27. Dichiarazione di guerra

14K 909 823
                                    

«Ti prego, dimmi che hai dormito almeno un pochino.»

Mi voltai verso Mike, cercando di rimanere impassibile sotto al suo sguardo severo.

«Non è una mia priorità.» ribattei, osservando il mio viso nello specchietto dell'auto. Passai l'anulare sulle labbra, cercando di aggiustare il rossetto. 

«Da quand'è che ti trucchi per andare in ufficio?» chiese il mio migliore amico, aggrottando la fronte.

Non risposi. Passai una mano fra i capelli. Sistemai il colletto della camicia. Ero pronta. Prontissima.

«Sei nervosa?» continuò il ragazzo.

«E di che? Quello non sa neanche come funziona questo mondo. Non durerà neanche una settimana.»

«Non intendevo quello. Mi riferisco al fatto che è il tuo primo giorno. Sai, al posto del signor Murphy...»

Deglutii, senza distogliere l'immagine riflessa nello specchietto.

«Voglio solo essere alla sua altezza, sai.»

«Lo sei, Cami.» mi sorrise.

Io ricambiai debolmente. Poi il suo cellulare suonò, nella tasca dei suoi pantaloni. Lo osservai afferrarlo, per poi aggrottare la fronte.

«Che c'è?» domandai.

«Niente...» scosse la testa, «E' Cressida. Vuole sapere se ho voglia di accompagnarla al centro commerciale.»

Mi morsi il labbro, cercando di studiare la sua espressione.

«Si può sapere cosa state combinando voi due, ultimamente?»

«Che vuoi dire?»

«Non lo so... siete sempre insieme. Non è che...»

«No.» mi interruppe subito. «No. Non ne abbiamo mai parlato veramente, però, sai... non credo che lei voglia... quello. E mi va bene.»

«Ti va bene?» chiesi scettica.

«Sì, nel senso... non voglio rovinare anche la nostra amicizia.»

Alzai un sopracciglio.

«Anche

Lui abbassò lo sguardo, osservando le sue dita fisse sul volante.

«Sì. Voglio dire... ho già rischiato la nostra, no? Non potrei reggerlo di nuovo.»

Strinsi le labbra, annuendo di nuovo. Gli lasciai una pacca sulla spalla, e lui finalmente si voltò a guardarmi.

«Sii gentile, con lui.» mormorò.

«Non ci penso neanche.»

Il ragazzo rise.

«Allora fagli il culo.»

«Ecco, già meglio.» annuii, soddisfatta. Mi slacciai la cintura e aprii la portiera della macchina, per poi mettere un piede fuori. «Grazie per il passaggio, Mike.» sorrisi.

«Sarebbe l'ora che ti prendessi la patente, Cooper.» mi fece notare.

Ma io scossi la testa.

«Non è una mia priorità.»

E detto questo, mi richiusi la portiera alle spalle.

Cercai di tenermi in equilibrio sui tacchi alti che indossavo - Hugh una volta mi aveva detto che non ce n'era bisogno, ma al diavolo - destreggiandomi maldestramente sulla ghiaia del viale. Da lontano scorsi Harry scendere dalla sua macchina. Lui mi vide e si fermò ad aspettarmi.

Questa non è una storia d'amore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora