Prologo

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Contro ogni più vaga aspettativa, sono sempre stata un'amante delle storie d'amore. E sì, lo so cosa state pensando: Camille, sei incoerente.

Più che altro, io preferisco definirmi come un "contrasto evidente". Sono la dimostrazione in carne ed ossa che il cinismo sia sempre in agguato, anche quando è contenuto nel corpo di un'accanita fautrice di Jane Austen.

A questo punto urge sottolineare la fondamentale, seppur lieve, differenza che passa fra un'amante di questo genere e un'inguaribile romantica.

Una romantica, come da definizione, vive di amore. A colazione mangia biscotti e thè alla vaniglia, mentre guarda in TV le repliche di "Colazione da Tiffany". Prima di andare a dormire passa nuovamente in rassegna l'intera bibliografia di John Green, alternandolo a classici come Cime Tempestose, Orgoglio e pregiudizio, o Jane Ayre. E, alla fine di un'estenuante giornata che urla "amore" sotto ogni aspetto, si addormenta sognando il principe azzurro (che, casualmente, assomiglia dannatamente tanto al signor Darcy) e sperando con tutta sè stessa che egli arrivi al più presto, salvandola da quella vita grigia e senza amore alla qualche è stata condannata.

Spero di aver reso l'idea.

Le ragazze come me, in fondo, non sono poi così diverse da loro. Si nutrono di autrici ottocentesche e burro d'arachidi, riguardano all'infinito vecchi film in bianco e nero, e se dovesse capitargli di trovarsi sulla prua di una nave al tramonto, non dubito che si metterebbero con le braccia spalancate, lo sguardo puntato sull'orizzonte e griderebbero "Sto volando, Jack!".

Ma la cosa si ferma qui.

Perché le persone come me, purtroppo, sono realiste.

È come quando leggi un libro fantasy. Ti piace la storia, lo rileggeresti all'infinito, ti disperi mentalmente perché sai che tutto ciò che tanto hai amato non esiste.

Ma basta, la storia finisce qui. Non c'è nessuno che aspetta veramente che arrivi un gufo a portargli una lettera di ammissione per Hogwarts, no?

Okay no, pessimo esempio.

Ma avete capito cosa voglio dire.

Alla veneranda età di ventitré anni, mi ero da tempo arresa al fatto che il principe azzurro pronto a far avverare tutti i tuoi sogni, semplicemente, non esisteva. L'amore non era altro che il risultato di una serie di reazioni chimiche e psicologiche che il nostro organismo metteva in atto per un istinto riproduttorio, e che, in quanto donna indipendente e giudiziosa, era mio compito mettere al primo posto altri aspetti della mia vita, come ad esempio lo studio e il lavoro.

Per questo motivo l'amore era sempre stato ai margini della mia vita, messo sempre in secondo piano. Le uniche relazioni che avevo avuto erano state pressappoco disastrose e, di conseguenza, poco durature. E la cosa mi era sempre andata bene, dico sul serio.

Non mi credete, vero? Pensate che questa sia una frase tipica da zitella che non vuole ammettere quanto sia patetica la sua vita e quindi preferisce illudersi che tutto vada secondo i suoi piani?

Mi spiace, ma vi sbagliate di grosso.

Senza distrazioni amorose a mettermi i bastoni fra le ruote, io ero riuscita a diventare la donna che avevo sempre voluto essere. Quasi alla soglia dei miei ventiquattro anni ero riuscita a laurearmi con il massimo dei voti alla NYU. Mi ero presa giusto il tempo necessario per preparare le valigie, per poi saltare subito sul primo volo diretto in California. Lì, nella piccola cittadina di Chino Hills, avevo ad aspettarmi il mio fedele gruppo di amici, due genitori amorevoli, e Darcy e Rhett, gli unici due uomini della mia vita.

Che sì, se non si fosse capito, sto parlando del mio gatto e del mio cane.

Avrei trascorso l'estate a lavorare in una piccola libreria e ad arredare la casa che avevo comprato proprio nel centro città.

Insomma, di cos'altro potevo avere bisogno?

Quello che non sapevo quando salii a bordo di quell'aereo, però, era che ogni più minimo briciolo del mio essere stava per essere stravolto. E ora, gurdando questa scena dopo tutto ciò che è successo, vorrei gridare alla me di allora di mettere in pausa le Spice Girls, togliere quegli stupidi auricolari, mettere via quel libro e correre in ritirata giù dall'aereo, come se da ciò dipendesse la sua stessa vita.

Perché, cara mia, la tua vita dipende davvero da questo momento.

Ma niente, lei non mi sente. Canticchia Wannabe fra se e se. L'aereo parte. Le ruote si staccano dalla pista di decollo. Stiamo prendendo quota.

E dritti, in volo verso il destino.

Questa non è una storia d'amore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora