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"Devi prendere anche la pasta" gli dico spingendolo verso il reparto giusto, "io vado a prendere la carne."

"Vengo con te e poi torniamo a prendere la pasta" protesta John arrestando i suoi passi e facendomi sbattere il naso contro la sua schiena.
Metto le mani suoi fianchi, raggrinzendo il viso in un broncio contrariato mentre pesto il piede a terra.

"Mi sembra di avere a che fare con un bambino!" esclamo mentre John prova a non ridere di me. So benissimo di non essere estremamente credibile quando mi comporto così, ma so anche che lui è consapevole del fatto che se voglio posso essere pericolosa.

"Devi solo prendere della dannatissima pasta, non disinnescare una bomba" gli faccio notare indicando gli scaffali ricolmi di pacchi di pasta di tutte le marche, "se mai dovessi andare a vivere da solo come pensi di fare?"

"Mi porterò te dietro, così non rischio di rimanere a digiuno e morire lentamente di fame" ammicca, parlando di una cosa simile in maniera così leggera, come se fosse normale.

Il mio viso sbianca, prima di arrossire violentemente fino all'attaccatura dei capelli: l'idea di un'ipotetica convivenza mi scombussola tutto e in un attimo mi sento come se il mio cuore volesse scappare dalla gabbia toracica, mentre il mio stomaco sembra essere popolato da uno stormo di uccelli per quanto è forte la sensazione che provo.

Calmati.

Non ce la faccio.

Non ti ha chiesto proprio nulla, ha solo fatto una battuta, non era mica serio.

Hai ragione, devo respirare e stare calma. Calma. Calmissima. Molto cal-
Che cazzo sta facendo quell'oca così vicina a John?

Preparo i pop corn, ma, mi raccomando, voglio vedere le botte.


"Tesoro, hai preso la pasta alla fine?" domando posando una mano sul suo braccio e stringendomi a lui quel tanto da far capire alla bruna qui davanti di scollarsi e smettere di sorridere come una cretina. Ovviamente correlo al tutto uno sguardo poco cordiale, nascosto dietro ad un sorriso.

Sono bastati due secondi di distrazione perché si allontanasse, peggio dei bambini per davvero.

"No, non ho fatto in tempo, Bettany aveva bisogno di una mano perché non arrivava a prendere la bottiglia sull'ultimo ripiano" mi spiega stranito, ma la ragazza, con una voce insopportabile, lo corregge, ripetendogli che il suo nome è Brittany.

"Oh wow, il mio ragazzo è un vero gentiluomo ora. Che ne dici di aiutare me adesso?" domando fintamente iniziando a tirarmelo dietro, mentre Bellamy, o come diavolo si chiama, lo saluta.

John al mio fianco sta ridendo come un matto e continua fino a che, molto, ma molto infastidita, non gli lancio praticamente i pacchi addosso, ammassandoli sulle sue braccia, che subito li sostengono. Una volta finito con la pasta mi dirigo verso i frigoriferi per prendere la carne, l'unica cosa che manca della lista.

"Scar, puoi fermarti un attimo?" ridacchia ancora John, seguendomi a passo spedito fino alle casse dove inizio a posare la roba sul rullo, in silenzio, e lo guardo di sbieco quando prova a toccarmi il braccio.

"Giù le mani" dico a denti stretti, sorridendo subito alla cassiera che mi guarda stranita prima di posare lo sguardo su John, riportandolo poi su di me prima di iniziare a passare tutto sul lettore del codice a barre.
Non mi sfugge la sua espressione incuriosita.

"Scarlett, non è successo nulla" mi fa notare lui esasperato al mio fianco.
"Infatti non ti sto dicendo nulla, John" rispondo a mia volta, passando la tessera del supermercato alla donna, che ci osserva da sotto le ciglia, cercando di non essere troppo indiscreta.

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