Capitolo ventidue. - "Facciamo l'amore."

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Lauren prese dolcemente i fianchi di Camila, mettendola seduta sul bordo della vasca. «Fammi tua.» disse Camila avvolgendo le gambe attorno al busto della ragazza maggiore.
«Ti farò mia, come se fosse la prima volta.» sorrise Lauren appoggiando la fronte sulla sua, spingendo di poco. «Sei così bella che non riesco a fare a meno di amarti.» sorrise la Jauregui e le labbra si appoggiarono su quelle di Camila, baciandola con passione.

Le mani della maggiore stringevano i fianchi di Camila, salendo di poco fino a raggiungere le sue esili spalle, il suo petto, era ben dettagliato dalle sue clavicole sporgenti e lucenti grazie all'acqua. Lauren distese Camila lungo il pavimento freddo ma pulito della stanza, la piccola rabbrividì quasi subito e i suoi capezzoli piano piano diventavano eretti. «Ammirerei il tuo corpo, sempre.» sorrise Lauren e Camila avvicinò la mano e accarezzò il suo viso, con amore.
«Perché non lo fai?»
«Lo faccio già, da quando ti ho vista per la prima volta.» sorrise Lauren portando le mani sul suo seno, toccando il tessuto del costume. «Non hai idea, di quanto spenderei per stare anche per cinque minuti con te.»

Le due si baciarono con più passione di prima, Lauren slacciò il reggiseno di Camila e lo lasciò cadere da una parte, finendo in acqua.

Camila strinse dolcemente i capelli di Lauren che la teneva sempre più unita al suo corpo, i mugolii che uscivano dalle bocche delle due, riuscivano a dare un'aria piuttosto sensuale e calda. Lauren spostò il viso, scendendo lungo il suo collo, baciandolo con amore e desiderio. Le mani di Camila, intanto, accarezzarono la folta chioma libera di Lauren, affondando le mani in quel morbido corvino.

Le labbra di Lauren aderirono bene col collo della Cabello, con un semplice gesto, prese un lembo di pelle e lo succhiò dolcemente, lasciando un segno violaceo e ben visibile sul collo. «Sei mia.» disse Lauren con voce roca. Non appena sposto il viso, vide un livido sul collo di Camila.

Cosa che di sicuro non le aveva fatto lei.

O meglio, non ricordava.

Decise di ignorare il segno e di continuare a scendere fino a baciare la clavicola di Camila, passò il dito lungo la sporgenza, guardandola con amore ma pure con lussuria. «Sei così bella, così scolpita.»
«Come un'opera d'arte?» scherzò Camila.
«Sei molto più di un'opera d'arte.» disse Lauren baciandola ancora sulle labbra, facendo di conseguenza sospirare la minore.

Lauren si ritrovò a baciare sul petto di Camila, con dolcezza e desiderio, notò un altro livido che subito la fece allarmare. «Camz?»
«Dimmi...» chiese Camila con gli occhi chiusi, mentre si leccava le labbra. «Perché ti sei fermata?»
«Ho visto... Hai due lividi.» disse Lauren preoccupata e Camila aprì prima un occhio e poi l'altro. Dopo aver realizzato ciò che Lauren stava dicendo – o meglio, cercando –, si maledisse mentalmente. «Mi spieghi cos'hai...?»

Camila lasciò un sospiro, negò con la testa. «Ho sbattuto.» disse ma Lauren strinse i denti e decise di controllare la Cabello.

Trovò tanti lividi sulla schiena della ragazza, il suo sguardo bruciò e le afferrò il viso con rabbia. «Anche di schiena hai sbattuto?» le chiese e Camila annuì.
«Sì.»
«Cazzate.» disse Lauren. «Non sono stupida, dimmi cosa succede.» quasi urlò, facendo sì che nella stanza rimbombasse.
«Nulla, nulla di grave.»
«Ti ho vista che eri con Paul Marciano, da soli.» disse Lauren cercando di nascondere la gelosia.

«Stavamo semplicemente parlando di lavoro.» disse Camila parlando piano.
«Però dopo che abbiamo scopato per la prima volta qui, tu non avevi nulla.» disse Lauren con dispiacere. «Camz, dimmi... Ci conosciamo da troppo tempo, sono preoccupata per la persona che amo, ho bisogno di sapere cosa ti ha fatto, cos'è successo in quella stanza.»

Le guance di Camila divennero rosse, il respiro affannoso era accelerato, la ragazza decise di piangere forte, di liberare tutto ciò che teneva dentro. Lo sguardo di Lauren, spento, osservava le azioni di Camila, un sospiro le uscì dalle labbra e la baciò con amore, cercando almeno un minimo di tirarla su col morale. «Possiamo parlarne.»

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