Capitolo 15: 21 gennaio - 23 gennaio

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Giorno 115, giovedì (continuato)

"Cosa? Chi–"

"Non lo so, non ne ho mai sentito parlare, ma mio padre l'ha trovato, in qualche modo. È stato arrestato e portato al Ministero per essere interrogato, ma domani verrà qui. Ci toglierà l'Incantesimo." Malfoy deglutì a fatica. "Saremo... saremo liberi."

Harry lo guardò a bocca aperta. "D-domani?"

"Sì."

Rimasero a fissarsi, e Harry pensò vagamente che non sarebbe stato in grado di descrivere ciò che entrambi stavano provando in quel momento, neanche se ci fossero state le loro vite in gioco.

"È... incredibile," disse, come intontito.

"Già." Malfoy abbassò gli occhi, e Harry si rese conto che stava tremando, coi nervi a fior di pelle. Tutti e due stavano tremando. Toccò la spalla di Malfoy, incerto sul motivo per cui lo stava facendo – per chiedergli come stesse, o per festeggiare, o per confortarlo o per essere confortato o non lo sapeva – ma decise che non aveva importanza quando Malfoy accorse senza esitare tra le sue braccia, stringendolo per un lungo momento, e poi si tirò un po' indietro con un debole sorriso. "Sembra che tu ti senta come mi sentivo io cinque minuti fa," disse con la voce un po' incerta.

Harry deglutì. "Allora... cos'è successo?"

"Non so altro. Solo che il suo nome è Parnassus McKay, che non mi dice niente. Non l'ho riconosciuto come Mangiamorte, ma non li conosco tutti–" Malfoy chiuse bruscamente la bocca, irrigidendosi leggermente, attraversato da un'improvvisa ondata di allarme. Harry inspirò bruscamente.

"No, non – non bloccarmi già fuori–" disse in fretta, col cuore che gli sprofondava in petto.

Malfoy gli lanciò uno sguardo intenso, ma prese un respiro profondo e si rilassò visibilmente, appoggiando la fronte su quella di Harry, e i due ricaddero nel silenzio.

Libero, pensò Harry, ancora molto sorpreso. Niente più Legame. Niente più vicinanza forzata, niente più tempo da trascorrere in compagnia dei Serpeverde, niente più lontananza dai suoi amici e dalla sua Casa, niente più silenzi imbarazzati ogni volta che si iniziava a parlare di politica. Niente più paura assillante di farsi male se fosse successo qualcosa a Malfoy, niente più tentativi di far funzionare qualcosa quando le possibilità di farcela erano decisamente a loro sfavore...

Libero di andare dove voleva. Libero di giocare a Quidditch, di passare del tempo coi suoi amici, di pensare a diventare un Auror, di prendere un appartamento con Ron senza preoccuparsi di cosa ne avrebbe pensato Malfoy. Libero di essere di nuovo un diciassettenne single.

Libero.

"Ora che facciamo?" disse Harry a bassa voce quando riuscì e pensare di nuovo in maniera semi-coerente.

"Non lo so," rispose Malfoy, con voce altrettanto bassa. "Torniamo là dentro e spieghiamo quello che è successo, immagino. Sei pronto a tornare?"

Harry annuì passivamente.

"E poi... dopo di quello, immagino... immagino che dovremmo prepararci, o qualcosa del genere – non so come, a dire il vero, ma..."

Harry scosse la testa, sentendosi ancora in preda alle vertigini mentre tornavano in Sala Grande.

"Cosa c'è?" chiese la Parkinson quando si riunirono al gruppo di studio. "Qual era il messaggio di tuo padre?"

I due si scambiarono un'occhiata incerta, poi si rivolsero di nuovo al gruppo.

Bond di Anna FugazziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora