.2.

109 15 12
                                    

Un trillo estremamente fastidioso si intromette nel mio sonno, mentre a fatica mi allungo verso il comodino per afferrare il telefonino, tentata di scagliarlo fuori dalla finestra mentre. Con la gola secca a causa del fatto che ho dormito, letteralmente, a bocca aperta, rifiuto la trentesima chiamata di mio padre che, d'improvviso, si ricorda di avere una figlia.

Mi tiro a sedere e sbadiglio come solo un degno scaricatore di porto è capace di fare: aver dormito quasi tre ore mi è stato molto d'aiuto e finalmente mi sento come se solo un tir mi sia passato addosso, anziché tre, come quando mi sono stesa sul letto.

Esco dalla stanza, passandomi le mani sul viso, e nello stesso momento in cui poggio il piede sul pavimento del salotto, dopo aver sceso le scale che portano alle camere, sento il campanello suonare insistentemente.

Aspetto qualche secondo per sentire cenni di vita dal piano superiore, ma probabilmente la ragazza senza nome sarà troppo infastidita dal mondo per aprire la porta e i due che si divertivano a rotolarsi sul pavimento si saranno addormentati, per cui, tocca a me fare i doveri di casa.

Apro la porta, trovandomi di fronte un ragazzo dai capelli verde scuro, che tira il labret di lato nel sorriso che mi rivolge, cosa sufficiente a risvegliare pensieri poco casti nella mia mente.
«Ciao» mi sorride subito mentre io mi aggrappo alla maniglia della porta per sostenere il mio peso, puntando lo sguardo nei suoi occhi azzurro ghiaccio, quasi grigi.

«Ciao, tu saresti?» domando inarcando un sopracciglio mentre col fianco mi appoggio alla porta, lasciandolo ancora sul patio mentre i suoi occhi scorrono veloci sulla mia figura, così come i miei sulla sua.

I capelli verdi tinti circondano il viso da tratti che paiono ben delineati, cosa che non posso affermare con certezza visto che sono coperti dalla chioma colorata.
Gli occhi, di un azzurro chiarissimo, quasi bianco, si stagliano in mezzo al viso, dove un naso dritto si sporge sopra le labbra carnose, attraversate da un piercing a doppio anello che avvolge il lato del labbro inferiore (in un esplicito invito a morderlo aggiungerei).

Il tutto proporzionato ad un metro e novanta circa di bellezza su un corpo abbastanza palestrato, anche se non eccessivamente.

«John, piacere, e tu?» si presenta per poi porgermi la mano, e dare un'occhiata all'interno della casa, sgranando appena gli occhi nel notare dimensioni e arredamento.

«Scarlett, entra dai» lo esorto con un cenno della mano dopo aver ricambiato la stretta della sua ed essermi fatta da parte perché possa passare con i bagagli.

«Wow, è enorme» esclama meravigliato guardandosi intorno per il salotto o, come lo avevo ribattezzato poche ore prima, il mini-Versailles, mentre mi avvio in cucina, alla ricerca di qualcosa da bere, in grado di reidratarmi la gola secca.

«Sei qui da molto?» domanda la sua voce roca alle mie spalle, attirando la mi attenzione. Quando mi giro verso di lui, lo noto appoggiato allo stipite con le braccia incrociate sul petto, che osserva minuziosamente ogni mia mossa.

«No, sono arrivata qui poche ore fa, vuoi una birra?» domando poi notando che è l'unica bevanda decente presente nel frigo tra succo d'ananas e latte.

«Sì, grazie» risponde sorridendo ed afferrando la bottiglia che gli faccio scivolare, già stappata, di fronte, per poi prenderne un sorso nel mentre che io stappo la mia e mi appoggio al ripiano dietro di me, con la gamba piegata ed il piede appoggiato sul forno spento.

«Dunque sei qui da poche ore hai detto? E da dove vieni Scarlett?» chiede sottolineando il mio nome mentre un brivido mi percorre veloce la schiena e prendo un sorso dalla mia bottiglia per dissimularlo.

«Texas tesoro, il solo ed unico» rispondo ammiccando con un sorriso stampato in volto prima di ingollare un altro sorso, per nascondere l'imbarazzo delle parole appena usate e a cui lui ha inarcato un sopracciglio. «Tu?»

Home || #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora