Leggete l'angolo autrice, please. Grazie :)
Il resto della giornata passa abbastanza velocemente. Dopo essercene andati dal mare io e Andrea siamo tornati a casa ridendo e scherzando.
Ammetto che all'inizio mi ha fatto un po' strano. Perché mi sentivo bene. Fin troppo. E avevo quel costante disagio che mi diceva che era tutto troppo perfetto.
Per questo, una volta entrati in casa, sono subito corso in camera mia. E sempre per questo ho fatto finta di dormire quando Andrea è entrato nella mia stanza per parlarmi.
Okay, sì: mi sento in colpa.
Frustrato, spingo di più il cuscino sulla mia faccia. Perché stranamente deve essere tutto così difficile?
È solo il primo giorno ma già non ne posso più. Detesto questa situazione. Detesto il fatto che tra me e Andrea sembra esserci qualcosa più grande di noi; qualcosa in grado di unirci senza tuttavia conoscerci.
Conosco gli altri da anni ormai, ma con loro non c'è quella stessa intesa che c'è con Mr Arroganza. Perché proprio lui? Cos'ha di speciale, di diverso? La nostra conoscenza non è neanche stata una delle migliori, anzi.
Scosto il cuscino da sopra la mia faccia e a pieni polmoni respiro l'aria fresca. Mosso dalla fame, decido di alzarmi per andare a mangiare qualcosa. Ma prima controllo l'orario: le nove e mezza di sera. Teoricamente i miei genitori dovrebbero stare a casa di mia zia e Andrea dovrebbe aver già mangiato.
Una volta essermi assicurato che non avrei corso il rischio di incontrare qualcuno, mi dirigo in cucina. Purtroppo per arrivare alle scale devo passare davanti la porta della camera di Andrea. E sono inutili i miei tentativi di fare finta di nulla: il mio sguardo torna sempre su quel pezzo di legno. La curiosità di sapere cosa stia facendo in questo momento è tanta.
Mi accosto alla porta facendo il meno rumore possibile e ci appoggio l'orecchio. Non capto alcun suono provenire dall'interno, così il primo pensiero che mi passa per la testa è che lui stia dormendo.
Mi lascio sfuggire un sospiro di sollievo: meno lo incontro e prima queste sensazioni spariranno. Torno a una postura normale con l'intenzione di arrivare alla cucina, ma una parte di me mi dice di entrare nella stanza. Non per un motivo esatto, anche solo per vederlo.
Tento di reprimere quell'istinto ma poco dopo mi arrendo a lui e socchiudo la porta. Un cigolio si propaga per tutto il corridoio e il mio fiato per un momento si spezza. Sento il cuore che batte a mille e la consapevolezza di non sapere perché lo stia facendo che mi divora la coscienza.
Deglutisco a vuoto e sporgo leggermente la testa all'interno della stanza. Sposto lo sguardo per tutta la camera, alla ricerca della figura di Andrea. Ma di lui non c'è traccia. E allora un'altra idea mi balza in mente: perché non sfruttare questa sua assenza per conoscerlo meglio? Gli oggetti possono dire molto di una persona.
Sapendo di aver superato il punto di non ritorno già da un pezzo, entro quasi tranquillamente nella camera: la sua valigia è stata abbandonata in un angolo remoto della stanza e una maglietta giace sulla sedia della scrivania. Sulla quale sono presenti alcuni fogli sparpagliati.
Mi avvicino incuriosito e cautamente afferro quei pezzi di carta. Ce ne sono alcuni bianchi -la maggior parte-, ma i restanti sono colmi di parole. A volte le frasi sembrano essere collegate senza un vero e proprio filo logico e allora capisco che si tratta di qualche idea buttata sul momento. Una bozza.
Ormai la mia curiosità è alle stelle: l'intenzione di leggere uno ad uno quei fogli e di scoprire qualcosa su Andrea mi sta divorando dentro.
Nella stanza ormai si è creato uno strano silenzio: non avverto nessun tipo di rumore. Come se mi fossi chiuso in una sorta di bolla. L'unico mio pensiero in questo momento sono dei semplici pezzi di carta.
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Just give me a reason || CamperKiller
FanfictionPREMESSA: HO PRESO SPUNTO DAL LIBRO "CHIAMAMI COL TUO NOME" DI ANDRÉ ACIMAN MA NON HO INTENZIONE DI COPIARLO. Trama: Giovanni Leveghi è il solito ventenne annoiato e menefreghista. Ogni estate si ritrova con la sua famiglia nella famosa casa al mare...