Epilogo

1K 59 143
                                    

Cinque anni dopo

Ho sempre amato l'inverno, soprattutto a Trento: il freddo che ti punge la pelle e ti arrossa naso e guance; la sensazione paradisiaca di essere avvolti in una coperta, con una tazza di cioccolata calda; i gradi sotto lo zero che ti costringono a rimanere a letto e tu cogli l'occasione per passare il tempo su Ntflix...

Sì, amo l'inverno. Almeno finché lo passo rinchiuso in casa.

"Ma chi me l'ha fatto fare di uscire oggi..." borbotto a bassa voce mentre spingo delicatamente il passeggino davanti a me. Come mi aspettavo, appena apro bocca il mio respiro si condensa in una piccola nuvoletta.

Mi sistemo meglio la sciarpa e il cappello appena si alza un lieve strato di vento. Poi mi sporgo leggermente verso l'interno del passeggino e noto il bambino dormire tranquillamente. Sorrido alla vista e lo copro di più con la piccola coperta.

Poi mi ritiro su e quando riporto lo sguardo davanti a me noto un ragazzo che mi fissa a bocca aperta, con i capelli biondo cenere intrappolati in un cappello di lana. I suoi occhi verdi sono spalancati per lo stupore e le guance sono rosse a causa del freddo. Rimango a guardarlo interdetto e quasi mi strozzo con la mia stessa saliva non appena lo riconosco.

"Giovanni..." sussurra e —come non accadeva da anni— il mio cuore si ferma per un attimo. Gli angoli della sua bocca si tirano lievemente su e per me è esattamente come prendere un pugno in pieno petto.

Sento il mio corpo tremare e so per certo che non è a causa del freddo. Sono passati cinque anni nei quali non sono riuscito minimamente a mettermi in contatto con lui. Ogni tanto ricevevo qualche sua notizia da Bertra, ma non sono mai riuscito a scrivergli o a incontrarlo. E adesso che è finalmente qui davanti a me, mi sento del tutto inerme.

"Andrea..." replico con voce bassa e ancora incredula. Ma poi allargo un enorme sorriso sul volto e mi passo più volte la mano sulle palpebre, come se avessi paura di star soltanto avendo un miraggio. "Sei veramente tu?"

Lui annuisce in silenzio e fa per avvicinarsi a me, ma il suo sguardo cade sul passeggino che sto portando e si ferma di colpo. Le labbra si riabbassano quasi d'istinto e la sua bocca torna ad essere una semplice linea.

"È..." prova a dire, ma la sua voce esce roca. Si schiarisce la gola e, con la testa, fa un cenno al bambino. "È tuo?"

Abbasso lo sguardo, notando come il piccolo stesse dormendo angelicamente. Mi lascio scappare un sorriso per la tenerezza e annuisco in risposta ad Andrea. "Mio..." sussurro senza incrociare il suo sguardo. "...e di Rebecca."

"Wow," inizia, cercando di mostrarsi entusiasta. Ma il tono gli esce troppo piatto e duro. "Sono felice per te."

Scuoto la testa. "Ti prego, non dire cazzate." mormoro, mentre avverto un peso schiacciare il mio petto, quasi bloccandomi il respiro.

Rimaniamo per qualche minuto sul marciapiede, in mezzo a questo inverno fin troppo freddo. Nessuno dei due osa dire una parola all'inizio, ma poi io deglutisco lentamente e mi schiarisco la gola.

"Mi è giunta voce che ti sei messo con Erica, alla fine." affermo con non troppa gioia. "Come va la relazione?"

Andrea fa una smorfia e aggrotta confusamente le sopracciglia. "Non so chi te lo abbia detto, ma fra a me e Erica non c'è mai stato nulla." ribatte, per poi incupirsi con lo sguardo. "E sai perché? Perché in questi cinque anni non ho mai amato nessun altro che..."

Just give me a reason || CamperKillerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora