Sei anni dopo... (PARTE 2)

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Scott's POV

Fu una delle giornate più belle di sempre.

Camille mi trascinò su e giù per le viottole di Venezia per tutto il giorno, senza mai fermarsi un attimo. Era come una bambina a Disneyland. Contando che rischiai pure di perderla, un paio di volte.

Era bellissima, anche con i capelli stretti in quella crocchia disordinata e il volto madido di sudore a furia di correre. E la gente la prendeva subito in simpatia, per qualche ragione. Ad ogni angolo c'era qualcuno pronto a regalarle un fiore, o un frutto, o una cartolina. Tutti gli uomini si voltavano a guardarla. Perché era rumorosa e caotica, principalmente. Ma poi i loro occhi rimanevano fissi su di lei, perché era raggiante.

La cosa più bella era che lei neanche se ne rendeva conto, quindi poi correva da me e mi prendeva per mano, pronta a trascinarmi verso una nuova meta, e loro distoglievano automaticamente lo sguardo.

Già, la giornata più bella di sempre.

Verso sera finalmente le sue energie iniziarono ad esaurirsi, piano piano. Si fermò a comprare un gelato, nonostante mancassero meno di due ore alla cena, e ci ritrovammo a passeggiare mano nella mano lungo le stradine del centro.

«Ho una sorpresa per te.» mormorai, lasciando scivolare le dita sul suo fianco. Lei alzò quegli occhioni da cerbiatto su di me. Aveva il naso sporco di panna. Dovetti resistere all'impulso di chinarmi e baciarla lì, in mezzo alla piazza.

Invece le feci strada in un viottolo laterale, costeggiando uno dei canali. E lì, come d'accordo, una gondola ci stava aspettando.

L'uomo ci sorrise, rivolgendoci un saluto in italiano. Mi voltai a guardare Camille e i suoi occhi luccicarono. Faceva tanto la gradassa, sostenendo di odiare i gesti romantici, ma poi in realtà si scioglieva come un cubetto di ghiaccio al sole ogni volta. Mi mollò il cono gelato in mano e incespicò per salire sull'imbarcazione. Ridacchiai, seguendola.

La gondola si spinse nel canale e noi iniziammo a venire cullati dalla corrente, mentre le luci del tramonto cominciavano ad illuminare i riflessi dell'acqua. Il gondoliere prese ad intonare una serenata in veneto, e Camille poggiò la testa sulla mia spalla.

A volte era sfiancante starle dietro, lo ammetto. Soprattutto all'inizio, quando non capivo mai se apprezzasse veramente tutte le cose romantiche che organizzavo per lei o se lo facesse solo per farmi piacere. Ma poi c'erano sempre quei momenti, alla fine, in cui si lasciava andare. Quando eravamo solo io e lei, e allora mi abbracciava, o mi prendeva la mano, o mi baciava. Ne valeva la pena, sempre, solo per vederla sciogliersi fra le mie braccia.

«Allora?» chiesi, sfiorandole la testa con la punta del naso. «Ti piace?»

Lei annuì.

«Domani cosa vuoi fare?» domandai, cercando di godermi il più possibile il calore del suo corpo contro il mio.

«Potremmo andare a vedere qualcosa a teatro, se ti va. Ho sempre sognato di vedere un'opera lirica.» propose.

«Tutto quello che vuole la festeggiata.» sorrisi. «Domani sarò completamente al suo servizio, milady

Lei mi lanciò uno di quei suoi sguardi furbi.

«Dovresti fare attenzione alle cose che prometti, Altman. Sai che poi me ne approfitto.»

«Per questo ti ho portata lontano, via da tutti quelli che conosciamo, in modo che tu non possa umiliarmi pubblicamente.»

Distolse lo sguardo, osservando il ponte sotto al quale stavamo passando. Si morse il labbro.

Questa non è una storia d'amore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora