14. La teoria del piano inclinato

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Conoscete la teoria del piano inclinato?

In poche parole, se voi poggiate una pallina sulla sommità di un piano e la lasciate andare, essa rotolerà verso il basso, indipendentemente dal grado di inclinazione di quest'ultimo. Fermare questa discesa è impossibile, e la pallina è destinata a precipitare fino a quando non avrà raggiunto il fondo.

Ecco, ora vediamola così: la mia vita era come un fottuto piano inclinato.

Motivi per cui quel lunedì si preannunciava catastrofico prima ancora che avessi messo piede fuori di casa: sentivo la testa pulsare, cosa che credevo mi avrebbe portata alla pazzia. La sbronza della sera prima non mi era ancora passata del tutto, ma abbastanza da lasciarmi il tempo di prendere consapevolezza di ciò che avevo fatto.

Sì, mi sto riferendo al bacio con Nick, se non si fosse capito.

Oltretutto avrei dovuto affrontare, nel seguente ordine: A) Mia madre e le sue domande insistenti, B) Mike è la sua supposta cotta per Cressida, C) Scott, che non ero certa di voler perdonare così facilmente per ciò che aveva detto sulla mia presunta (e non più così tanto verificata) zitellaggine, e, beh, D) Nick.

Dio, sentivo già l'ansia corrodermi l'anima.

Dopo essermi imbottita di antidolorifici e compresse di ogni tipo uscii di casa, facendo attenzione a non farmi sentire da mia madre. Limitare i danni era il primo passo verso la via della salvezza.

Mike, puntuale come al solito, mi aspettava davanti al vialetto di casa. Gli avevo chiesto di venirmi a prendere perché non avevo voglia di farmela a piedi fino al locale. Solo per quello. Non avevo assolutamente doppi fini. Affatto.

«Buongiorno, principessa!» mi salutò, non appena mi fui richiusa la portiera dell'auto dietro.

Lo fulminai con lo sguardo da dietro il paio di occhiali da sole che indossavo, facendogli cenno di abbassare la voce. Mi tirai il cappuccio della felpa sulla testa, affondando nel sedile in pelle.

«Wow, ti vedo raggiante, Cami.» mormorò.

«Ah, taci.» sbuffai.

Il ragazzo ridacchiò, mettendo in marcia. Uscì dal vialetto e svoltò a sinistra.

«Da quand'è che soffri così tanto il dopo-sbronza? Non hai più l'età, vecchia mia.» mi prese in giro.

Sbuffai di nuovo, alzando gli occhi al cielo.

Nella tasca della felpa sentii il cellulare vibrare, di nuovo. Lo tirai fuori, aspettandomi l'ennesimo messaggio da Nick.

"Io e la mia felicità
aspettiamo
le vibrazioni dei tuoi passi. -N"

Spensi lo schermo e lo infilai nuovamente in tasca.

«Che c'è?» chiese il mio migliore amico, osservandomi con la coda dell'occhio, «Problemi in paradiso?»

Portai lo sguardo fuori dal finestrino.

«Ieri sera Nick mi ha baciata.» rivelai.

Il ragazzo sgranò gli occhi.

«Che cosa?»

«Già.» scrollai le spalle. «Ed è stato bello. Voglio dire, lui è così... maschio. E forte. E virile. E a volte, ma dico proprio a volte, sa anche essere spiritoso.»

«Ma...?» mi rimbeccò lui.

«Ma... non lo so, c'è qualcosa che mi blocca. Tipo adesso, mi ha mandato una citazione di Maram al-Masri.»

«Marama-cosa?» balbettò.

«Maram al-Masri.» ripetei. «E' una poetessa siriana. Voglio dire, sai che io non amo queste ostentazioni di romanticismo. Ma se proprio devi farlo, almeno usa parole tue.»

Questa non è una storia d'amore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora