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Sono dentro la liberia e sto, letteralmente, vagando spaesata tra tutta la roba esposta sugli scaffali: dalle copertine colorate dei libri e dei vinili, alle custodie rigide dei cd.

Faccio scorrere le dita sui dorsi dei romanzi all'altezza del mio viso mentre ripenso al motivo per cui sono qui: un colloquio.

Inizialmente sono arrivata con l'intento di presentarmi al proprietario, cosa che ho effettivamente fatto non appena un ragazzo sui trent'anni e dalle spalle larghe mi ha stretto la mano nella sua, possente, e ha catturato il mio sguardo con un paio di occhi grigi mozzafiato, che mi hanno subito ricordato il motivo reale per cui mi sono catapultata fuori di casa: John.

Dopo una bella chiacchierata su musica e romanzi, Neil mi informa che il colloquio (se così si puó definire la nostra lungha chiacchierata) é andato alla grande e tra due settimane inizio a lavorare qui come commessa.

Il profumo dolce di libro nuovo mi avvolge ed inebria mentre mi allungo sulle punte verso il ripiano più alto dello scaffale per riuscire a prendere un thriller che sembra richiamarmi da quando mi sono avvicinata a quest'area della libreria.

«Caspita, avere tre metri di gambe e non riuscire ad usarli....sei messa peggio di me!» sbuffa una voce femminile alle mie spalle, che dopo essermi girata riconosco come quella della ragazza che abita alla villa.

«Un metro e settantacinque non è nulla rispetto ad un scaffale di due metri e passa» ribatto allungandomi ancora e facendo un piccolo saltello prima che il libro mi ricada tra le mani.

VITTORIAAA!, grida la mia mente mentre per poco non mi metto a urlare sul serio con un sorriso a tutti-denti stampato in faccia.

«Hai preso un libro, non vinto alla lotteria» mi fa notare lei acida, nel contempo che un'espressione piccata si impossessa del mio viso, a contrasto del suo ghigno malefico.

«Non riversare su di me la frustrazione per la tua altezza» ribatto lanciandole un'occhiata glaciale prima di mettermi a leggere la trama del romanzo sulla copertina.

«Non ti permettere di rimarcare la mia altezza!» esclama pestando un piede a terra irritata, mentre io, con espressione ovvia la guardo, alzando gli occhi dal libro.

«Vorrai dire bassezza.»

Il suo verso frustrato mi arriva alle orecchie dopo pochi secondi, prima che io sorrida soddisfatta.

«Senti biondina...» inizia richiamando la mia attenzione prima che io la interrompa, ricordandole che mi chiamo Scarlett.

«Non me ne frega un cazzo di come ti chiami, né di dove sei o quanto sei alta! Basta che ti levi dai coglioni!» esclama a voce talmente alta che credo pure nel negozio di fronte l'abbiano sentita, il tutto mentre incrocio le braccia al petto con fare indifferente.

«Va bene, ma prima di "levarmi dai coglioni"» cito testuali parole, virgolettando per aria con le dita la sua eloquente espressione di irritazione, mentre porgo i soldi al cassiere per pagare il mio libro nuovo, «devi prestarmi il telefono per il navigatore, il mio è morto.»

«Ma cosa... non ti presto un bel niente!» ribatte contrariata con decisione.

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«Come diamine ci sono finita qui?» chiede a bassa voce la ragazza di fronte a me, seduta al tavolino di questa graziosa pasticceria, dove l'ho trascinata, dopo aver visto le delizie che smerciava dalla vetrina.

«Credo che abbia a che fare col mio stomaco e la mia voglia di pasticcini» rispondo guardando sognante il bancone che mostra vari tipi di dolciumi, dai cupcakes, ai brownies, alle bignole semplici.

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