"Pages between us
written with no end.
So many words we're not saying,
don't wanna wait till it's gone."
strong - one directionSono passati cinque giorni dalla litigata con Andrea e ancora nulla è cambiato. Io non ho mai trovato il coraggio di chiedergli scusa e lui non si è mai preoccupato di venire da me. Diciamo che stiamo pari. Forse dovrei chiedere consigli a qualcuno, ma non metto piede fuori casa dal giorno del falò.
La suoneria del mio cellulare irrompe per l'ennesima volta nel silenzio della mia stanza ma io rimango comunque seduto sul letto a guardare il dispositivo. Il nome di Leonardo lampeggia sul display ed io sospiro sconsolato, sapendo che prima o poi me lo ritroverò sotto casa. Un minuto dopo, la suoneria smette e la chiamata si aggiunge alle altre sedici a cui non avevo risposto.
Mi mordo nervosamente un'unghia mentre mi decido ad afferrare il telefono e a scrollare velocemente i troppi messaggi di Leo. Per la maggior parte sono tutti insulti; i restanti mi chiede di accettare la chiamata.
Il cellulare squilla di nuovo ed io emetto un verso smorzato e rimango a fissare lo schermo per qualche secondo, afferrando tra i denti il labbro inferiore. Non ho voglia di parlare con nessuno in questo momento, ma non posso rifiutare l'ennesima chiamata.
Porto il pollice tremante sulla cornetta verde e, dopo interminabili secondi di esitazione, trascino il dito per accettare la telefonata.
"Pronto?" dico con voce bassa e insicura e subito sento Leo sbuffare.
"Finalmente! Sai quante volte ti ho chiamato? Non puoi ignorarmi così!"
Sospiro debolmente. "Lo so, hai ragione."
Segue un lungo attimo di silenzio. "Sono sotto casa tua. - afferma poco dopo. - Aprimi."
Non attende risposta ma chiude direttamente la chiamata ed io butto fuori ancora un altro lunghissimo respiro; svogliatamente mi alzo dal letto e raggiungo lentamente la porta di casa. Esito anche prima di aprire a Leonardo. Il rumore di un pugno battuto sulla porta mi ridesta dai miei pensieri e, con un lento gesto, la apro per far entrare il mio amico.
Leo mette piede in casa in completo silenzio, guardandosi curiosamente intorno. Come fosse alla ricerca di qualcuno. Per tutto il breve tragitto fino alla mia camera, né io e né lui apriamo bocca. Lo faccio accomodare sul letto mentre io prendo posto sulla sedia della scrivania.
Il mio amico mi lancia una lunga occhiata prima di emettere un lieve sospiro. "I tuoi dove sono?" chiede ed io alzo le spalle.
"Credo siano usciti stamattina presto." rispondo, notando che ormai è già ora di pranzo.
Leo annuisce pensoso. "E Andrea?" domanda ancora ed io abbasso lo sguardo.
"Ieri è stato fuori tutto il giorno. Non credo sia mai tornato a casa. - annuncio tentando di non far trasparire la tristezza e la preoccupazione. - Forse avrà dormito da Erica."
Segue un altro lunghissimo attimo di silenzio. "Hai provato a parlargli?"
Lancio a Leo una piccola occhiata. "Non penso abbia voglia di vedermi, in questo momento" borbotto a bassa voce e il biondo tinto sospira ancora.
"Immagino che quindi tu non ci abbia nemmeno provato." afferma ed io mi mordo nervosamente il labbro facendo spallucce.
"Forse è meglio così"
"Così come, Giovanni? - mi rimbecca Leonardo guardandomi male. - Con tu che fai lo stronzo mentre lui aspetta le tue scuse? Me l'ha detto Bertra: Andrea c'è rimasto male. Non tanto per quello che hai detto, quanto per quello che hai fatto dopo. Per quale assurdo motivo hai baciato Karen davanti ai suoi occhi?"
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Just give me a reason || CamperKiller
FanfictionPREMESSA: HO PRESO SPUNTO DAL LIBRO "CHIAMAMI COL TUO NOME" DI ANDRÉ ACIMAN MA NON HO INTENZIONE DI COPIARLO. Trama: Giovanni Leveghi è il solito ventenne annoiato e menefreghista. Ogni estate si ritrova con la sua famiglia nella famosa casa al mare...