Capitolo 3: 9 ottobre - 14 ottobre

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Giorno 11, venerdì

Draco si svegliò e gemette. Merda. Quello era stato piuttosto vivido. Si rigirò nel letto, controllando automaticamente che Potter stesse ancora dormendo.

Grazie a dio, sì. Temeva di aver parlato nel sonno, e considerato cosa stava succedendo nel suo sogno, sarebbe stato a dir poco imbarazzante.

Erano già due volte che si svegliava così insoddisfatto; invece aveva perso il conto delle volte che si era svegliato con le lenzuola appiccicose. Grazie a dio per gli incantesimi pulenti di Marcus Flitt, altrimenti avrebbe dovuto spiegare a Potter perché doveva far lavare le lenzuola tutti i giorni. Cercò di ignorare il suo disagio e di rimettersi a dormire per esattamente dieci secondi prima di alzarsi dal letto e dirigersi in bagno.

"Malfoy?" La voce assonnata di Potter lo fece fermare. "Stai bene?"

"Ehm, s-sì," farfugliò, maledicendo il tempismo di Potter.

Potter si mise lentamente a sedere sul letto. "No, non è vero. Che hai?"

"Ehm, niente, devo... devo andare," borbottò Draco, chiudendo la porta e appoggiandovi contro la schiena, prima di occuparsi del suo problema il più in fretta e silenziosamente possibile, e quando finì fu invaso da un'ondata di sollievo. Rimase appoggiato alla porta, ritornando piano piano alla realtà, poi si ripulì e aspettò qualche altro minuto, sperando di trovare Potter addormentato quando sarebbe tornato a letto.

Prese un respiro profondo e aprì silenziosamente la porta del bagno. Vide subito che Potter era ancora seduto sul letto, con le braccia attorno alle ginocchia piegate.

"Stai bene?" ripeté mentre Draco tornava a letto. Draco annuì.

"Ehm... credi che dovremmo parlarne?" disse Potter a bassa voce.

"Cosa c'è da dire?"

"Lo... lo so quello che sta succedendo," disse Potter tutto d'un fiato. "Madama Chips ha detto che–"

"Sì, bene, allora lo sai." Draco era contento che l'oscurità della stanza impedisse a Potter di vedere il rossore sul suo viso, e anche che la sua voce suonasse perfettamente prosaica. "Cosa c'è da dire?"

"Pensavo – cioè, c'è – ehm, c'è qualcosa, uhm... oh, lascia perdere." Potter si distese di nuovo e, arreso, si girò dall'altra parte.

Draco rimase a guardarlo, osservando le spalle tese, provando la sua agitazione e confusione.

Draco sospirò. "Potter."

"Sì."

"Hai fatto dei sogni anche tu?"

Potter sospirò. "Sì."

"Da quanto tempo?"

"Qualche giorno. Non lo so, è difficile ricordare."

"Cosa hai sognato?"

"Cosa credi che abbia sognato? Quello che ha detto Madama Chips." L'infermiera li aveva informati con distacco clinico che potevano aspettarsi che le normali fantasie adolescenziali notturne diventassero sempre più specifiche e incentrate sull'altro, invece che su immagini, sensazioni o persone a caso.

Ci fu un lungo silenzio carico di tensione.

"Speravo proprio che non accadesse," disse debolmente Potter.

"Anche tu speravi in un Legame platonico?"

"Sì."

"Sapevi che non era probabile. Quasi impossibile. Non siamo fratelli, né amici di una vita."

Bond di Anna FugazziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora