33. Montagne russe

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Il telefono fisso iniziò a suonare. Dio, neanche ricordavo di averlo portato. Tutta colpa di mamma, diceva che dimenticavo troppe volte il cellulare in giro. Aveva ragione ovviamente, ma non era quello il punto.

Spostai il computer che tenevo sul grembo e iniziai a frugare fra gli scatoloni abbandonati accanto al materasso spoglio. Trovai la cornetta attaccata ad una presa lì vicino, sotto una pila di sciarpe che la nonna aveva fatto per me.

Soppressi un singhiozzo, tirai su col naso e risposi.

«P-pronto?»

Ci fu un attimo di silenzio.

«Cami, sono Cressida. Stai... stai piangendo?»

Ripresi a singhiozzare, pulendomi malamente le guance contro la manica del maglione.

«Sto guardando Notting Hill.» spiegai.

«Pensavo odiassi quel film.»

«Lo odio.» piansi, «È per questo che piango.»

«Okay, se lo dici tu...» ridacchiò. «Ho provato a chiamarti sul cellulare.»

«Ho lasciato tutto in ufficio, compresi giacca e computer. Sono... ero in ritardo.» mentii.

Lei non parve farci caso.

«E il film da dove lo stai guardando?»

«Era il computer del lavoro.» specificai. Julia Roberts entrò nel negozio di Hugh Grant con uno stupido maglioncino azzurro. Stupido, stupido maglioncino azzurro. «Che mi dovevi dire?» biascicai.

«Volevo chiederti se ti andava di venire a pranzo con me e Mike, domani. Sai, ci serviva un modo per ringraziarti. E' solo merito tuo se tutto questo è successo.»

Misi in pausa il film, stringendo le labbra.

«Non voglio nessuna responsabilità per questa cosa.» dissi.

«Che vuoi dire?» ribatté la mia amica, confusa.

Presi un respiro profondo, premendomi una mano sugli occhi.

«Quando ti ho detto di buttarti a capofitto con il primo ragazzo che passava, chiaramente non intendevo Mike, con cui sei amica da tutta la vita.» le feci notare.

Lei esitò per alcuni istanti.

«Cosa stai cercando di dirmi, Camille?»

Sbuffai, cercando di tenere a bada la mia linguaccia.

«Non puoi semplicemente buttarti in una cosa che fino a due settimane fa neanche volevi con uno dei tuoi migliori amici. Perché tu non lo ami, lo sappiamo entrambe, e finirai per ferirlo e rovinare la vostra amicizia.»

Fu il suo turno di sbuffare.

«Spari tante sentenze per essere una che millanta di non volerne sapere niente dell'amore.»

«Dai Cress, non arrabbiarti. È solo che... non voglio che qualcuno ci resti ferito.» mi morsi il labbro.

«Io e Mike ce la caveremo, Cami. Non preoccuparti.»

Avrei voluto dirle che non era di loro due che mi preoccupavo. Per un secondo fui sul punto di raccontarle tutto di Feng e Mike, ma mi morsi la lingua.

«Ci sarò. A pranzo, intendo.» acconsentii, sospirando.

«Perfetto.» la sentii sorridere, «Ci vediamo al bar di mio padre a mezzogiorno. Ora ti lascio a Julia Roberts e Hugh Grant. Buona notte!»

Lasciai ricadere la cornetta a terra, in mezzo agli scatoloni. Ripresi il computer e premetti di nuovo play. Le lacrime incominciarono a scendere a fiotti dai miei occhi prima ancora che la Roberts aprisse bocca.

Questa non è una storia d'amore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora