folla, ignara del fatto che il barman mia stia fisaando da troppo. Suppongo che il mio.sgaurdo truce sia sufficiente a far distogliere il suo dato che subito abbassa gli occhi dopo aver incontrato i miei.
Kelly invece, con i suoi, cerca senza pudore qualche preda da agguantare con la sua bellezza valorizzata dal trucco intorno agli occhi e il gloss sulle labbra, ormai scomparso sul bordo del bicchiere.

"Hai visto che alla fine hai ceduto alle mie tentazioni e hai posato computer e cibo spazzatura?" cinguetta felice del suo operato, scoppiando a ridere nel vedermi a bocca aperta. Come diavolo ha fatto a indovinare di cosa mi stavo ingozzando poco fa a casa?

"Sono una chiaroveggente, ma al contrario, non so predire il futuro, ma azzecco sempre quando qualcuno stava mangiando porcherie guardando un film" mi fa l'occhiolino prendendo un sorso del suo drink e scuote le spalle alle mie proteste.

"Okay okay, forse non sono una chiaroveggente, ma resta il fatto che lo capisco, sempre" fa ballare su e giù le sopracciglia mentre ingollo alcuni sorsi di birra, prima di scoppiare a ridere.

La seguo a ruota, lasciandomi alle risate con lei, e, non molto tempo dopo, sento qualcuno toccarmi la spalla. Raddrizzo di colpo la schiena e mi irrigidisco mentre poso la bottiglia sul ripiano di granito. Kelly mi guarda confusa dalla mia reazione a quanto pare troppo evidente.

Dietro di me, un ragazzo dai capelli mori e gli occhi nocciola sorride con nonchalance, di ignorando il mio cambiamento repentino di postura.
"Ciao, mi chiedevo se ti andasse di bere qualcosa"

Probabilmente, e ripeto probabilmente, se la sua mano non fosse ancora sul mio braccio, dove è approdata poco dopo avermi toccato la spalla, e il suo sguardo non stesse vagando deliberatamente nella mia scollatura, non sarebbe un problema il tentativo penoso di rimorchiarmi.

Ma non deve essere la mia serata fortunata, perché tutte e tre le cose sono successe e l'odore troppo forte della sua colonia scadente mi sta annorbando, causando un attacco di nausea. Mi trattenere a stento dal tapparmi il naso con le dita e conati per quanto è orrenda la ventata di "profumo" che mi avvolge non appena muove la mano, a raggiungere la mia.

"Sono a posto così" rispondo scostandomi e tornando a guardare Kelly, che fulmina con lo sguardo il moro dietro di me non appena prova a reinstaurare una conversazione, dicendo con voce secca un semplice: "vattene".

"I ragazzi non sanno più distinguere un semplice vai via da un prendimi-su-questo-bancone-appena-il-barista-si-gira, assurdo" esclama mescolando quello che rimane del suo drink prima di buttarlo giù tutto d'un sorso.
"Una volta ero a una festa con una mia amica all'università e, nonostante avessi rifiutato più volte di avere le mani di questo ragazzo in punti spiacevoli, ero stata costretta a rompergli due dita di una di quelle man i che ti dicevo" dice con semplicità, scrollando le spalle come fosse una cosa normale.

Quando andavo al liceo, avevo provato ad andare a qualche festa, anche se raramente, però non mi ero mai trovata nella situazione "rompiduedita": sono stata invitata a due delle tre feste a cui sono andata (e all'altra mi ha trascinata l'allora mia migliore amica Betty), ma non ho mai avuto problemi di questo tipo, nonostante fossi carina. Carina si, ma non abbastanza da essere importunata per tutta la serata.

E direi che è meglio così.

"Andiamo a ballare" esclama Kelly non appena parte un pezzo più movimentato del ritmo latino e lento di prima, trascinandomi con sè prima che riesca ad aprire bocca per obbiettare.

"Non so ballare Kelly" la informo abbandonando la mia birra su un tavolo affianco, ignorando gli sguardi malevoli della ragazza seduta a cavalcioni su di un'altra, dietro al suddetto tavolo.

"Non sono importanti le tue qualità di ballerina qui" ribatte lei voltandosi a guardarmi prima di tirarmi con lei nella calca che popola la pista da ballo, mentre io combatto contro il senso di claustrofobia che mi assale piano piano, "ma per quanto tempo riesci a muovere le tue grazie a tempo con la musica."

Ammicca nella mia direzione, ridendo nel vedermi con gli occhi sbarrati.

Scuotere le mie grazie? Mio Dio, è meglio che me ne vada di qui prima di essere costretta a mostrarle anche, le mie grazie.

Ma a quanto pare Kelly deve avere un sesto senso rivelatore, oppure una capacità innata di leggere il pensiero, perchè, prima ancora che possa muovermi verso la direzione da cui siamo arrivate, mi afferra per un braccio per ricatturare la mia attenzione, facendomi cenno di guardare i suoi movimenti.

"Fai come me, scuoti il bacino a muoviti a tempo, non è difficile" sorride con convinzione, mentre, dopo aver preso un respiro molto profondo, al punto che penso di aver spedito i polmoni alle piante dei piedi,chiudo gli occhi, provando goffamente ad imitarla, ancheggiando a tempo, fino a sciogliermi quel tanto che basta per non sembrare un tronco di legno in mezzo a un campo di spighe.

Letteralmente. La gente qui si struscia addosso come se fosse necessario per la sopravvivenza, ma nell'euforia che si impossessa di me dopo poco, la cosa passa in secondo piano.

Fino al panico.

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