Ogni anno è la solita storia.
D'estate abbiamo sempre un ospite nella nostra casa al mare per sei lunghissime settimane.
Non deve pagare nulla e tanto meno aiutare nelle faccende domestiche. È libero di fare quello che vuole e di sentirsi a casa sua.
Non ricordo nemmeno come sia iniziato tutto questo. So solo che un giorno ci siamo ritrovati ad ospitare persone che non fossero parenti.
I primi tempi era veramente strano e mi sono sentito più volte a disagio nell'avere uno sconosciuto intorno, però col passare del tempo mi ci sono abituato.
Mi basta rimanere il più tempo possibile fuori casa con gli amici e ogni tanto scambiare due chiacchiere con l'ospite del momento. Poi, finite le sei settimane, me ne sarei anche potuto dimenticare.
"Giovanni! - mi richiama mia madre con una voce tanto acuta da sembrare un fischietto per cani - "Hai finito di preparare la camera per il nuovo arrivato?"
Sento i suoi passi venire nella mia direzione e con tono annoiato rispondo: "Sì, ho finito"
Entra in stanza e con le mani sui fianchi inizia a perlustrarla. Rimane in silenzio per un bel po' e ammetto che per un momento avevo paura si fosse bloccata. Sì, sapete, tipo quando windows ti dà "error404".
"Ottimo lavoro!" esclama dopo quelle che erano sembrate ore e batte le mani per congratularsi. Si ferma solo dopo aver sentito il campanello suonare. "Eccolo, è arrivato! Avanti, vai ad accoglierlo, io vi aspetto in cucina!"
Sbuffo ma annuisco e controvoglia vado ad aprire la porta di casa.
"È questa 'Casa Leveghi'?"
Un ragazzo moro -quasi biondo, in realtà-, gli occhi di uno strano grigio tendente al verde, poco più basso di me e con un valigia enorme tra le mani mi si presenta davanti.
Indossa una semplice maglietta bianca con dei jeans a fasciargli le gambe. Ragazzo normale, semplice oserei dire. Se non fosse che ha una faccia più scazzata della mia. Complimenti amico: ti meriti il primo posto.
"Sì, è questa" rispondo dopo un po' tentando di essere il più cordiale possibile. Ma dalla sua smorfia capisco di non esserci riuscito.
"Bene" dice, poi segue un attimo di silenzio in cui io rimango fermo davanti alla porta a guardarlo male e lui che ricambia il mio sguardo.
C'è spazio per solo una persona scazzata in questa casa. E quel posto è mio, amico.
Alla fine il ragazzo sbuffa innervosito. "Mi fai entrare o vuoi diventare una colonna per sorreggere la porta?" ringhia infine, completamente scocciato.
Ammetto che non mi aspettavo una reazione del genere e infatti credo che la mia espressione sorpresa possa confermalo. Ma nonostante mi abbia colto alla sprovvista non impiego due secondi per rispondergli a tono.
"Sai, non è male come idea. Almeno sono sicuro non ti cadrà addosso uno di questi giorni"
Lo vedo ghignare. "Non penso che con il tuo fisico così mingherlino si possa stare più sicuri"
Tocuhé. 1-0 per il nuovo arrivato.
Schiocco la lingua sul palato e con un'occhiataccia lo faccio entrare. Ricambia il mio sguardo con superiorità, finché non appare mia madre.
"Oh, benvenuto caro - lo abbraccia lei e lui ricambia con un palese sorriso finto stampato in faccia - Dimmi, come ti chiami?"
"Andrea. Andrea Grassi, signora. Piacere mio" risponde baciandole la mano.
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Just give me a reason || CamperKiller
FanfictionPREMESSA: HO PRESO SPUNTO DAL LIBRO "CHIAMAMI COL TUO NOME" DI ANDRÉ ACIMAN MA NON HO INTENZIONE DI COPIARLO. Trama: Giovanni Leveghi è il solito ventenne annoiato e menefreghista. Ogni estate si ritrova con la sua famiglia nella famosa casa al mare...