Italy, Milan
Aveva solo otto anni, il bambino che stava steso sul prato del giardino di casa sua. Anzi, della sua grande casa.
Il suoi capelli erano corti e neri, gli occhi marroni esprimevano tanto sentimento e voglia di vedere bene le cose.
Era un amico della bambina Allyson Brooke Hernandez, la stessa nella quale il signor Jerry lavorava per Moschino.
L'erba candida cullava il bambino che si sentiva libero con un falco nel cielo. Le sue labbra reggevano un filo di erbetta, la mangiucchiava mentre guardava le nuvole.
Le grandi nuvole mostravano delle figure, e lui, decise di dargli un senso. "Quella, sembra un delfino." Pensò mentre guardava attentamente.
Era uno dei sue passatempi preferiti, dopo di questo c'era l'altalena. La sua routine quotidiana era: Svegliarsi alle 08:00, andare a scuola, mangiare, fare i compiti e rilassarsi per poi andare a dormire alle 22:30.
Gli piaceva questo ambiente. Ogni volta, il padre gli ricordava di quante volte si salvava dalla guerra.
Per fortuna, questa volta erano salvi per sempre.
«Javadd.» lo chiamò la madre e il bambino si alzò dal prato e camminò verso la donna che subito lo pulì con dolcezza.
«Non ti arrabbiare.» disse il bambino.«Per cosa?» corrugò le sopracciglia la madre e lui sospirò.
«Per essermi steso sul prato, con questi vestiti.» disse piano mentre stava dritto con la schiena.«Tranquillo.» gli fece l'occhiolino.
«Grazie.» sorrise.Lui era Zain Javadd Malik, un bambino di otto anni che viveva in Italia da quando aveva un anno. Zain, di origini pakistane, nacque a Bradford dalla madre Trisha Brennan Malik e dal padre Yaser Malik. Il bambino, ha un carattere semplice, il suo sogno più grande, è quello di diventare qualcosa di grande.
Malik purtroppo, soffre di bullismo, bambini più grandi di lui, l'hanno preso di mira, di conseguenza, veniva picchiato fino allo sfinimento perché diverso. Zain era pakistano e questo, certi bambini non lo accettavano.
A difenderlo, però, c'era la sua amica, Allyson Brooke. Le voleva molto bene, e lo accettava per quello che era. Zain non aveva fatto nulla di male, perché essere preso di mira? Solo perché credeva in una fede diversa? Perché era di origini diverse?
Il bambino aveva problemi a scuola, Ally invece, era la prima ad aiutarlo e a fargli capire in un modo o in un altro, come funzionassero certi esercizi.
Il sogno del bambino era quello di seguire il padre nel gran mondo della moda, ma c'era qualcosa che gli imponeva questo sogno, ovvero quello di cantare.
A Zain gli piacevano entrambe le cose, amava cantare e danzare, amava sentirsi libero. Ma qualcosa lo portava a pensare alla moda.
«Dimmi mamma.» disse Zain con dolcezza.
«Entra dentro, non voglio che stai fuori con i bambini cattivi che girano per il quartiere.»«Cosa posso fare?» chiese.
«Semplice, vai da tua sorella Doniya. Sta disegnando in camera sua.» gli fece notare e il bambino percorse le scale di corsa.«Doniya.» la chiamò lui bussando.
«Avanti.» disse la maggiore. Il bambino entrò e si mise vicino a lei.
«Zain, devi chiudere la porta. Quante volte te lo devo dire?»«Ah, scusa...» ridacchiò divertito e andò a chiudere la porta della camera per poi tornare dalla sorella. «Cosa stai copiando?»
«Sto copiando dei vestiti da una rivista che mi ha dato papà Yaser.» disse.
«È Versace?» la guardò.
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HUMBLE.
FanficAnno 2001. Tutto iniziò da lì quando una famiglia decise di trasferirsi nella grande Los Angeles per scopi lavorativi. In quella data accaddero cose che non si potevano dimenticare e lo stesso era per la piccola della famiglia, una bambina strappata...