Capitolo 7: 23 ottobre

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Giorno 25, venerdì

Draco stava sognando, e non voleva svegliarsi per nessuna ragione al mondo.

Ce ne sono stati così tanti di sogni come questo, pensò Draco confusamente. Così tanti sogni in cui finalmente riusciva a fare con Potter tutto quello che voleva, in cui non erano costretti a fermarsi per colpa delle sue sciocche obiezioni morali o della sua paura dell'intimità, o in qualunque modo lo stessero chiamando in quel momento. Sogni in cui c'era solo impulso e nessun controllo. Dove si toccavano e si abbracciavano e si accarezzavano e si scioglievano l'uno tra le braccia dell'altro e ansimavano insieme e – Oh, no, pensò disperatamente, ti prego non farmi svegliare–

Troppo tardi, ma non va poi così male, pensò stupefatto qualche momento più tardi, quando, svegliandosi da un sogno davvero bello, si ritrovò in una realtà ancora migliore. Perché Potter gli si era spalmato addosso e gli stava mormorando nell'orecchio con una voce roca e profonda.

"Uhn–" riuscì a dire Draco.

"Ho detto: se ti stai vendicando per l'altra mattina, hai vinto," disse Potter, esasperato, sollevandosi maldestramente su un gomito e appoggiando un po' bruscamente le mani sulle spalle di Draco. "Mi stai facendo perdere la testa, svegliati–"

"–sveglio," borbottò Draco, attirando Potter a sé. Rimase senza fiato quando sentì il calore duro dell'erezione di Potter a contatto con la sua, nulla che li separasse tranne un sottile strato di cotone. "Dio, se sono sveglio," prese un respiro tremolante quando Potter esitò per mezzo secondo, poi lo tirò a sé e fece aderire completamente i loro corpi, infilò una gamba in mezzo a quelle di Draco e gli passò un braccio intorno alla vita per tenerlo fermo.

Gemettero insieme nel sentire la pressione accumularsi, le dita di Potter premevano dolorosamente sulla schiena di Draco, e Draco premeva la bocca alla cieca contro il collo di Potter mentre l'uno spingeva contro l'altro, e Potter imprecava e Draco sentì la marea salire e trascinarlo via, e Potter era così incredibilmente caldo il suo collo sembrava fatto di seta sotto le labbra di Draco, e la mano di Potter si stava insinuando sotto la maglietta di Draco, le sue dita che lasciavano scie di calore, e entrambi erano arrivati così vicini all'orgasmo in così poco tempo – e poi all'improvviso Potter si immobilizzò e Draco sentì l'orgasmo di Potter trafiggere il corpo dell'altro, ancor prima di sentirlo pulsare addosso a lui, e poi Draco stava venendo così intensamente da avere la sensazione di essere dilaniato, ma nel modo più piacevole possibile.

Erano ancora stretti l'uno all'altro. Draco riusciva vagamente a sentire il cuore galoppante di Potter sopra il battito fragoroso del suo stesso cuore nelle orecchie. Poi lo attraversò un'ondata di spossatezza e le braccia di Potter rilassarono la loro stretta di ferro e Potter sospirò contro il collo di Draco, e Draco pensò che forse era quella la funzione della letargia dopo il sesso: non lasciare loro abbastanza energia da sentirsi in imbarazzo. Perché Potter ancora non aveva voluto che una cosa del genere accadesse, una cosa così simile al sesso vero e proprio, e quella mattina era successa. E Draco proprio non aveva voglia di affrontare un'altra delle crisi esistenziali di Potter in quel momento, ma quello andava bene, perché sembrava che Potter si stesse rimettendo a dormire.

Draco lasciò che la sua mente vagasse, notando in modo distratto che erano entrambi piuttosto umidi dopo lo sforzo fisico, e che gli andava benissimo. E che era troppo stanco per usare su di loro l'incantesimo per pulire le lenzuola, e neanche quello importava.

ooooooo

"Credi che abbiano ancora la colazione pronta nelle cucine?" chiese Potter molto tempo dopo.

"Se non c'è, puoi sempre arruffianarti Dobby."

Potter sorrise, mettendosi lentamente a sedere. "Allora. Rifacciamo quello che abbiamo fatto ieri?"

Bond di Anna FugazziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora