.17.

20 1 0
                                    

"Non voglio parlarne" rispondo dopo un attimo di smarrimento. Alla sua domanda sono impallidita, cosa assolutamente assurda dato che il mio viso, solo pochi secondi fa, poteva essere scambiato per una fragola enorme tanto era rosso.

John inspira forte, stringendo le dita intorno al volante mentre guida verso casa. Io, accanto a lui, incrocio le braccia sul petto, senza calcolarlo di striscio.
Neanche quando parla di nuovo.

"Non potrai nasconderlo per sempre, lo sai?" domanda facendomi sospirare e voltare verso il finestrino per la seconda volta, a guardare il paesaggio scorrere veloce fuori dal vetro freddo.

"Non voglio nasconderlo, voglio dimenticarlo" affermo con voce decisa. Stanca di sentirmi oppressa dalle esperienze orribili collezionate negli anni, deglutisco nel sentir le lacrime fare capolino, "non ho avuto una vita semplice prima di arrivare qui e non ho intenzione di rivivere ogni momento perché tu non sai farti gli affari tuoi."

Il tono conciso che uso per quest'ultima frase stupisce perfino me, ma non va lontano dalla realtà: ho un passato orrendo e vorrei solo avere l'amnesia e ricordare nulla. Parlarne con qualcuno solo perché mi tormenta non sarà di certo utile per relegare tutto quello che ho visto e vissuto nell'angolo della mia mente dedicata alla spazzatura.

"Non sei l'unica ad avere avuto una brutta vita" dice e qui lo sento: sento il dolore intriso in quelle parole e la voglia di stringerlo in un abbraccio di conforto mi assale, ma obbligo me stessa a rimanere ferma sul sedile, stringendomi le braccia intorno al busto per tenerle a bada.

Stare intorno a lui non ha un buon effetto su di me.

"Le cose succedono e non ci possiamo fare nulla, ma questo non implica non parlarne con nessuno, anzi, parlarne è sempre la soluzione migliore. Un giorno quello che hai nascosto qui dentro" si picchietta sul petto, proprio sul cuore, "ti divorerà e rimpiangerai di non averne parlato."

Ascolto in silenzio e ci rimango fino a che vedo il vialetto di casa.

Ho ancora le braccia avvolte intorno al corpo quando mi lancio dalla macchina e corro sul patio, salgo in fretta gli scalini diretta verso la porta.
Frugo nelle tasche alla ricerca delle chiavi di casa prima di ricordarmi di averle lasciate dentro per evitare di perderle nel locale, quindi mi giro per chiedere a John se almeno lui le abbia, ma mi sorprende.

Mi sorprende così tanto che quando la sua bocca si posa sulla mia non oppongo resistenza. All'inizio spalanco gli occhi per l'incredulità e provo anche a spostarlo facendo leva sul suo petto con le mani, ma poi qualcos'altro prende il sopravvento in me. Un qualcosa che non so spiegare ma che, anzichè dirmi di respingerlo, mi fa allacciare le braccia intorno al suo collo e mi spinge a tirarlo a me.  Schiudo le labbra per lasciare che approfondisca il bacio mentre il metallo freddo del piercing che ha al labbro si mescola al calore che sento crescere nel basso ventre.

Mi spinge con la schiena contro la porta, continuando a baciarmi e staccandosi solo lo stretto necessario per infilare la chiave nella toppa, poi, in un attimo reincolla le labbra alle mie, mettendo le mani sotto le mie cosce e sollevandomi prima di iniziare a camminare attraverso il salone, fino al divano, dove mi lascia cadere.

Infilo le mani tra i suoi capelli verdi e le lascio scorrere, beandomi della sensazione di morbidezza sotto i polpastrelli, mentre la sua bocca scende dalla mia fino al collo. Inizia a tracciare un sentiero di baci languidi sulla pelle sensibile dell'incavo tra collo e clavicola, facendomi sospirare e mordere il labbro per evitare di gemere e farci beccare dagli altri inquilini.

Le sue mani fredde si insinuano sotto la mia camicia, accarezzandomi la pelle fino a farmi venire i brividi. Mi sfiorano il bordo del reggiseno rosso che indosso mentre la sua bocca scende a mordicchiarmi delicatamente la pelle del petto, appena sopra il seno.

Le mie dita si attorcigliano con i suoi capelli e li tirano quel tanto che basta perché John riporti le labbra sulle mie. Le sue mani scivolano fuori dal tessuto morbido della camicia, raggiungendone il davanti ed iniziando a sfilare i bottoni dalle asole, scoprendo la pelle abbronzata centimetro dopo centimetro.

L'intraprendenza delle sue mani mi fa fremere e stringere le cosce per cercare di alleviare la sensazione che mi provoca saperle muoversi leggere su di me. È una sensazione talmente differente da quella che ho provato nel locale che sono spinta al punto di desiderarla, non come quando mi ero sentita tirare indietro ed artigliare i fianchi dalle mani di uno sconosciuto maniaco.

Lo schiocco delle nostre bocche risuona nel salotto vuoto prima che una delle sue mani grandi si infili sotto il lembo di camicia aperto, chiudendosi a coppa sul seno e stringendolo appena. Mi scappa un ansimo che avrei volentieri represso solo per non dargli la soddisfazione di sentirlo.

John si lascia andare ad un verso primitivo in tutta risposta, che risveglia un angolo (che non sapevo neanche fosse addormentato) ai cosiddetti piani bassi, stringendo di più le mani intorno al seno e sfiorando l'interno della coppa del reggiseno, mozzandomi il respiro in gola.

In quel momento il telefono nella mia tasca inizia a squillare, facendomi imprecare sulle labbra di John che si abbassano in fretta lungo la mia gola. Ansimo di nuovo mentre prendo il telefono per rispondere alla chiamata.

"Pronto?"
"Scarlett, dove diamine sei finita?" urla Kelly dall'altro capo del telefono per farsi sentire sopra il fracasso assordante della musica di sottofondo.

Evidentemente lei riesce a sopravvivere a quell'ambiente, io no, ed ora ho anche di meglio da fare.

Molto meglio.

Ripete la mia coscienza mentre John scende sul petto con la bocca, venerandone la pelle con ogni bacio.

"Ho incontrato un coinquilino..." ansimo non appena il suddetto coinquilino inizia a succhiare la pelle fino a lasciare una chiazza "e mi ha dato un passaggio a casa."

Mi mordo il labbro per evitare di gemere quando la punta della lingua di John percorre lo spacco in mezzo ai seni, facendomi ancorare le gambe intorno ai suoi fianchi. Fingo di ascoltare Kelly al telefono che mi dice di essersi trovata anche lei compagnia per la notte.

"Perfetto, allora ci sentiamo domani" dico sbrigativa mordendomi la lingua prima di chiudere la chiamata. Senza sentire risposta o altro, inarco la schiena quando la bocca di John scorre sul mio ventre, infuocandomi la pelle.

Una mano grande si avventura di nuovo sotto la camicia, dirigendosi peró verso il gancetto del reggiseno che si chiude sulla schiena. Non appena il metallo freddo di un anello che porta alle dita entra a contatto con la pelle sensibile della schiena ho un fremito.

In uno scatto felino lo spingo via, facendolo cadere dal divano confuso, per raggomitolarmi con la camicia aperta nell'angolo che formano i cuscini, il fiatone come se avessi corso una maratona.

Lo sguardo confuso riflesso negli occhi di John mi apre una voragine nello stomaco mentre mi sento di nuovo sbiancare.
Stava per scoprirlo, per raggiungere la mia schiena.

Oh mio Dio, non posso credere di essere stata tanto stupida.
A cosa stavo pensando quando ho lasciato che andasse avanti? A niente, ecco a cosa, e ora mi ritrovo di nuovo in questa situazione.

Tremante mi alzo in fretta dal divano, rischiando anche di inciampare e rompermi la faccia sul tavolino di cristallo che sta di fronte al divano.  Incespico mentre raggiungo le scale, salendole di fretta e rischiando di cadere anche qui, prima di arrivare la porta della mia stanza, aprirla e chiudermici dentro, buttandomi sul letto di peso prima di scoppiare a in un pianto liberatorio.

"Non devi mai dirmi di no", aveva detto, ma non pensavo si sarebbe ripercosso anche sul mio presente.

~~~~~~ MY SPAAAAAACEEEEE~~~~~~~

MA CIAO BELLA GENTE
Siamo a metà settembre ed è cominciata la scuola ormai (sigh), come vi state trovando?
Spero non vi stia uccidendo come sta facendo con me :((

Detto questo, spero il capitolo vi sia piaciuto.
Un bacio a tutti,

Becks🌺✨~

Home || #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora