17. Nick ti presento Scott

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Il giorno dopo lavorare mi risultò perfino più difficile del solito.

«Dovremmo organizzare una festa.»

Alzai lo sguardo su Scott, che, con i gomiti poggiati sul bancone davanti a me, mi osservava sorridente.

«Che?» biascicai.

Lui aggrottò le sopracciglia, osservando la mia espressione sofferente.

«Si può sapere che hai, sta mattina?»

«Mal di testa.» abbassai lo sguardo, passandomi una mano sulla fronte. «Al solito.»

«Di nuovo? Non è normale, Willow. Perché non vai a farti controllare da un medico?»

Scossi la testa, spostandomi i capelli su una spalla. Odiavo tenere i capelli sciolti, ma la sola idea di fare una coda mi faceva venire voglia di vomitare.

«Allora... dicevi?»

Il ragazzo tornò a sorridere, incrociando le braccia.

«Una festa. Per festeggiare la fine dell'estate.»

Per un secondo mi chiesi se fosse il mal di testa a farmi trovare snervante il buonumore di Scott. Poi mi ricordai che lo trovavo snervante tutti i giorni, e mi tranquillizzai.

«Ci sta. Qui?» 

«In spiaggia. Zio Blake ha una villa. Potremmo portare il bar in trasferta, così ci facciamo pubblicità. Facciamo pagare un biglietto d'ingresso e poi open-bar.»

Sorrisi appena, annuendo.

«Mi sembra un'idea geniale. E sarebbe anche l'ora, oltretutto. Dopo diciassette capitoli i lettori hanno visto solo questo schifo di bar e casa mia.»

«Cosa?»

«Niente. Non capiresti.»

Scott superò il bancone, venendomi di fianco. Mi poggiò un braccio attorno alle spalle, e io lasciai ricadere sfinita la testa contro la sua spalla.

«Sei sicura di non voler andare a casa?»

Annuii, e la mia fronte sfregò contro il suo maglione.

«Quand'è che hai il colloquio?» 

Deglutii, chiudendo gli occhi per un secondo.

«Domani.»

«Sei pronta.»

«Sì.»

Lo sentii sorridere.

«Non era una domanda, Willow.»

E in quel momento, le campanelle sopra la porta di ingresso tintinnarono.

«Tesoro! Padre Tobias chiede se posso preparare degli stuzzichini per la cerimonia di domani. Mi chiedevo se potessi prestarmi il tuo-» Jessica, a qualche metro dal bancone, si bloccò di colpo. I suoi occhi felini ricaddero il braccio del ragazzo attorno alle mie spalle, per poi scattare su di me.

Dio.

«Ciao, Jessica. Nuovo taglio di capelli?» sorrisi.

Scott, accanto a me, lasciò scivolare il braccio. Sorrise a sua volta, come se niente fosse, per poi avvicinarsi alla sua ragazza.

«Ciao, Jess. Tutto bene?»

La ragazza lo ignorò. Gli lanciò un'occhiata indecifrabile, per poi fare un cenno del capo verso lo stanzino degli attrezzi. Spalancò la porta e ci entrò, aspettando che il ragazzo la seguisse.

Lui mi guardò confuso, ma alla fine scosse le spalle e le andò dietro.

Sospirai. Maschi.

Questa non è una storia d'amore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora