"Giovanni! Dove sei?" la voce di mia madre mi arriva nelle orecchie.
Dove vuoi che stia, mamma? Non esistono ancora portali in grado di farmi scomparire.
Mi alzo dal letto e mi avvicino alla porta. "In camera di Andrea, stiamo sistemando la sua roba!" rispondo per poi sentire il nuovo arrivato mormorare un: "Sto sistemando la mia roba"
Alzo gli occhi al cielo divertito ma non ribatto.
Finalmente vedo mia madre sbucare dalle scale con al seguito mio padre.
Mi volto verso Andrea (che nel mentre è finalmente arrivato all'ultima maglietta da mettere nell'armadio) e attiro la sua attenzione.
"Ehi, coso"
Lui si gira e mi guarda con un sopracciglio alzato. "Che vuoi?"
"C'è mio padre, vieni" rispondo uscendo dalla stanza, seguito subito da lui.
"Ah, Andrea!" esclama mia madre appena lo vede. Secondo me ha una specie di cotta segreta per lui.
Se solo sapesse cosa si nasconde dietro quel bel faccino...
"Signora L" sorride lui in segno di saluto per poi spostare lo sguardo su mio padre che inizia a squadrarlo dalla testa ai piedi.
Andrea, che era partito con tanta sicurezza, si ritrova ora a passarsi i palmi sudati delle mani sui pantaloni mentre il sorriso che ha sul volto si fa sempre più tirato, segno del nervosismo.
E non ha tutti torti, mio padre sa mettere in soggezione chiunque se vuole. Insomma, un uomo alto quasi due metri che ti guarda -anzi, fissa- con quegli occhi glaciali, postura dritta e viso severo, incuterebbe timore a chiunque.
Dopo aver finito di analizzare il nuovo arrivato, mio padre allarga un enorme sorriso e gli appoggia -con poca delicatezza- la mano sulla spalla. "Bene - annuncia "Benvenuto a "Casa Leveghi"! Qui sei libero di fare quello che vuoi -purché si legale, mi raccomando- e sentiti come se fossi a casa tua"
"Grazie mille signor...L" risponde poi con lieve incertezza e timore ed io per poco non scoppio a ridere mentre lo vedo farsi piccolo piccolo per nascondersi da mio padre.
Ammetto che mi piace vederlo così: tutta l'arroganza di poco fa è completamente sparita. Adesso sembra quasi un bambino piccolo che sale per la prima volta su una montagna russa.
"Avevate in programma di andare al mare, giusto?" interviene poi mia madre e io e Andrea annuiamo.
"Allora noi andiamo a fare la spesa" continua lei sorridendo e dirigendosi vero l'ingresso.
"Divertitevi" aggiunge mio padre per poi seguire mia madre ed uscire definitivamente di casa.
La casa piomba per un po' nel silenzio, poi Andrea prende parola.
"Mi spieghi cos'era quello sghignazzare di poco fa?" domanda lanciandomi un'occhiataccia.
Io sposto lo sguardo da lui, reprimendo un sorriso. "Niente di importante..." rispondo accompagnando la frase con un gesto della mano.
Lui sbuffa. "Avanti, accompagnami al mare" mi ordina mettendosi poi le mani in tasca e alzando leggermente la testa con fare altezzoso.
Questo è bipolare sul serio. Incredibile quanto sia capace di farmi spazientire con solo una frase.
"Sei bipolare per caso? Oppure sei solamente spaventato da mio padre?" ribatto con molta cattiveria.
Lentamemte riabbassa il capo, scacciando la sua superbia per lasciare spazio alla confusione.
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Just give me a reason || CamperKiller
FanfictionPREMESSA: HO PRESO SPUNTO DAL LIBRO "CHIAMAMI COL TUO NOME" DI ANDRÉ ACIMAN MA NON HO INTENZIONE DI COPIARLO. Trama: Giovanni Leveghi è il solito ventenne annoiato e menefreghista. Ogni estate si ritrova con la sua famiglia nella famosa casa al mare...