Giorno 23, mercoledì, continuato
"È impossibile. Loro sono impossibili," sentirono dire Piton diverse ore più tardi.
L'allegra comitiva si era di nuovo riunita per discutere il loro 'caso', ma Draco e Potter non erano stati invitati alla festa. Maggiorenni o no, gli altri avevano deciso che il Legame li aveva troppo confusi e che i due non erano in grado di prendere decisioni. Quindi avevano confiscato loro le bacchette, li avevano rimessi in sesto, e avevano dato loro Pozioni Calmanti. E quindi eccoli lì, a girarsi i pollici nel salottino fuori dell'ufficio di Silente mentre dentro gli adulti tenevano la discussione; Draco era seduto su un divano e Potter camminava su e giù per la stanza, ed entrambi cercavano di ignorare i ritratti che si muovevano da una cornice all'altra parlando di loro due in bisbigli.
"Malfoy," disse Potter, esitante, infrangendo il silenzio della stanza. Draco alzò gli occhi. "Siamo nei guai, non è vero?"
"Eccezionali capacità di osservazione, Potter," rispose Draco stancamente. "Cosa te l'ha fatto capire?" Lanciò una rapida occhiata al sangue che ancora macchiava la camicia bianca di Potter, sapendo che anche la sua era schizzata di sangue. Madama Chips, disgustata dal loro comportamento, non aveva dato loro il tempo di cambiarsi né di ripulirsi dopo aver guarito le loro ferite.
"Cosa–" Potter si interruppe e si schiarì la gola. "Cosa credi che decideranno?"
"Non ne ho idea."
"Io... io ho la sensazione che non mi piacerà."
"Dubito che invece a me piacerà," disse Draco. "Ma non credo che possano decidere alcunché. Siamo entrambi adulti."
"Forse non potranno costringerci a fare nulla, ma possono renderci le cose difficili se non ubbidiamo. Potremmo essere espulsi. Oppure disconosciuti o qualcosa del genere, nel tuo caso."
"Mio padre non mi disconoscerebbe mai."
"Davvero? Allora cosa potrebbe fare?"
Draco aggrottò la fronte.
"Malfoy... cosa potrebbe farti che ti fa avere così tanta paura di lui?" chiese Potter con voce esitante.
"Non ho paura di lui."
"Cazzate," rispose Potter bruscamente. "Ne hai eccome. Non sei per nulla preoccupato di quello che potrebbe fare Silente o chiunque altro nella scuola, ma sei terrorizzato dal fatto che tuo padre si trovi là dentro insieme a loro."
"Ora il Legame ti ha anche dato il dono della Legilimanzia? No? Allora non permetterti di dirmi quello che provo e perché."
"Non ho bisogno della Legilimanzia. Lo so quello che provi, è la stessa emozione che hai provato quel giorno in infermeria quando lo hai contraddetto in pubblico. Per poco non ti era preso un infarto."
"Eravamo stressati–"
"Non c'entra niente. Avevi paura di lui." Lo sguardo di Potter era diretto e irremovibile.
Draco si morse il labbro. Già, aveva capito da anni che i sentimenti che provava per suo padre, il suo rispetto e ammirazione e amore, erano anche tinti di una malsana dose di paura. Aveva notato che nessuno dei suoi amici sembrava provare nei confronti del proprio padre la stessa paura viscerale che lui provava nei confronti del suo. Forse loro non li minacciavano regolarmente di cacciarli dalla famiglia, o non ricordavano loro che non dimostrarsi all'altezza delle aspettative della famiglia avrebbe portato a una vita piena di infelicità, oppure non lanciavano loro fatture maligne come parte di una 'educazione disciplinata'.
Già, aveva paura di suo padre eccome, e ne aveva buoni motivi. Ma non l'avrebbe mai ammesso davanti a Potter, fra tutti.
D'altra parte, era stupido far finta che le parole di Potter non avessero fondamento. Perché aveva ragione; la presenza di Lucius in quell'ufficio lo stava terrorizzando. Non aveva idea di cosa gli avrebbe fatto suo padre, perché aveva ormai rinunciato da tempo a immaginare cosa gli sarebbe venuto in mente. A volte le sue peggiori paure impallidivano di fronte alla realtà.
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Bond di Anna Fugazzi
FanfictionL'ennesima storia in cui Harry e Draco sono costretti a stare insieme per cause al di fuori del loro controllo e poi succedono un sacco di cose che condurranno al Vero Amore. Perché ogni scrittore di H/D deve scriverne almeno una. Questa storia è st...